Le voci del pacifismo italiano -1

La prima puntata di una ricerca di Francesco Pugliese

Pubblichiamo da oggi a puntate un saggio di F. Pugliese dal titolo “Voci e iniziative del pacifismo italiano” come contributo alla conoscenza di chi, in Italia, si batte contro la logica della guerra. Buona lettura

di Francesco Pugliese

1.Il pacifismo c’è

Tante voci contro la guerra. Tante iniziative e piazze di pace. Tante attività per accogliere e soccorrere chi fuggiva dalla guerra. Per sostenere oppositori e obiettori. Voci di resistenza alla guerra. Voci e iniziative del pacifismo italiano.

Non si può però parlare di vero e proprio movimento; non nelle forme e nelle dimensioni viste in passato: negli anni ’50 contro l’atomica, negli anni ’60 contro la guerra nel Vietnam e la guerra fredda, negli anni ’80 contro gli euromissili dell’Est e dell’Ovest, SS20 e Cruise; negli anni ’90 contro le guerre nel Golfo e nella ex Jugoslavia, nel 2002/2003 contro l’attacco Usa all’Iraq.

Così non solo in Italia: sono lontani i tempi del pacifismo terza superpotenza mondiale. Sarebbe necessario e fondamentale in questi bui momenti per l’umanità: cresce il rischio atomico e la logica delle armi e degli imperi guadagna terreno e adepti ogni giorno. La china sembra inarrestabile.

In Italia rimane attivo un significativo pacifismo tenuto in piedi da tanti coerenti soggetti individuali e collettivi. Ha subito criticato e contestato la strada della guerra e dell’invio da parte del governo italiano delle armi al governo ucraino. Ha condannato convinto l’aggressione di Putin e ha solidarizzato col popolo ucraino aggredito. Ha cercato di ragionare e analizzare le cause del conflitto e gli interessi in gioco. E di proporre soluzioni altre.

Così organizzazioni e associazioni storiche, laiche e cattoliche, come Emergency, Movimento Nonviolento, Tavola della pace di Perugia, Pax Christi, Peacelink, Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, Arci, Acli, Centro di ricerca per la pace di Viterbo, Rete italiana disarmo, Anpi, Centro studi Sereno Regis di Torino, Costituente Terra, Casa della pace di Vicenza, il Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale di Bologna e tanti altri.

Così tanti intellettuali, anche accademici, Luciano Canfora, Carlo Rovelli, Raniero La Valle, Angelo D’Orsi, Alessandro Orsini, Donatella Di Cesare, Massimo Cacciari.

Così i giornali che hanno offerto informazione critica, Mosaico di Pace, Azione nonviolenta, QualeVita. Tutta schierata, da subito, con le decisioni del governo Draghi (euroatlantiche) la stampa quotidiana a parte Avvenire, il Fatto Quotidiano, il Manifesto.

La galassia del pacifismo ha contestato e sottoposto a critica quanti hanno sostenuto queste politiche dentro e fuori del Parlamento. Ha difeso le ragioni delle Nazioni Unite (quando nessuno l’ha fatto) e il diritto internazionale vigente (non le ragioni degli imperi). Ha posto domande ineludibili (ma eluse): quali le conseguenze economiche? Chi pagherà il prezzo? Quale l’impatto sull’ambiente, sulla spaventosa crisi ecoclimatica in atto? Quanti i morti, le stragi, gli orrori? Si è fatto tutto il possibile per prevenire il conflitto in Ucraina?

Tempi di fortissima propaganda bellicista, in un clima di attacco al dissenso e alle ragioni dei contrari. Censure ed emarginazione dei dissenzienti (anche insulti), in tv e sui media. Attacchi ai pacifisti. Tutti etichettati come putiniani. La prima vittima in Italia è stata davvero l’informazione critica, soprattutto su tv e giornali.

Considerevole la presenza e il contributo del pacifismo cattolico con le storiche organizzazioni impegnate sul fronte della pace come Pax Christi, Acli e tante altre. Fermo e attivo lavoro di contrasto alla guerra di Papa Francesco, però non molto seguito nella diffusa realtà delle parrocchie, come ha osservato la stesso Alex Zanotelli: “Stavolta in primis religiosi e religiose devono essere i primi per strada, partecipare. Il fatto è che la sensibilità di papa Francesco non è ancora passata nelle comunità cristiane… A volte mi arrabbio con le comunità cristiane perché più che un Papa abbiamo un profeta che sta camminando col Vangelo in mano eppure tutto ciò non sta passando nelle comunità” (AdnKronos, settembre 2022).

