Chi è il nuovo inviato speciale in Libia

Il diplomatico algerino Ramtane Lamamra è il quinto rappresentante Onu a Tangeri

Il diplomatico algerino Ramtane Lamamra è stato scelto segretario generale dell’Onu Antonio Guterres come nuovo inviato speciale del Palazzo di Vetro in Libia, dopo le dimissioni di Ghassan Salamé. Lamamra, classe 1952, proviene da una lunga carriera ed esperienza nella regione: è stato ministro degli Esteri in Algeria dal 2013 al 2017 e nel marzo dell’anno scorso, quando è stato richiamato come figura chiave per aiutare la transizione del Paese dopo le proteste che hanno portato alle dimissioni dello storico presidente Abdelaziz Bouteflika. Dal 2008 al 2013 aveva poi ricoperto il ruolo di Commissario dell’Unione Africana per la Pace e la Sicurezza. Il diplomatico è stato stato anche presidente del Board of Governors dell’International Atomic Energy Agency dal 1992 al 1993 e ambasciatore all’Onu e negli Stati Uniti.

Nonostante l’Algeria condivida oltre mille chilometri di confine con la Libia, è diventata un attore chiave nella questione libica solo nel dicembre 2019, quando il Consiglio supremo di sicurezza ha stabilito che il Paese sarebbe tornato a svolgere un ruolo nelle questioni internazionali. Durante la lunghissima presidenza di Abdelaziz Bouteflika l’Algeria aveva infatti optato per l’isolamento e si era allontanata dalle questioni regionali e internazionali. Africa Rivista riporta le aspettative intorno alla figura di Lamamra riferite da autorevoli fonti diplomatiche Onu. Il suo mandato avrà principalmente due obiettivi: fare in modo che la tregua negoziata a Berlino venga davvero applicata, e convincere Haftar a sedersi al tavolo delle trattative per trovare una soluzione politica condivisa sul futuro del Paese. In effetti, la visita del generale a Parigi è stata letta alle Nazioni Uniti come il possibile segnale che il presidente Emmanuel Macron lo stia spingendo in questa direzione. Francia e Russia sono infatti considerate le principali alleate di Haftar: il loro comportamento rappresenta la chiave per la ripresa del negoziato e il successo della missione di Lamamra.

Le dimissioni di Salamè, secondo l’Ispi, sono state l’ennesimo segnale “del fatto che le fragili speranze riposte nella Conferenza di Berlino si stanno rapidamente sgretolando”. “Un segnale d’allarme per il sistema ONU – continua l’Istituto per gli studi di politica internazionale – che in Medio Oriente nell’ultimo decennio ha collezionato una serie ininterrotta di fallimenti, dallo Yemen alla Siria e, ovviamente, in Libia”. In Libia si sono avvicendati dal 2011cinque inviati speciali. Tutti si sono dimessi in breve tempo senza essere riusciti a portare a significativi passi verso risoluzioni politiche. Il primo inviato è stato l’inglese Ian Martin, in carica dal settembre 2011 al settembre 2012. Dopo di lui il libanese Tarek Mitri è stato attivo fino all’agosto 2014, quando venne sostituito dallo spagnolo Bernardino León. Nel novembre 2015 alla guida è arrivato il tedesco Martin Kobler, sostituito nel giungo 2017 da Ghassan Salamé. L’inviato speciale è alla guida della missione delle Nazioni Unite Unsmil (missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia), nata nel 2011 con lo scopo principale di sostenere le autorità di transizione libica nella creazione di istituzioni democratiche.

di Red/Al.Pi.

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