Colombia: un populista contro Petro

Hernandez, il "Trump colombiano" a sorpresa al ballottaggio. Il ruolo dei giovani e delle donne 

di Maurizio Sacchi

Il ballottaggio del prossimo 19 giugno sarà tra il leader della sinistra Gustavo Petro e il “Trump” colombiano, Rodolfo Hernández,. Confermando le previsioni dei sondaggi, Petro è al comando  col 40,32 percento, mentre  Hernández é secondo con poco meno di 6 milioni di voti, il 28 percento. Rodolfo Hernández, Sindaco di Bucaramanga, ha superato nell’ultima settimana di campagna elettorale Federico “Fico” Gutiérrez, già Sindaco di Medellín, candidato della coalizione conservatrice Equipo por Colombia.

Dei 39 milioni e 2.239 di colombiani con diritto al voto, 8 milioni e mezzo hanno scelto Gustavo Petro al primo turno delle presidenziali. Si andrà al ballottaggio  nei 12.263 seggi installati in tutto il Paese, di cui 5.174 nelle aree urbane e 7.89 nelle aree rurali. La partecipazione al voto é stata buona, secondo gli standard colombiani, con un 55 percento che é il dato più alto degli ultimi vent’anni, anche se non sono mancate le violenze. La capitale Bogotá e le periferie del Paese sono con Petro, le  pianure e le zone delle cordigliere interne con Hernandez.  Che ha già ricevuto l’appoggio dello sconfitto leader conservatore  Gutiérrez,.che ha  lanciato un allarme  “anticomunista” al Paese In vista del ballottaggio.

Petro non avrà compito facile, e avrà bisogno di conquistare almeno una quota di voti moderati. Ha dalla sua l’esperienza , è stato sindaco di Bogotá e ha già affrontato un ballottaggio 4 anni fa.   E’ certamente uomo di sinistra, con un’iniziale e breve esperienza nella guerriglia del gruppo M19, Gode inoltre di grande popolarità fra i giovani, tra le minoranze e le donne, e un ruolo, importante, in questa campagna, è rivestito dalla candidata Vicepresidente, Francia Márquez, leader delle lotte dei contadini per la terra e l’ambiente..

La Vicepresidente

Francia Marquez, la candidata afro alla vicepresidenza, é nata il 1º dicembre 1982 , nel dipartimento del Cauca, nel sud ovest della Colombia, che come il dipartimento sul Pacifico del Chocò é prevalentemente abitato da discendenti degli schiavi africani. Il suo villaggio natale di Yolombò era minacciato dal progetto di deviazione del fiume Ovejas verso la diga Salvajina, voluto dall’azienda spagnola Unión Fenosa che gestisce la centrale idroelettrica, e fin da adolescente partecipava alle lotte per la difesa dell’ambiente. Ha fatto parte del consiglio comunitario di La Tom, nel comune di Suárez, di cui dal 2013 al 2016 ha ricoperto il ruolo di rappresentante legale.

Nel 2014, per protestare contro l’estrazione mineraria illegale nel Cauca,  organizza assieme ad altre 80 donne una marcia di più di 500 km dai loro territori alla capitale Bogotà; tale manifestazione è stata nominata «Marcia dei Turbanti» perché le donne indossavano i copricapi tradizionali africani. A Bogotà la comitiva ha manifestato in piazza per diversi giorni ed è stata ricevuta dal ministero dell’interno, che si è impegnato a contrastare le estrazioni illegali anche con azioni di polizia, anche se Márquez ha denunciato che tali impegni sono stati disattesi. Márquez ha r poi icevuto minacce di morte, e ha dovuto trasferirsi nella città di Cali, dove si é laureata in legge.

Ha partecipato ai negoziati di pace fra il governo colombiano e le Farc tenutisi all’Avana dal 2012 al 2016, con una delegazione di vittime del conflitto, sostenendo i diritti della popolazione nera e la necessità di una strategia per preservare l’ambiente. Nel maggio 2017 a Parigi é stata fra i relatori dell’11° forum dell’ OCSE sulle filiere minerarie sostenibili. Nel maggio 2019, mentre partecipava ad una riunione con altri leader comunitari per preparare un incontro con il Governo, ha subito un attentato, con armi da fuoco e granate L’attacco, in cui sono rimaste ferite due guardie del corpo, è stato condannato sia dall’ONU sia dal Presidente colombiano Duque.

Il ruolo dei giovani

Petro ha una base solida di sostegno sociale. I moti che hanno scosso la Colombia nel 2021 e all’inizio di quest’anno, e sfociati in un grande sciopero generale che ha bloccato il Paese hanno visto la partecipazione di grandi masse di giovani. Uno studio del Centro Nacional de Consultoría (CNC) indicava, all’inizio della pandemia da Covid, e quando sono esplose le proteste contro la riforma fiscale, che il 70 percento delle persone tra i 18 e i 25 anni aveva un’immagine positiva dello sciopero nazionale, sostegno che scende al 60 percento  tra coloro che avevano un’età compresa tra i 26 e i 40 anni e al 53 nella fascia di età tra i 41 e i 55 anni. L’appoggio di Petro allo sciopero generale si riflette anche sul voto presidenziale. Un recente sondaggio dell’agenzia Invamer  ha mostrato che più del 53 percento  degli elettori di età compresa tra i 18 e i 24 anni e circa il 45 di quelli di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno votato  per Gustavo Petro.