Nessun supporto al pacifismo dal Partito democratico (Pd), partito in parte erede del pacifismo della sinistra: in imbarazzo e bloccato dopo il voto al sostegno militare e all’invio delle armi all’Ucraina. Eppure la lotta per la pace è stata una delle ragioni fondanti del movimento operaio e socialista italiano; anche se i partiti di riferimento non sempre hanno sostenuto queste ragioni e non sono mancati spaccature, ripensamenti, passi indietro. La sinistra votò convinta l’art. 11 della Costituzione nel 1947 e sostenne la lotta contro l’atomica negli anni ’50; “Prima di tutto la pace” era sua bussola fino agli anni ’80 del ‘900. Poi le cose cambiano e abbiamo avuto i bombardamenti su Belgrado, il Kosovo.

2.Politica e governo si adeguano

Il governo Draghi emana l’invio delle armi col decreto legge n. 16 del 28 febbraio 2022 e chiede via libera del Parlamento: il Senato il 2 marzo 2022 approva all’unanimità (quasi) l’invio delle armi in Ucraina (244 sì, 13 no e 3 astenuti); unanimità come nemmeno nei giorni della pandemia. Nessuna discussione, nessun dissenso; un blocco compatto che non si pone nessuna domanda, a parte quella del segretario del PD Enrico Letta “Tutti ci stiamo interrogando: ma Putin è sano di mente?”. Anche alla Camera è quasi unanimità il 14 marzo.

Ma nella società civile c’è tutt’altro che unanimità: c’è preoccupazione diffusa. La scelta non è per niente discussa in Parlamento, tanti i rischi e le conseguenze: siamo in guerra? E’ rispettato l’articolo 11 della Costituzione. E la carta Onu? Quale trattato ci chiede il sostegno militare?

La politica governativa e parlamentare rimane ancora bloccata sulla decisione del governo di inviare armi (nessun ripensamento a parte quello del Movimento 5Stelle); peraltro un invio in gran segreto, al contrario di altri importanti Paesi europei.

Eppure l’Italia poteva avere un ruolo significativo, dare un contributo importante per soluzioni politiche e negoziali: qui il modello Alto Adige riconosciuto come modello di risoluzione di questioni complesse non poco, ha l’articolo 11 che la obbliga a cercare e proporre vie di pace, qui la sede del Vaticano mai come ora impegnato anche sul fronte dei negoziati e della diplomazia.

Comincia l’escalation delle armi, la consegna dei carri armati tedeschi, i Leopard, poi gli Abrams, poi armi all’uranio impoverito, poi le bombe a grappolo, poi gli Atacms (missili a lungo raggio). Si parla di uso dell’atomica, come mai prima (seppur tattica, per addolcire).

Felici i produttori e i commercianti di armi, ovunque. Miliardi a palate. Il Sipri di Stoccolma fa sapere che c’è il nuovo record della spesa militare nel mondo: siamo a 2240 miliardi di dollari nel 2022 (più 3,7% rispetto al 2021). Quanti gli esseri umani, i bambini che si potrebbero sfamare e non morire di fame o di sete, quanti ospedali e cure, quante scuole, quante cure per l’ambiente? Solo l’Italia spende 68

milioni al giorno! Ma c’è chi ne chiede di più, si deve arrivare al 2% del Pil (vertice Nato, Galles, 2014); la Germania nel giugno 2022 annuncia 100 miliardi di spese militare nei prossimi anni e allo scopo, modifica pure la Costituzione ed è favorevole il 78% della popolazione, secondo Der Spiegel.

Un’altra gigantesca corsa al riarmo

Non molte le voci a dire basta. Non manca quella del Papa: “è uno scandalo destinare gran parte della spesa alle armi. Sono pazzi!”. Eppure tanti di coloro che decidono tutto questo sono cristiani, cattolici, credenti.

L’articolo 11 della Costituzione italiana è nuovamente aggirato. Un dettato costituzionale costato lacrime e sangue, purtroppo però gravemente e più volte manomesso dai governanti italiani a partire dagli anni ’90 del secolo scorso. Contemporanea alla tendenza internazionale ad indebolire l’Onu e cancellare il divieto della guerra contenuto nella sua Carta con gli Stati a riprendersi quel diritto di fare la guerra come intangibile diritto naturale vigente nel diritto internazionale pre-Onu. E quindi il terribile progetto della rilegittimazione della guerra quale strumento per la risoluzione di conflitti e controversie quindi rimuovere la ripulsa anche morale della guerra nell’opinione pubblica.

