di Maurizio Sacchi
Lunedì 10 aprile, la Cina ha dichiarato che le esercitazioni militari dell’Esercito Popolare di Liberazione attorno a Taiwan si sono concluse con successo. Il Ministero della Difesa di Taiwan ha affermato di aver rilevato 12 navi da guerra cinesi e 91 aerei intorno all’isola. Pechino ha iniziato le esercitazioni sabato 8 aprile, dopo che la Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, aveva incontrato il Presidente della Camera degli Stati Uniti in California. Dopo la fine delle esercitazioni, il Ministero della Difesa di Taiwan ha dichiarato che rafforzerà a sua volta la sua capacità di reazione militare.
Una mappa delle traiettorie di volo rilasciata dal Ministero della Difesa di Taiwan mostrava quattro jet cinesi da combattimento J-15 a Est dell’isola – suggerendo che l’esercito cinese sta simulando per la prima volta attacchi da est, piuttosto che da ovest, dove si trova la Cina continentale. “Anche se il Comando del Teatro Orientale [cinese] ha annunciato la fine dell’esercitazione, l’esercito [taiwanese] non allenterà mai i suoi sforzi per rafforzare la sua preparazione al combattimento”, ha dichiarato il Ministero della Difesa di Taipei in un comunicato. Gli analisti hanno detto che è probabile che i jet provengano dalla portaerei cinese Shandong – una delle due di questo tipo che possiede la Cina – che è attualmente schierata nell’oceano Pacifico occidentale, a circa 300 km da Taiwan.
L’Esercito Popolare di Liberazione ha confermato lunedì in un comunicato che la Shandong ha partecipato alle esercitazioni. Aggiungendo che gli aerei da combattimento caricati con munizioni vere hanno “effettuato diverse ondate di attacchi simulati su obiettivi importanti”. Il Ministero della Difesa giapponese ha confermato che la Shandong aveva partecipato alle esercitazioni, con jet da combattimento ed elicotteri decollati e atterrati sulla portaerei 120 volte tra venerdì e domenica. In risposta, gli Stati Uniti hanno inviato la USS Milius, un cacciatorpediniere con missili da crociera, a incrociare una parte del Mar Cinese Meridionale a circa 1.300 km a sud di Taiwan. La Cina ha affermato che la nave si è “intromessa illegalmente” nelle sue acque, mentre gli Stati Uniti hanno sostenuto che l’operazione era conforme al diritto internazionale.
Ciò che ha fatto scattare l’azione militare é stato, secondo Pechino, l’incontro della Presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, con Kevin McCarthy, la terza figura governativa più anziana degli Stati Uniti. Pechino aveva avvertito gli Stati Uniti e Taiwan di “contromisure risolute” se la signora Tsai avesse incontrato McCarthy. La Presidente di Taiwan ha giurato di “difendere lo status quo pacifico” in cui il popolo di Taiwan può continuare a prosperare in una società libera e aperta. Parlando in un’apparizione congiunta con McCarthy a un gruppo bipartisan di legislatori statunitensi alla Biblioteca Presidenziale Ronald Reagan (fuori Los Angeles), la leader taiwanese ha anche ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno a Taiwan. Il “sostegno incrollabile”, ha detto Tsai, “rassicura il popolo di Taiwan che non siamo isolati, non siamo soli”. Il portavoce del governo russo, Dmitry Peskov, ha affermato in un post audio su Telegram che la Cina ha il “diritto di rispondere” a quelle che ha definito “azioni provocatorie” nei suoi confronti.
La Cina ha annunciato le esercitazioni dopo la partenza dei principali leader stranieri che ospitava – tra cui il Presidente francese Emmanuel Macron e la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen -. Macron ha sollevato poi un’ondata di reazioni esortando l’Europa a non farsi trascinare in un confronto tra Washington e Pechino su Taiwan. Il presidente francese ha poi parzialmente ritrattato, riaffermando la sua lealtà nei confronti della Nato. Durante il volo di ritorno dalla Cina, Macron ha poi detto ai giornalisti che l’Europa rischiava di rimanere “invischiata in crisi che non sono nostre” e che questo avrebbe reso più difficile costruire una “autonomia strategica”.
Questa crisi ha un antecedente in agosto, quando la visita di alto profilo dell’allora Presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi a Taiwan aveva innescato quattro giorni di esercitazioni militari senza precedenti, che hanno visto la Cina lanciare missili balistici nei mari intorno a Taiwan. Il suo status è ambiguo dal 1949, quando la guerra civile cinese si è risolta a favore del Partito Comunista Cinese e il governo di Changai Sheck si è ritirato sull’isola. Il Presidente cinese Xi Jinping ha affermato che la “riunificazione” con Taiwan “deve essere realizzata”.
Il 10 agosto 2022, nell’ultimo libro bianco della Cina su Taiwan, la Cina ha ritirato la promessa di non inviare truppe o amministratori a Taiwan se dovesse prendere il controllo dell’isola. Un segnale della decisione del Presidente Xi Jinping di concedere meno autonomia di quella offerta in precedenza. In quel documento si afferma la minaccia della Cina di usare la forza armata per portare Taiwan sotto il suo controllo, proprio alla fine delle esercitazioni militari.
