Chilean demonstrators resist on the frontline against Police’s water canon behind improvised shields in Plaza Italia (renamed Plade de la Dignidad) on November 28, 2019, Santiago, Chile. The ongoing civil protests started the mid of October against Piñera government in response of the increased cost of living, inequality and privatization. ©Fabio Bucciarelli
di Raffaele Crocco
Sono lì, lì che resistono. Sono nascosti, ma non mollano. Sono uniti, come una mischia nel rugby, come i bambini che si azzuffano, come chi non vuole retrocedere. Sono nel fumo, nell’acqua degli idranti, nei colpi della polizia. Sono lì: non cedono, non tornano indietro. Sembrano prigionieri del tempo, del vento, dell’aria.
Questa foto di Fabio Bucciarelli mi ha emozionato. E’ bella. Tecnicamente bella, dico. E’ assolutamente centrata, occupa lo spazio che deve occupare. L’immagine crea un imbuto che, inesorabile, porta a guardare il centro dell’azione. Centro che è vivo, dinamico: si capiscono lo sforzo, la fatica, la tensione. Poi, è esteticamente bella: i contorni sono sfumati, sfocati, esattamente come nella realtà sono situazioni di questo genere.
Ma questa foto è soprattutto il racconto di quanto accade in Cile. E’ la storia della voglia di cambiare, di arrivare finalmente ad una democrazia compiuta, non condizionata da Costituzioni imposte e da Forze Armate sempre presenti. E’ il racconto di un popolo che non vuole la rivoluzione, vuole il cambiamento, vuole la democrazia. E per averla è tornato in piazza, a soffrire, a morire, a far fatica.
Questa foto l’abbiamo voluto qui, sul nostro sito, perché è giornalismo. Esattamente il giornalismo che ci piace e che vogliamo fare.