Eppure nel Paese è presente una maggioranza che non comprende i motivi dell’invio di armi all’Ucraina; sì solidarietà, ma non armi. Rischi troppo grandi di progressivo maggior impegno e coinvolgimento totale in una guerra ogni giorno più cruenta, più disastrosa, più estesa e più a rischio di escalation e corsa verso l’abisso dello scontro atomico.

Tra le voci contro l’incombente carneficina l’11 marzo 2022 quella del Rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tomaso Montanari: “Arrivati a questo punto, l’unica posizione morale per noi occidentali è la più forte pressione possibile per un cessate il fuoco immediato, per un tavolo della pace dove l’Ucraina e la Russia trovino un accordo. Un accordo che sarebbe comunque meglio della continuazione di questa carneficina senza senso. Soffiare sul fuoco della Resistenza ucraina significa mettere nel conto migliaia (e in prospettiva centinaia di migliaia) di morti di resistenti ucraini: e significa sperare di mettere Putin nell’angolo, il che potrebbe avere esiti dirompenti per l’Ucraina stessa. Non è realismo: è avventurismo con la pelle degli altri. Oppure, ancora peggio, è un diverso, cinico, realismo: quello di chi si augura che l’Ucraina diventi una sorta di Afghanistan in cui intrappolare Putin. Un esito forse desiderato in qualche cancelleria occidentale: ma il cui prezzo in vite umane sarebbe spaventoso, e i cui rischi sistemici incalcolabili…” (il Fatto Quotidiano, 11.III.2022)

L’invio delle armi è contrario all’articolo 11 della Costituzione per costituzionalisti come Gaetano Azzariti, o Michele Ainis, che spiega: “L’invio delle armi all’Ucraina è contrario alla Costituzione… L’articolo 52 parla di difesa, così come l’articolo 11 ammette solo la guerra difensiva. Sono due articoli che fanno sistema. E si riferiscono alla nostra patria, non a quella altrui. I costituenti si riferivano all’invasione del nostro territorio. Altrimenti ogni volta che uno Stato ne aggredisce un altro (e nelle guerre succede quasi sempre) dovremmo intervenire per obbligo costituzionale…” (il Fatto Quotidiano, 4.IV.2022)

Non solo, è aggirata anche la legge 185/1990 che vieta esportazioni di armi a Paesi in guerra (per la quale tanto si era battuto il vescovo pacifista don Tonino Bello).

3. Attacco al dissenso

Giorni difficili per chi legittimamente aveva dubbi, perplessità, obiezioni e dissenso verso questa linea. In Italia spopolano i guerrafondai da talk show. Bisogna inviare armi, sono necessarie. La pratica del ragionamento non serve, è obsoleta, basta schierarsi. E trovare il modo di attaccare i pacifisti o l’intellettuale che prova a ragionare, a farsi domande. Non contano i loro argomenti. Sbagliano sempre, per definizione; solo per il fatto di esistere e di dissentire dalla narrazione dominante. Bersaglio preferito, come già tante volte in passato; copione già visto, ma stavolta pure più cattivo e intollerante. L’accusa principe è l’essere putiniani (quelli storici, veri, sono stati tollerati) o l’essere filo quì, filo là. Ieri filo Urss, filo Saddam, filo Milosevic, oggi filo Putin. Nessuno ha mai risposto alle domande. Attacchi, censure, bavagli. Si nega finanche il diritto di parola a intellettuali non intruppati, per esempio Canfora, Orsini, Rovelli, perché non esperti di guerra. Anche il Papa è accantonato, spesso nascosto proprio, anche attaccato; i suoi appelli per la pace non sono più da prima pagina.

Undici noti inviati di guerra protestano e firmano un appello contro la narrazione schierata: “Siamo inondati di notizie, ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi, buonissimi e cattivissimi. Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, corresponsabile dei massacri in Ucraina. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo…” (Travaglio, 2023, pag. 189)

Tutto assomiglia, sinistramente, a quell’”obnubilamento generale dell’intelligenza” di cui parlò il Nobel Romain Rolland, sempre coerente oppositore della carneficina europea del ’14-18. Ma la pace, il pensiero critico, il no alla guerra non dovrebbero essere il perno dei valori occidentali? Ma se a ogni problema si impone sempre la soluzione guerra e armi, il primo fallimento non è quello della testa dei fautori?

E se il pacifismo è velleitario, ininfluente, poca cosa, perché sempre è subito attaccato, censurato, oscurato e denigrato? E non solo dai guerrafondai più incalliti e di professione?

