Difendere un’identità

I casi Catrillanca in Cile e Maldonado in Argentina. Già nel XIX secolo, gli Stati Uniti avevano definito “Indian Wars” le politiche di deportazione e  genocidio  dei nativi americani. Le “guerre indiane” stanno conoscendo una nuova stagione?

di Maurizio Sacchi

Il tumulto che ha causato in Cile il recente omicidio del leader indigeno mapuche Camilo Marcelo Catrillanca ha riportato alla luce una questione che riguarda, in misura diversa, tutti i Paesi dell’America Latina.

Virale: l’immagine di Castrillanca disegnata da Marisol Abarca

Già nel XIX secolo, gli Stati Uniti avevano definito “Indian Wars” le politiche di deportazione e di genocidio perpetrate sulle varie etnie di nativi americani. Dopo averne riconosciuto, dopo l’Indipendenza, il diritto alla terra, con la formazione della cosiddetta Indian Nation, negli anni successivi cambiarono drasticamente rotta: adducendo come giustificazione la necessità del progresso, che solo i bianchi potevano portare.

In America Latina, dove pure le efferatezze e i massacri non mancarono, la politica dei monarchi cattolici di Spagna e Portogallo prevedeva più l’assoggettamento e la conversione che la eliminazione fisica. Dal Messico al Centro America, in tutta l’area andina, dalla Colombia al Cile, la popolazione indigena rimase a lungo la grande maggioranza. Oggi a essa si deve aggiungere quella meticcia, i cholos, che se non possono definirsi indigeni nel senso stretto, ne portano evidenti le eredità, soprattutto quelle di sfruttamento e miseria.

Donde està Santiago? Un poster di Daniel Rabanal

Ma il caso di Catrillanca in Cile, e in precedenza quello di Santiago Madonado in Argentina , oltre ad altri episodi, indicano che forse le “guerre indiane” stanno conoscendo un nuovo periodo di sangue. Collegano i due episodi le rivendicazioni del popolo Mapuche, abitanti originari della Patagonia, prima che essa fosse divisa fa Argentina e Cile.

Questo conflitto riguarda principalmente il Cile, dove risiede la gran parte dei Mapuche di oggi. Dopo decenni di rivendicazioni, l’attuale governo si è impegnato in uno sforzo di pacificazione, istituendo anche un tavolo di concertazione. Ma al tempo stesso ha addestrato in Colombia un reparto speciale dei Carabineros -il Comando Jungla- , a cui è stato affidato il controllo dell’ordine pubblico nel territorio indigeno. E proprio il Comando Jungla è responsabile, oltre che dell’uccisione di Catrillanca, anche del tentativo di depistaggio e occultamento di prove, che ha portato alla destituzione di quattro Carabineros cileni.

Le immagini di alcuni attivisti mapuche uccisi in Cile

Ma la questione mapuche riguarda anche il versante orientale delle Ande.  Secondo le rivendicazioni indigene, la Nazione Mapuche si estende a tutta la Patagonia, che è in gran parte argentina. Qui  si trovano i 900.000 ettari di proprietà della famiglia Benetton, dove più di 100.000 pecore danno circa il 10 per cento della lana utilizzata dal gruppo industriale italiano. Questa immensa regione è stata legalmente acquistata nel 1991, ma i mapuche  da allora la rivendicano come propria.

Si tratta di piccoli gruppi, visto che la comunità in Argentina è stata in gran parte espulsa o eliminata già da decenni. Ma la loro lotta si inquadra nella politica della Resistencia Ancestral Mapuche, la combattiva organizzazione che dal Cile guida la protesta. Il caso di Santiago Maldonado, un giovane artigiano di Buenos Aires, trasferitosi in Patagonia, e ucciso dalle forze dell’ordine argentine durante una manifestazione indigena, ha dato ancor maggiore visibilità alla causa del popolo patagonico.

Nell’immagine di copertina:  El joven Lautaro di Pedro Subercaseaux, comandante mapuche

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