La nuova era di Israele

Nuovo accordo di governo e presidente per "ricostruire un'immagine da proiettare all'Occidente". Il commento di Eric Salerno

Una nuova era (o almeno così pare) per Israele. Nella nottata è stato infatti raggiunto un accordo per il nuovo governo, dopo mesi di incertezze e quattro tornate elettorali che non avevano garantito una maggioranza. Ieri, poi, il Parlamento ha votato anche il nuovo presidente del Paese Isaac Herzog, che prende il posto di Reuven Rivlin.

“Sia il nuovo governo che il nuovo presidente – spiega Eric Salerno, analista esperto del Medio Oriente, autore di diversi saggi sull’area, per molti anni corrispondente da Gerusalemme per “Il Messaggero” e collaboratore dell’Atlante delle guerre – nascono da una consapevolezza maturata dopo le ultime operazioni militari. In Israele si è tenuta la prima vera rivolta delle comunità arabe, stanche di essere trattate da cittadini di terzo livello e ci si è resi conto di non poter più contare sul sostengo spassionato e incondizionato degli Stati Uniti. Israele ha poi accusato anche il colpo per le voci di dissenso che si sono levate dal mondo della diaspora statunitense. Questi elementi hanno spaventato il sistema che ha optato per fornire all’esterno un’immagine più pacata e moderata”.

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Quello che si è delineato nella notte è un governo anti Netanyahu, estromesso dopo 12 anni, che dia l’impressione che il Paese non si trova sull’orlo di una guerra civile. La coalizione è composita e al suo interno troviamo anche un partito arabo (quello islamista moderato di Raam guidato da Mansour Abbas), elemento storico per Israele.

“Per prima cosa – continua Salerno – c’è da capire se l’accordo siglato reggerà fino al voto in parlamento, che potrebbe avvenire lunedì 7 giugno. Il presidente della Knesset è uno dei fedelissimi di Netanyahu e c’è il timore che possa rimandare la votazione per consentire all’ex premier di convincere alcuni a ritirarsi dall’accordo. Se anche solo uno si ritirasse salterebbe tutto”.

Quello che spicca è poi la mancanza di una linea politica condivisa. “La coalizione – prosegue – si compone di partiti che si sono combattuti alacremente e che ora si ritrovano tutti assieme senza una linea politica chiara e condivisa. Il partito arabo ha ottenuto la rassicurazione di mettere in attesa la legge sul diritto a costruire che penalizzava gli arabi e i beduini del deserto del Negev, mentre il partito di sinistra Meretz aveva richiesto misure a difesa della comunità lgbti. Misure che il partito arabo ha già smentito”.

Anche l’elezione del nuovo presidente è funzionale alla ricostruzione dell’immagine. Isaac Herzog, attuale presidente dell’Agenzia Ebraica, appartenente all’area laburista di centro sinistra, è il figlio di uno dei padri fondatori di Israele. “Sulla sua elezione – commenta Eric Salerno – non c’è stato un accordo politico vero e proprio, ma pura convenienza. Il suo nome fa parte della nobiltà ebraica e proviene da una famiglia storica e importante della diaspora. Come figura mi sembra paragonabile a Shimon Peres, che non piaceva agli israeliani ma che è stata una figura che ha saputo proiettare una buona immagine di Israele all’estero, di un Paese disponibile agli accordi. Questo nonostante sia stato poi proprio Peres ad autorizzare i primi insediamenti in Cisgiordania. Di questa stessa immagine positiva, da proiettare verso l’Occidente, Israele ha bisogno adesso e credo sia questo il motivo per cui è stato scelto. Sul piano politico interno non ha avuto molto fortune ma ostenta sicurezza”.

“È una figura che piace anche alla destra, che in questo momento deve recuperare il consenso perso dopo l’ultima operazione su Gaza. La destra israeliana ha avuto modo di capire che il Partito Democratico Usa non è più disposto ad assecondare Israele in tutto e per tutto e questo li spaventa molto sia dal punto di vista militare, che economico e soprattutto di immagine. Inoltre la destra deve anche affrontare una forte tensione interna tra chi ha accusa la dirigenza di non aver finito il proprio lavoro, ovvero occupare la Striscia di Gaza. Si tratta di sentimenti non razionali ma che buona parte dell’elettorato di destra prova”.

di Red/Al.Pi.

*In copertina Photo by Cole Keister on Unsplash

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