Nico Piro, un inviato Rai denuncia “Ogni volta che sui social provo a ragionare sulla pace e sulla guerra come ‘non soluzione’ vengo attaccato da profili molto strani…cerco di spiegare come le tesi che si discostano dal pensiero unico bellicista vengono additate come putiniane… E’ in corso in Italia la delegittimazione di chiunque parli di pace, tema a cui è stato tolto il diritto di cittadinanza…” (il Fatto Quotidiano, 15 giugno 2022).

Nel Paese si tocca l’assurdo: è annullato un corso dello scrittore Paolo Nori su Dostojeskiy alla università Bicocca di Milano, il fisico Rovelli è zittito, censurato il giornalista Marc Innaro, corrispondente Rai da Mosca; alla Scala è cancellata l’esibizione di Valery Gergiev.

Il fondatore e direttore dell’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, Raffaele Crocco, inviato di guerra, interviene il 2 marzo 2022: “Se ragioniamo – e vogliamo farlo – da costruttori di pace, non possiamo cedere alla tentazione delle soluzioni facili, approssimative e, soprattutto, ingiuste…Così, una volta in più, pensiamo di risolvere il problema della guerra armando la gente, persino i civili…L’operazione che come Italia e come Europa stiamo facendo sa di truffa. La scelta di dare armi agli ucraini nasconde gli anni della nostra indifferenza rispetto ai problemi di quel

Paese. Ci puliamo la coscienza. La guerra, questa guerra, poteva essere fermata nel 2014, quando lo scontro nel Paese, diventato guerra aperta con 15 mila morti nel Donbass, è stato trattato come “problema interno” da tutti i Paesi del mondo. Abbiamo giocato su due tavoli, sempre, a cavallo fra le esigenze di Kiev e gli affari con Mosca, senza scegliere, senza ribadire principi e diritto, solo facendo business e pensando di tenere tutti buoni…Il Mondo, dopo questa guerra, a prescindere da come finirà, rischia di essere più armato e più diseguale. C’è un solo modo per avere la pace: disarmarci, smetterla di minacciarci brandendo cannoni, aerei e bombe atomiche. Gli ucraini dobbiamo aiutarli, ora e subito, a rimanere vivi e in una terra davvero loro. E questo aiuto può venire solo da una comunità mondiale compatta, libera, democratica e uguale, una comunità umana certa dei diritti di tutti”.

Enrico Peyretti, storico intellettuale pacifista: “Ogni guerra è intollerabile nemica della vita, di tutti, anche di chi la fa. Non c’è più nessuna guerra giusta…La vittoria militare non porta diritto e giustizia, ma solo premia la maggiore violenza. Nessuna vittoria militare merita il prezzo del sangue umano, e delle sofferenze dei popoli…Disobbedire può costare qualche vita, ma con vero onore, mentre la guerra è sempre disonore. Non gli zar e i Napoleoni, ma Tolstoj e Gandhi sono i maestri della politica necessaria oggi…”. Ma la cultura guerresca, anche sotto mentite spoglie, sgomita ed ha mezzi di pressione enormi.

Ciò malgrado l’impegno improbo dei pacifisti continua, altrettanto la solidarietà non armata al popolo ucraino.

4. Solidarietà e sostegno agli obiettori

E’ stata ampia e profonda in Italia la solidarietà con il popolo ucraino aggredito dalla Russia. Si espresse in modi variegati, accoglienza profughi, grandi raccolte di viveri, medicinali, attrezzature civili, cure mediche. Non solo dal mondo del pacifismo. Accogliere, soccorrere, solidarizzare e curare chi ne ha bisogno sono dimensioni di umanità oltreché del pacifismo. Entrambe dimensioni contrarie della guerra e cioè distruzioni, fame, feriti, morti, massacri. Anche un tozzo di pane è pacifismo. Oltre 200 mila gli ucraini in fuga dalla guerra accolti in Italia, di cui 50 mila minori; l’intera Ue, secondo Eurostat, ne accoglie 4,2 milioni, sulla base della Direttiva n. 55/201 (l’Ucraina ha una popolazione di 42 milioni di abitanti). Una infinità di persone, di associazioni, di enti pubblici impegnati in un moto di solidarietà e aiuti concreti sicuramente straordinari.

Consistente e importante inoltre la multiforme solidarietà con obiettori e pacifisti russi, ucraini, bielorussi; ed il sostegno alla resistenza nonviolenta, soprattutto ad opera del Movimento Nonviolento e di Un Ponte per…, ma non solo.

In aprile prima Carovana in Ucraina per portare aiuti e messaggi di pace da Stop the War Now (oltre 170 associazioni); altre nei mesi successivi a Odessa e Mykolaiv per aiutare centinaia di persone in fuga dalla guerra.

