La Libia delle nuove alleanze

Il Parlamento turco si prepara al voto per l'invio delle truppe a sostegno di al-Sarray scompaginando le carte per gli Stati Europei e non solo

Nuovi scenari per la guerra in Libia con un nuovo attore protagonista: la Turchia. Stando all’annuncio fatto dal presidente  Recep Tayyip Erdogan l’8 gennaio il Parlamento di Ankara voterà l’invio dei soldati in Libia a sostegno di Fayez al-Sarraj, il primo ministro sostenuto dalle Nazioni Unite. Un sostegno che rappresenta una novità, visto che fino a pochi giorni fa Erdogan appoggiava la fazione del generale Khalifa Haftar, il cosiddetto ‘uomo forte della Cirenaica’.

Alla fine di novembre il presidente turco ha firmato un memorandum nel quale si stabiliva la creazione di un corridoio marittimo fra il Paese nordafricano e la Turchia e una zona economica esclusiva (Zee). Atto che, come abbiamo precedentemente scritto, ha fatto non poco infuriare la Grecia. In seguito a questo accordo Atene ha troncato i rapporti con Tripoli, ha aperto un canale di comunicazione con le autorità della Libia Orientale e ha espulso l’ambasciatore del governo di accordo nazionale di Sarraj.

La reazione di Haftar non si è fatta attendere e come ritorsione ha sequestrato un cargo battente bandiera dell’isola caraibica Grenada ma con equipaggio di nazionalità turca. Oltre a questo l’uomo forte di Bengasi ha promesso di abbattere le navi e gli aerei turchi che portano navi a Tripoli.

Questa nuova alleanza crea poi altri problemi non certo trascurabili in termini di equilibri regionali. L’accordo tra Sarraj e Erdogan mette in difficoltà vari stati europei. Secondo l’analisi dell’Arab Weekly riportata da Internazionale, Atene, starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di ritirare il proprio riconoscimento del governo di Sarraj e anche altri paesi europei potrebbero seguire l’esempio come Cipro (in conflitto da anni con la Turchia a causa dell’occupazione militare di parte dell’isola), ma anche Austria, Ungheria, Slovacchia. Il 13 dicembre, infatti, l’Unione Europea ha condannato l’accordo marittimo tra Libia e Turchia.

In questo scenario merita ricordare un passaggio fondamentale: la legittimità del governo di Tripoli deriva dal sostegno dalle Nazioni Unite in base all’accordo di Skhirat del 2015, ma non si può parlare di un governo democraticamente eletto.  L’unica Istituzione in Libia che possiede questa legittimità è la camera dei rappresentanti, eletta nel 2014, che però, con in primis il suo presidente, Aguila Saleh è sostanzialmente ostile al governo di Al Sarraj. Con la fine di questo sostegno lo scenario potrebbe cambiare non poco. Haftar, da parte sua, non ha alcuna legittimità internazionale ma gode di appoggi tutt’altro che ininfluenti: la Russia, stretto alleato di Ankara, l’Egitto, l’Arabia Saudita e la Francia.

di red/Al.Pi.

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