Guerra in Ecuador fra Stato e cartelli della droga

Giorni di disordini hanno visto l'evasione di due capi banda, la presa in ostaggio di guardie carcerarie e l'esplosione di ordigni in diverse città. Cosa succede nel Paese

di Maurizio Sacchi

Il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha ordinato alle forze armate di ristabilire l’ordine nel Paese dopo giorni di disordini che hanno visto l’evasione di due capi banda, la presa in ostaggio di guardie carcerarie e l’esplosione di ordigni in diverse città del Paese. Lunedì ha dichiarato lo stato di emergenza per 60 giorni e il coprifuoco a livello nazionale dalle 23:00 alle 05:00 di ogni notte. Lo stato di emergenza consente al Presidente di inviare soldati nelle carceri per ristabilire l’ordine e di dispiegarli in tutto il Paese per aiutare la polizia nei suoi compiti. Almeno 10 persone sono state uccise da quando è iniziato lo stato di emergenza.

L’evento più eclatante il 9 gennaio, quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione negli studi della TC Television a Guayaquil, la città più grande dell’Ecuador, e ha cercato di costringere uno dei presentatori a leggere un messaggio in diretta. Gli uomini armati sono stati infine sopraffatti dai soldati e sono stati arrestati, ma il filmato in diretta dello scontro tra gli uomini incappucciati e le forze armate, mentre il personale della TC si rannicchiava sul pavimento, ha terrorizzato gli ecuadoregni.

Il 7 gennaio la polizia si è introdotta ne La Regional, il carceredi Guayaquil, la città più popolosa del Paese, e porto commerciale sul Pacifico, dove era detenuto il noto leader della gang Adolfo Macías Villamar, meglio conosciuto come “Fito”, in cui stava scontando una condanna a 34 anni  per trasferirlo a La Roca, una prigione all’interno dello stesso complesso, considerata più sicura . Ma quando la polizia è entrata nella cella di Fito, l’ha trovata vuota. Il boss era stato avvisato del suo imminente trasferimento già a Natale ed era fuggito prima di poter essere trasferito. La notizia della sua fuga ha scatenato rivolte in almeno sei carceri del Paese, con diverse guardie carcerarie prese in ostaggio.

Fito è a capo dei Los Choneros, una delle bande più potenti dell’Ecuador, che di fatto controlla il carcere. Altre bande controllano altri penitenziari. Nel 2020 l’assassinio del precedente leader dei Los Choneros, Jorge Luis Zambrano, ha prodotto ua guerra intestina  che nel febbraio 2021 portò alla morte di  79 detenuti. In seguito 123 prigionieri furono uccisi in una lotta tra bande nel carcere di Litoral, lo stesso complesso di Guayaquil da cui Fito é evaso. il leader della banda aveva avvertito che qualsiasi tentativo di trasferire lui o altri leader della banda a La Roca avrebbe innescato uno scenario in cui “ci saranno rivolte in tutte le prigioni”.

I cartelli della droga messicani e i gruppi criminali dei Balcani hanno preso piede in ‘Ecuador, nell’ambito del cambiamento prodotto dal processo di pace in Colombia, e della ridisribuzione del potere nel mondo del narcotraffico.  Con i suoi grandi porti sulla costa del Pacifico e la limitata esperienza nel trattare con le bande criminali, il Paese, un tempo immune dall’influenza dei cartelli, è diventato presto un attraente luogo di transito per i l carichi di droga.

Lo stato di emergenza ha provocato un’immediata reazione da parte delle bande. Uno degli agenti di polizia rapiti mentre erano in servizio è stato costretto a leggere una dichiarazione videoregistrata in cui avverte il presidente che “hai dichiarato guerra, avrai guerra”.”Avete dichiarato lo stato di emergenza. Noi dichiariamo che la polizia, i civili e i soldati sono il bottino di guerra”, continua la dichiarazione.

Noboa, da parte sua, ha ordinato alle forze armate di “neutralizzare” 22 bande, di cui ha fornito i nomi,  he saranno considerate “organizzazioni terroristiche”. Il più giovane presidente dell’Ecuador  è stato eletto in seguito all’assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, in agosto, con la promessa di combattere le bande che si pensa siano dietro al suo omicidio.

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