Dal 26 settembre al 3 ottobre nuova Carovana di pace del Movimento Nonviolento per incontrare studenti, obiettori di coscienza ed esponenti del Movimento pacifista ucraino. Che tiene relazioni e contatti di sostegno anche con i pacifisti e gli obiettori russi. Chiede all’UE e agli stati europei di offrire loro protezione ed asilo.

Varie in Ucraina anche le missioni di pace e solidarietà del Mean, Movimento europeo di azione non violenta, un coordinamento di decine di associazioni laiche e cattoliche (tra essi anche i Focolarini). A Leopoli nell’ottobre 2022 anche con una delegazione di sindaci per un forum coi colleghi ucraini, sulle orme di Giorgio La Pira, il sindaco di Firenze che negli anni sessanta del ‘900 aprì la strada ad un

maggior impegno dei sindaci e delle città per la pace. Vania Trolese la vicesindaca di Camponogara, Comune che fa parte dell’associazione “Mayors for Peace” fondata a Hiroshima, ha detto: “non basta semplicemente mandare beni per fronteggiare l’emergenza. Occorre conoscere e stringere relazioni. Un gemellaggio è anche l’occasione per cercare quell’Europa di pace che volevano a Ventotene le nostre madri e i nostri padri fondatori”. (Avvenire, 26.X’22)

Il 1° dicembre 2022 Giornata dei prigionieri per la pace promossa dalla WRI, la War Resisters’ International, la più antica organizzazione pacifista con sede a Londra. Il Movimento degli obiettori di coscienza russi denuncia la repressione in Russia: centinaia le persone incarcerate per essersi espressi o manifestato contro la guerra. Tra essi: Aleksey Gorinov, Petr Mylnikov, Dmitry Ivanov, Mariia Ponomarenko (giornalista), Sasha Skochilenko (musicista), Olga Smirnova (attivista del gruppo Peaceful Resistance di San Pietroburgo). Migliaia sono finiti in galera 14 mila solo nei primi giorni di guerra.

Il 22 febbraio 2023 il Movimento Nonviolento invita e ospita in Italia nell’ambito della mobilitazione “Europe for Peace” e della Campagna internazionale Object War Campaign! tre esponenti dell’opposizione alla guerra in Russia, Bielorussia e Ucraina e cioè Darya Berg (Go by the forest), Olga Karach (Our house) e Kateryna Lanko (Pacifist Movement). Vari gli appuntamenti in Italia fino al 26 febbraio a Roma, Verona, Modena, Ferrara, Milano, Brescia. Una Campagna a sostegno degli obiettori e dei disertori e con la richiesta dell’apertura delle frontiere per garantire protezione e asilo. “La nostra vicinanza – scrive il Movimento Nonviolento – a chi ha scelto la nonviolenza, si manifesta concretamente con il sostegno legale che offriamo agli obiettori di coscienza sotto processo. I nonviolenti russi e ucraini sono le uniche voci delle due parti che stanno dialogando tra di loro, che creano un ponte su cui può transitare la pace, che lavorano per la crescita della nonviolenza organizzata…”.

5. Appelli, proposte

Si susseguono gli appelli, le prese di posizione, le condanne di Putin. Ai Governi si chiede di operare per far cessare la guerra e promuovere iniziative di pace. Al presidente del consiglio Draghi si rivolge l’Università della pace di Ancona: “Impedire nel nostro continente una nuova tragedia ed una insensata carneficina. Dalle macerie delle guerre il mondo si è trovato sempre più insicuro ed ingiusto”.

Pax Christi, Acli, Azione cattolica, Focolarini, Comunità Papa Giovanni XXIII: “I popoli del nostro Pianeta hanno un sacro diritto alla pace (Assemblea Onu, 12 novembre 1984). L’Italia dica no alla guerra e alle armi nucleari. Adesso. Siamo impegnati in tanti appelli e iniziative per la pace, per dire no alla guerra, nella condanna dell’invasione russa e nell’attivarsi per il pieno soccorso umanitario e l’accoglienza della popolazione ucraina… Ci appelliamo al Governo e al Parlamento perché adesso dicano no alle bombe nucleari sul nostro territorio, a Ghedi e ad Aviano…”.

Innumerevoli gli appelli e accorate parole di Papa Francesco, in moltissime occasioni (molti sono raccolti nel volume “Contro la guerra”, cfr. bibliografia). Mai così un Papa. Intensa anche la concreta attività e le iniziative diplomatiche (ancora in corso) per sostenere l’avvio di un negoziato e favorire una soluzione diplomatica e pacifica, per il cessate il fuoco.