I giovani “hanno compiuto un’impresa titanica in un Paese dove il cinismo e lo scetticismo sono la norma: sono riusciti a ispirarci”, ha scritto la politologa Sandra Borda nel suo libro sul movimento studentesco, Parar para avanzar, il cui titolo gioca sul doppio significato del paro , che é sia un arrresto che lo sciopero generale.”Sono riusciti a convincerci che non dobbiamo e non dovremo rassegnarci a vivere nel Paese che una potente minoranza vuole per noi; che se ci uniamo e agiamo collettivamente possiamo crearne uno a immagine e somiglianza di ciò che vogliamo”,  dichiarava la Borda in un’intervista al Pais di Madrid  durante i moti del 2020.

Chi é Hernandez, il Trump colombiano

Rodolfo Hernandez, l’uomo che ha sorpreso la Colombia guagagnando ballottaggio presidenziale del 19 giugno  é un settantenne ex sindaco della città settentrionale di Bucaramanga, che ha battuto a sorpresa  Federico Gutierrez della coalizione politica di centro-destra Equipo por Colombia che veniva indicato come favorito per il secondo posto. Ne risultano sconfitti i principali partiti tradizionali, come il Centro Democratico, il Partito della U, Cambiamento Radicale, oltre ai due storici  Partito Conservatore e  Partito Liberale.  La campagna del rappresentante dell’establishment per “preservare la democrazia e le libertà” contro il candidato di sinistra, Gustavo Petro è  stata surclassata dallo slogan “lotta alla corruzione” del populista Hernandez, che come in altri casi sulla scena mondiale recente, siè presentato come avversario della casta e uomo del popolo.

“Abbiamo raggiunto un risultato storico, un risultato che ha scosso le fondamenta del potere corrotto di tutti i governi recenti”, ha scritto Hernandez in un messaggio pubblicato su Facebook domenica sera. Ma Hernandezè tutt’altro che un incorruttibile. Ora é sotto indagine da parte dell’ufficio del procuratore generale per  interferenze in una gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti quando era Sindaco, a vantaggio di un’azienda sostenuta da suo figlio. Hernandez, ingegnere civile, dichiara di aver accumulato una fortuna di 100 milioni di dollari grazie alla sua società di costruzioni e ha promesso di donare il suo stipendio presidenziale in caso di vittoria a giugno. Si è dimesso da Sindaco di Bucaramanga dopo essere finito  sotto inchiesta col Procuratore generale per aver partecipato alla vita politica – vietata ai funzionari colombiani dopo l’elezione – ed è stato anche sospeso per aver schiaffeggiato un consigliere comunale e averlo chiamato “figlio di puttana”.

Anche se Hernandez, come tutti i populisti ama definirsi “ne’ di destra ne’ di sinistra”, una volta  siè fatto sfuggire ad una radio locale che ammirava Adolf Hitler, e la mezza autocritica seguitaè parsa assai poco convincente. Il padre agricoltore di Hernandez  fu ostaggio per mesi dai guerriglieri delle Farc, mentre sua figlia, Juliana, è stata rapita dai ribelli dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) nel 2004. Hernandez ritiene che sia stata uccisa durante la prigionia, ma ha dichiarato che, se eletto, avvierà i colloqui di pace con l’Eln e continuerà ad attuare l’accordo di pace del 2016 con le Farc.

La minaccia che pende 

Un gruppo di parlamentari e personalità di oltre 20 Paesi ha espresso preoccupazione per la “crescente minaccia di violenza, assassini e interferenze” in vista del primo turno delle elezioni presidenziali colombiane di domenica. La lettera, firmata da quasi un centinaio di leader politici, evidenzia le minacce contro Gustavo Petro e ia sua candidata alla vicepresidenza, Francia Márquez. La  sicurezza del candidato del Patto Storico ha sospeso un tour  elettorale questo mese  per la minaccia del gruppo paramilitare delle Aguilas negras, che, secondo le informazioni ricevute, stava progettando un attentato alla sua vita. Organizzazioni come la Missione di Osservazione Elettorale (MOE) hanno messo in guardia da un aumento della violenza elettorale.

“La violenza politica non si limita ai candidati”, sottolinea il comunicato, riferendosi all’incessante assassinio di ogni tipo di leader sociale. Il documento cita anche l’interferenza del governo e la sospensione di funzionari eletti dal popolo da parte della Procura Generale, che nelle ultime due settimane ha rimosso provvisoriamente diversi sindaci, tra cui quello di Medellín, la seconda città del Paese. Noam Chomsky, la deputata statunitense Rashida Tlaib, il deputato francese Jean-Luc Mélenchon, l’ex Presidente ecuadoriano Rafael Correa, il ministro argentino per le Donne, il Genere e la Diversità Elizabeth Gómez Alcorta, l’ex ministro dell’economia della Grecia Ghiannis Varoufakis sono tra i firmatari dell’appello.

In copertina: Bogotà (Unsplash). Nel testo la candidata a vice Francia Marquez

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