Mi ricordo di Patrick Zaky

E' stato arrestato il 7 febbraio all’aeroporto del Cairo. E' in carcere da più di due mesi e l’udienza sulla custodia cautelare è stata rinviata per la sesta volta

di Teresa Di Mauro

Ve lo ricordate Patrick Zaky, lo studente egiziano iscritto ad un Master in studi di genere all’università di Bologna? In questo momento avrebbe dovuto trovarsi anche lui, come milioni di altri studenti nel mondo, a seguire le lezioni online organizzate dalla sua università, magari da casa insieme alla sua famiglia o a Bologna, città che ha scelto per i suoi studi. Invece, è in carcere da più di due mesi e l’udienza sulla custodia cautelare fissata per il 21 aprile è stata rinviata per la sesta volta.

Patrick è stato arrestato il 7 febbraio all’aeroporto del Cairo, ignaro del mandato di cattura emesso contro di lui già nel 2019. Poi, per un giorno, non si è saputo più nulla. Secondo quanto riporta l’Eipr (Egyptian Initiative for Personal rights), la ONG a cui Patrick fa capo, in quelle ore è stato picchiato, sottoposto ad elettroshock, minacciato ed interrogato sul suo lavoro ed il suo attivismo. Fatti che, la Procura di Mansoura ha smentito, invitando i media a seguire la versione ufficiale. Le gravi accuse imputategli sono quelle di: “diffusione di notizie false, incitazione a proteste, tentativo di rovesciare il regime, uso dei social media per danneggiare la sicurezza nazionale, propaganda per i gruppi terroristici e uso della violenza”. Dopo aver trascorso circa un mese nel carcere di Mansoura, a 120 chilometri dalla capitale, Patrick è stato trasferito nel centro di detenzione di Tora, dove ha ricevuto l’ultima visita dai genitori, il 9 Marzo. Il giorno seguente, a causa dell’emergenza coronavirus, le visite sono state sospese.

Il ministro degli Esteri Di Maio ha sottolineato l’impegno nel seguire tutti i passaggi del processo, ma ha definito imprescindibile una relazione con l’Egitto e quindi, il mantenimento dell’ambasciatore italiano, se si vogliono difendere i diritti umani e si vuole la verità su Giulio Regeni. Di queste parole, non è convinta però, la mamma di Giulio che ricorda quelle che, il partito di Di Maio aveva espresso subito dopo la morte del figlio, nel Marzo 2016: «L’auspicio è che il governo italiano si faccia sentire interrompendo ogni relazione col Cairo, a partire dall’immediato ritiro del nostro ambasciatore. La vita di qualsiasi cittadino italiano vale più di ogni altro interesse economico».

Dall’UE, poche settimane dopo l’arresto, ha posto l’attenzione sulla vicenda David Sassoli, il presidente del Parlamento Europeo, il quale ha rivolto un severo monito alle autorità egiziane chiedendo loro l’immediato rilascio dello studente e sottolineando come i rapporti tra Unione Europea e Paesi terzi siano condizionati dal rispetto dei diritti umani e civili.

Le sue parole però, hanno trovato un duro riscontro da parte del presidente della Camera dei deputati egiziana, Ali Abdel Aal che, come riporta ‘Il Fatto Quotidiano’, ha definito le dichiarazioni di Sassoli ‘interferenze inaccettabili negli affari interni […] che non incoraggiano il dialogo tra le due istituzioni parlamentari”. Aggiungendo inoltre, come Patrick goda di “ pieni diritti, come gli altri arrestati, senza discriminazioni”.

Dalle Nazioni Unite invece, si è espresso recentemente Rupert Colville, portavoce dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, che ha esortato il governo egiziano a seguire l’esempio di altri Stati nel mondo, rilasciando i condannati per reati non violenti, coloro che sono in custodia cautelare, i detenuti amministrativi e coloro che sono detenuti arbitrariamente a causa del loro lavoro politico o per i diritti umani. Colville si è inoltre espresso preoccupato per il sovraffolamento delle prigioni in Egitto e per il rischio di una rapida diffusione del virus tra gli oltre 114.000 detenuti del paese. In questa situazione, la salute di Patrick è doppiamente a rischio, poiché asmatico. “Tutto ciò che chiediamo in questi tempi incerti è di sentire la sua voce solo per assicurarci che stia bene e che sia al sicuro” hanno dichiarato i genitori di Patrick.

Per il momento, queste dichiarazioni si sono tradotte in un nulla di fatto per Patrick, la cui vicenda è oscurata dall’emergenza coronavirus ed il cui giudizio rimane ancora sospeso.

#NoiRestiamoaCasa

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