Padre Alex Zanotelli (missionario comboniano, per molti anni nell’inferno di Korogocho, in Kenya), una delle figure del pacifismo e della nonviolenza cristiana

più instancabili e coerenti, prova a scuotere con un intervento pubblicato sul Manifesto del 3 marzo 2022, “In piedi per costruire la pace”, “Sono in digiuno per la pace, contro la guerra. Che è orrore, come ogni guerra, ma questa non è mai stata così vicina, con morte, distruzione, macerie, vittime innocenti, un’umanità in fuga. E’ la conseguenza della nostra follia, quella di Putin sotto gli occhi di tutti. Sotto gli occhi di tutti nell’attaccare l’Ucraina e mettere a repentaglio tante vite di civili. Ma anche della follia della Nato che continua a giocare con il fuoco. Non dovevano forse gli Usa-Nato già dal 2014 convocare un tavolo di trattative per il rispetto degli accordi di Minsk sottoscritti per fermare una guerra civile durata 8 anni, anticamera di questa che rischia di precipitare in un confronto mondiale?…Altro che Europa della pace. Diventeremo il continente più militarizzato….Lo scopo delle armi è quello di difendere lo stile di vita del 10% della popolazione mondiale che consuma il 90% dei beni prodotti. A pagarne le spese sono miliardi di impoveriti e lo stesso Pianeta che non sopporta più l’Homo Sapiens diventato Homo Demens…Non possiamo restare indifferenti, paralizzati a casa davanti ad uno schermo, dobbiamo esporci, scendere in piazza per dire No a questa barbarie. Ha ragione Papa Francesco, quando ci dice che oggi con le armi batteriologiche, chimiche e nucleari che abbiamo ‘ non ci può essere una guerra giusta. Mai più guerra’ e ad ogni balcone mettiamo la bandiera della pace: mandiamo questo segnale a chi scende in piazza contro la guerra in Russia…Scendiamo tutti per strada…per esigere che il governo rispetti la Costituzione che ripudia la guerra. E’ questione di vita o di morte per noi e per il Pianeta. Non c’è più tempo”.

Il 1° maggio 2022 un appello al popolo russo è rivolto dalla coalizione Stopthewarnow: “Ci rivolgiamo a voi, cittadine e cittadini di Russia, affinchè chiediate al vostro Governo di porre fine a questa ‘operazione militare speciale’ che causa morte, sofferenze e distruzioni. Gli ucraini sono vostri fratelli, sono nostri fratelli come anche voi lo siete per noi. Queste violenze stanno colpendo soprattutto i civili ed è per questo che ci rivolgiamo alla società civile. Riprendete, riprendiamo in mano il destino della nostra storia e chiediamo di fermare ogni forma di violenza. Ve lo chiediamo in ginocchio a nome delle vittime: pretendete dal vostro Governo la fine della guerra! Pace”. Siamo una coalizione di organismi attivi per la pace: “Dallo scoppio del conflitto in Ucraina siamo al fianco della popolazione vittima della guerra per sostenerla ed essere portavoce di dialogo e di pace tra il popolo russo e ucraino.

Crediamo fermamente che l’umanità non si possa abituare alla guerra, all’incessante bombardamento dei civili, alla costrizione di persone inermi al freddo, alla sete, alla violenza. Perché nessuno, neanche le persone più ricche e potenti del mondo, hanno il diritto di fare la guerra. Chiediamo che si proclami immediatamente il cessate il fuoco, che si dia spazio alla diplomazia internazionale per la risoluzione della controversia e che si consenta alle organizzazioni umanitarie internazionali di intervenire”. (wwwstopthewarnow.eu)

Innumerevoli gli appelli e accorate parole accorate di Papa Francesco, in moltissime occasioni (molti sono raccolti nel volume “Contro la guerra”, vedi in bibliografia). Mai così un Papa. Intensa anche la concreta attività e le iniziative diplomatiche (ancora in corso) per sostenere l’avvio di un negoziato e favorire una soluzione diplomatica e pacifica, per la cessazione del fuoco.

Il 2 marzo 2022 promuove la Giornata di digiuno per la pace: guerra chiama guerra, violenza chiama violenza. “Tacciano le armi, chi fa la guerra dimentica l’umanità”.

Per la Pasqua del 2022 invita ad una tregua pasquale dei combattimenti, ma non è ascoltato.