Nel libro bianco si afferma che Pechino “lavorerà con la massima sincerità ed eserciterà il massimo sforzo per raggiungere una riunificazione pacifica (…) Ma non rinunceremo all’uso della forza e ci riserviamo la possibilità di adottare tutte le misure necessarie. Questo per difenderci dalle interferenze esterne e da tutte le attività separatiste”. In due precedenti libri bianchi su Taiwan, nel 1993 e nel 2000, si leggeva invece che Pechino “non invierà truppe o personale amministrativo a Taiwan” dopo aver raggiunto quella che Pechino definisce “riunificazione”.
Questa linea, che doveva assicurare a Taiwan di poter godere di autonomia dopo essere diventata una regione amministrativa speciale della Cina, non compare nell’ultimo documento. Si diceva allora che “tutto può essere negoziato”, purché Taiwan accetti che esiste una sola Cina e non cerchi l’indipendenza, dichiarazione assente anch’essa nell’ultimo documento. Il Partito Comunista aveva proposto che Taiwan potesse tornare sotto il suo dominio secondo il modello “un Paese, due sistemi”, simile alla formula con cui l’ex colonia britannica di Hong Kong è tornata sotto il dominio cinese nel 1997.
Fornitura di armi: una miccia accesa
Un gruppo di circa due dozzine di appaltatori della difesa statunitensi visiterà a maggio Taiwan per rafforzare la cooperazione bilaterale in materia di armamenti all’inizio di maggio, ha dichiarato il 6 aprile il capo del Consiglio d’affari USA-Taiwan. Gli Stati Uniti sono l’unico fornitore di armi a Taiwan. “Il Consiglio d’affari USA-Taiwan guiderà una delegazione di aziende del settore della difesa”, ha dichiarato Rupert Hammond-Chambers, la cui associazione commerciale si concentra sullo sviluppo delle relazioni commerciali e imprenditoriali tra Washington e Taipei. Le due parti “si impegneranno su una serie di questioni relative alla cooperazione in materia di sicurezza”, tra cui la tecnologia dei droni, ha aggiunto. La delegazione di rappresentanti dell’industria della difesa americana sarà guidata da Steven Rudder, comandante in pensione delle Forze del Corpo dei Marines degli Stati Uniti nel Pacifico.
“So che ci si concentra molto sulle vendite militari estere (FMS), che sono semplicemente l’acquisto da parte di Taiwan di armi prodotte in America”, ha aggiunto. “Ma ci sono molti programmi, programmi nazionali, a Taiwan che richiedono l’impiego di tecnologia americana. Quindi sarà un mix di tutte queste cose, a seconda delle esigenze di Taiwan”. Sebbene gli Stati Uniti non riconoscano Taiwan come Paese indipendente, sono apertamente impegnati a sostenere la sua capacità di difesa. Da quando è entrato in carica nel 2021, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato in diverse occasioni che gli USA si impegnerebbero a intervenire militarmente nel caso in cui la Cina usasse la forza contro l’isola, nonostante la politica americana di ambiguità strategica di lunga data.
Ma gli Stati Uniti hanno difficoltà nei loro sforzi per armare Taiwan. Washington deve ora far fronte a un arretrato di 19 miliardi di dollari nella vendita di armi all’isola, a causa delle problemi produttivi e dell’impennata della domanda di armi dovuta alla guerra in Ucraina. Hammond-Chambers il mese scorso ha descritto il “sostegno retorico generale” di Washington per Taiwan come “non sufficiente”. Il Taiwan Policy Act è stato approvato negli Stati Uniti come parte del disegno di legge annuale sulla difesa per il 2023, lo scorso dicembre. La proposta prevedeva la fornitura di quasi 4,5 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza nei prossimi quattro anni e la designazione di Taiwan come “importante alleato non-Nato”. Ma la versione approvata autorizzava solo fino a 2 miliardi di dollari in sovvenzioni militari annuali dal 2023 al 2027. I funzionari governativi e i membri del Congresso di tutto lo spettro politico hanno espresso un “senso di urgenza sulle intenzioni della Cina nei confronti di Taiwan”, ma questo sentimento “non ha colmato il divario in una risposta di tutto il governo”, ha aggiunto il capo del Consiglio d’affari USA-Taiwan. Il mese scorso il Segretario di Stato americano Antony Blinken si é detto d’accordo con la valutazione del Direttore della CIA, William Burns, secondo il quale la Cina si sta preparando per essere militarmente in grado di “invadere” Taiwan entro il 2027.
L’organo ufficiale del Partito comunista cinese, il China Daily, ha reagito alla conferma della visita dei venditori di armi in un editoriale di giovedì, affermando che “dare il via libera alla produzione di armi statunitensi sull’isola significa autodistruzione istantanea”. Avvertendo poi che “anche Washington sa che la proposta cambierebbe il gioco al di là del suo controllo”. In risposta all’editoriale, Hammond-Chambers ha detto che Pechino non controlla il Consiglio d’affari USA-Taiwan e “non prendiamo ordini da Pechino su ciò che riteniamo sia nell’interesse degli Stati Uniti”. “Collaboriamo strettamente con il Governo USA, sia esso repubblicano o democratico, e la cooperazione in materia di difesa tra gli Stati Uniti e Taiwan è di lunga data. E speriamo di avere un impatto positivo sull’aumento di tale cooperazione con questa missione”.
Nell’immagine in copertina, la portaerei cinese Shandong