di Ilario Pedrini
Forse c’è speranza per la foresta amazzonica. Un giudice brasiliano ha sospeso, in maniera «urgente e immediata», il controverso decreto che aboliva la riserva naturale della Renca in Amazzonia, aprendo allo sfruttamento minerario privato di questo immenso territorio.
La notizia, riportata dall’Adnkronos, ha fatto il giro del mondo. Con questo provvedimento il giudice Rolando Spanholo del tribunale di Brasilia blocca il decreto del governo Michel Temer, che naturalmente ha annunciato ricorso.
La riserva naturale copre un’area di 47mila chilometri quadrati «fra gli Stati brasiliani di Parà e Amapa, in un territorio ricco di minerali, fra cui oro e rame».
Il decreto viene stoppato da un giudice dopo che lo stesso presidente Temer, coperto da una pioggia di critiche da parte dei cittadini, aveva ipotizzato l’introduzione di correttivi al processo di sfruttamento e distruzione di questo polmone naturale.
Le associazioni ambientaliste, in primis il Wwf, hanno accusato il governo di «mettere a rischio le popolazioni indigene e importanti riserve ambientali» nel cuore dell’Amazzonia.
Il direttore del Wwf brasiliano Mauricio Voivodic ha dichiarato: «Una corsa all’oro nella regione farà danni irreversibili alle culture locali. Oltre a sfruttamento demografico, deforestazione, perdita di biodiversità e risorse idriche, potrebbe portare a una intensificazione dei conflitti per la terra e delle minacce alle popolazioni indigene».
«Il governo di Brasilia – scrive l’Ansa – sostiene che la riserva è stata abolita per attrarre investimenti stranieri, in un momento in cui l’economia brasiliana lotta per uscire dalla recessione che l’ha colpita. Secondo l’esecutivo, le aree protette e i territori indigeni non verranno comunque toccati».
Ma cosa c’è di così appetibile nella Renca amazzonica? Oro, rame, tantalio, minerali ferrosi, nickel e manganese. «Più di venti società brasiliane e straniere si sono dette interessate a sfruttare le risorse minerarie».
Christian Poirer di Amazon Watch, riporta l’Ansa, ha affermato che il via libera di Temer allo sfruttamento dell’area «va vista nel contesto di sforzi più ampi per erodere le aree protette, indebolire le licenze ambientali e sminuire gli interessi degli indigeni, nell’interesse dei suoi ricchi sponsor dell’industria estrattiva».
L’attività mineraria rappresenta il 4% del Pil brasiliano ed ha prodotto l’equivalente di 25 miliardi di dollari nel 2016. «Ma il settore – si legge su Repubblica – sta ancora soffrendo gli effetti del tonfo dei prezzi delle materie prime e del rallentamento della domanda cinese».
Anche la modella Gisele Bündchen (e con lei il premio Oscar Leonardo DiCaprio) è stata «una delle attiviste più impegnate nella campagna sui social in difesa della Renca». La top model ha twittato: «Vergogna! Stiamo mettendo all’asta la nostra Amazzonia. Non possiamo distruggere le nostre aree protette per interessi privati».
foto tratta da http://www.globalist.it/world/articolo/215009/brasile-indigeni-in-piazza-per-salvare-le-riserve-dell-039-amazzonia.html
e da https://macysfavourites.wordpress.com/2014/12/17/gisele-bundchen-una-forza-della-natura/