Alcune parole all’Angelus del 2 ottobre 2022: “E che dire del fatto che l’umanità si trova nuovamente davanti alla minaccia atomica? E’ assurdo… aumenta il rischio di un’escalation nucleare, fino a far temere conseguenze incontrollabili e catastrofiche a livello mondiale… Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili…Dopo sette mesi di ostilità, si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati, per far finire questa immane tragedia. La guerra in sé stessa è un errore e un orrore!…” (www.vatican.va)

Un appello anche alla stampa, il 26 agosto 2023 alla cerimonia del premio “E’ giornalismo” appello alla stampa: “Nel drammatico frangente che l’Europa sta vivendo, con il protrarsi della guerra in Ucraina, siamo chiamati ad un sussulto di responsabilità. La mia speranza è che si dia spazio alle voci di pace, a chi si impegna per porre fine a questo come a tanti altri conflitti, a chi non si arrende alla logica ‘cainista’ della guerra, ma continua a credere, nonostante tutto, alla logica della pace, del dialogo, della diplomazia. Mi preoccupano ad esempio le manipolazioni di chi propaga fake news per orientare l’opinione pubblica. Non cediamo alla logica della contrapposizione, non lasciamoci condizionare dai linguaggi di odio”.

A Milano un gruppo di donne nel marzo 2022 si è appuntamento ogni giovedì dalle 18,30 alle 19 alla Loggia dei Mercanti per testimoniare il no alla guerra e la volontà di pace: “mezz’ora di silenzio intenso, emotivamente forte… attraverso le pratiche plurisecolari del raccoglimento e della meditazione – hanno scritto – testimoniate nello spazio pubblico, le promotrici invitano uomini e donne a unirsi in un’esperienza che si contrappone al clamore delle armi, a polemiche tendenziose, a parole offensive, all’indifferenza di molti…”

Un appello di donne è lanciato nel febbraio 2022 dalla Libreria delle donne di Milano. “Addio alle armi. Nel mondo con uno sguardo femminile amorevole e irriducibile”. Scrivono tra l’altro “Diciamo basta all’invio di armi di qualsiasi tipo. Basta alla guerra per procura. Basta alla devastazione dell’Ucraina. Basta col nichilismo distruttivo che prende a bersaglio i corpi delle donne e dei loro figli in tutto il mondo. Basta coi vecchi potenti che mandano al macello giovani vite, in nome dell’identità, della ‘democrazia’ e della sicurezza dei confini. Noi non staremo nel coro degli uomini incolti e delle donne che li seguono e li imitano. E’ tempo di dire addio alle armi, a tute le armi e a tutte le guerre. In tempo di autentica pace si confligge con le armi della parola e l’intelligenza d’amore. E’ tempo di gridare il nostro desiderio di vita e libertà…”

Dalla scuola il 15 maggio 2022 il documento firmato da 100 docenti di Rovereto (Trento). Chiara e netta la condanna dell’aggressione russa all’Ucraina “come abbiamo condannato ieri le guerre e le aggressioni fatte dall’Occidente”. Si denunciano le enormi spese militari, tutti soldi che dovrebbero essere spesi per la salute, per il lavoro, per il diritto al cibo, per affrontare la crisi ecoclimatica. “Quanti morti ci vorranno ancora perché si aprano i tavoli della pace? Meglio estenuanti negoziati che un solo giorno di guerra.

Ribelliamoci alla guerra. Basta armi. Basta assuefazione alla guerra. Sosteniamo i costruttori di pace. Sosteniamo chi parla e si ribella alle censure, chi aiuta a ragionare. E non dimentichiamo tutte le guerre in atto nel mondo.

Riprendiamoci il diritto di dire la nostra. Facciamo circolare i pensieri e le parole di pace di chi ci ha preceduto ed ha lottato contro la guerra. L’attività più stupida, più criminale e inutile che può fare l’essere umano. Accorgersene dopo non serve a niente. Pensiamoci prima. Più passano i giorni più sarà difficile fermare la canea bellicista che divorerà tutto. Sempre stato così.

Indirizziamo intelligenza e volontà per salvare il Pianeta. Rilanciamo il sogno di pace delle Nazioni Unite. Pensiamo ad una Costituzione planetaria.

Auspichiamo e proponiamo che ogni Consiglio comunale si schieri subito contro la guerra e si impegni per sostenere i negoziati (seguiamo l’esempio di Marzabotto). Auspichiamo e proponiamo che ogni organismo collettivo, ogni fabbrica, ogni scuola, ogni Università manifesti il suo no allo strumento guerra. Subito, prima che sia troppo tardi.

Facciamo in modo che da ogni angolo del Paese salga un grido di pace e travolga irresponsabili e guerrafondai, coscienti e incoscienti, e li faccia fermare. Alziamo alta la nostra voce per la pace e per la vita”.

Un appello ai candidati al Parlamento nelle elezioni politiche del settembre 2022: <<Rivolgiamo ai candidati di tutte le liste un fervido appello in favore della pace, spinti dall’urgenza di uscire da una guerra incontrollata e fatta spettacolo, memori delle tragedie passate, comunicando nel dolore delle vittime, dei naufraghi, dei profughi, delle donne umiliate e offese.

La guerra, maturata nella sfida e nei sospetti reciproci, cominciata sciaguratamente come guerra tra Russia e Ucraina, divenuta guerra tra Nato e Russia, pronosticata come guerra tra l’Occidente e la Cina e incombente come guerra mondiale, non si fermerà da sola e, senza una straordinaria iniziativa politica che la intercetti, precipiterà verso un esisto infausto per l’umanità. Questa iniziativa politica però sarebbe vana se limitata a sospendere la guerra in atto e non invece a estromettere la guerra dal diritto e da ogni eventualità futura…>>. E’ firmato da vari organismi: Costituente Terra, Sbilanciamoci, Rete Pace e Disarmo, Pax Christi, Acli, Comitati Dossetti per la Costituzione. Si chiede ancora di impegnarsi alla applicazione rigorosa dell’art. 11 della Costituzione, all’abolizione delle armi nucleari e di tutte quelle di distruzione di massa, riduzione delle spese militari, della fabbricazione e commercio delle armi, l’autodeterminazione dei popoli, la promulgazione di una Costituzione della Terra. (Tera e aqua, settembre 2022)

Sarà ignorato. Come la guerra, completamente rimossa da quella campagna elettorale.

Il 15 ottobre 2022 un appello è firmato da alcuni intellettuali, tra essi Giuseppe Vacca, Stefano Zamagni, Massimo Cacciari, Franco Cardini. Dice tra l’altro: “La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità. L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. Di fronte a questa minaccia l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta. Si diffonde una pericolosa sensazione di inevitabilità e rassegnazione, o, peggio, l’idea che solo una ‘resa dei conti’ possa far nascere un nuovo e stabile ordine mondiale. Ma oggi nessuna guerra può imporre un ordine sotto le cui macerie non restino il pianeta, i popoli, l’umanità tutta. Non ci si può rassegnare…”.

L’11 giugno 2023 si conclude l’importante incontro internazionale del pacifismo nella capitale austriaca con la Dichiarazione di Vienna: “Noi, organizzatori del Vertice internazionale per la Pace in Ucraina, chiediamo ai leader di tutti i Paesi di agire a sostegno di un immediato cessate il fuoco e di negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina. Siamo una coalizione ampia e politicamente diversificata che

rappresenta i movimenti per la Pace e la società civile, compresi i credenti, in molti Paesi.

Siamo fermamente uniti nella convinzione che la guerra sia un crimine contro l’umanità e che non esista una soluzione militare alla crisi attuale. Siamo profondamente allarmati e rattristati dalla guerra. Centinaia di migliaia di persone sono state uccise e ferite, e milioni di persone sono sfollate e traumatizzate.

Città e villaggi di tutta l’Ucraina, così come l’ambiente naturale, sono stati distrutti. Morti e sofferenze ben più gravi potrebbero ancora verificarsi se il conflitto dovesse degenerare fino all’uso di armi nucleari, un rischio che oggi è più alto di qualsiasi altro momento dalla crisi dei missili di Cuba. Condanniamo l’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia.

Le istituzioni create per garantire la Pace e la sicurezza in Europa hanno fallito e il fallimento della diplomazia ha portato alla guerra. Ora la diplomazia è urgentemente necessaria per porre fine al conflitto armato prima che distrugga la l’Ucraina e metta in pericolo l’umanità.

Il cammino verso la Pace deve basarsi sui principi della sicurezza comune, del rispetto internazionale dei diritti umani e dell’autodeterminazione di tutte le comunità. Sosteniamo tutti i negoziati che possano rafforzare la logica della Pace invece dell’illogica della guerra.

Affermiamo il nostro sostegno alla società civile ucraina che difende i propri diritti. Ci impegniamo a rafforzare il dialogo con coloro che in Russia e Bielorussia mettono a rischio la propria vita per opporsi alla guerra e proteggere la democrazia. Invitiamo la società civile di tutti i Paesi a unirsi a noi in una settimana di mobilitazione globale…”.

1- Continua. Segue domenica prossima 24 marzo e lunedi 2 aprile

In copertina, lo striscione arcobaleno a una marcia Perugia-Assisi

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