Panama: il Canale a secco, l’Oceano affoga le isole

L'Autorithy del Paese centroamericano  ha messo in atto  una misura restrittiva per il transito di navi nel sistema di chiuse che collegano Atlantico e Pacifico

di Maurizio Sacchi

L’Autorithy del Canale di Panama (Acp) ha messo in atto  una misura restrittiva per il transito di navi nel sistema di chiuse che collegano Atlantico e Pacifico.  Chiuse la cui alimentazione è in crisi a causa della siccità. Il transito è stato limitato a 32 navi al giorno. Dal 31 dicembre 1999 l’Autorità del Canale (Acp) ha assunto il controllo della via d’acqua. Il Canale rimane una delle principali fonti di reddito per Panama. Prima di questo passaggio di consegne, il Governo di Panama ha indetto una gara d’appalto internazionale per negoziare un contratto di 25 anni per la gestione dei porti di navigazione per container situati agli sbocchi Atlantico e Pacifico del Canale. Il contratto  è stato vinto dalla Hutchison Whampoa, una società di navigazione con sede a Hong Kong, di proprietà di Li Ka-shing.

Il riscaldamento globale colpisce Panama anche dal mare. Gardi Sugdub un’isoletta  di 1.300 abitanti, che si innalza di poco più di un metro sull’acqua, dovrà essere evacuata, a causa dell’innalzamento dell’Oceano. Secondo i dati del ministero dell’Ambiente di Panama, entro il 2050 questo tratto di Mar dei Caraibi crescerà di 0,27 metri. Già nel 2010, i residenti, tutti della comunità indigena Kuna,  hanno individuato e ripulito sulla terraferma di Gunayala un luogo adatto, donato loro da altri nativi Kuna. Il governo si era impegnato a costruire un ospedale, una scuola e 300 abitazioni e a fornire acqua potabile, sistema fognario, rete elettrica – per favorire il trasferimento. Isperyala, la nuova casa degli isolani, doveva essere inaugurata nel 2014 , poi per i ritardi nei lavori,  a febbraio 2024, e ora non sarà rispettata nemmeno la nuova scadenza del 25 settembre.

I Kuna sono originari del litorale settentrionale di Panama, ma si rifugiarono nell’Arcipelago di San Blas dopo la Conquista, per sfuggire a schiavitù, abusi e malattie importate. La Ribellione di San Blas fu una rivolta dei Kuna, per dichiarare l’indipendenza, da Panama nel febbraio 1925. Tradizionalmente gli Indiani Kuna erano in grado di comunicare  con la Colombia e di vivere pacificamente secondo le proprie leggi e abitudini. In seguito alla dichiarazione di indipendenza di Panama, il nuovo governo cercò di controllare la regione di Guna Yala e la sua gente, imponendo al suo posto una cultura occidentalizzata e ‘nazionale’. (La cultura Kuna é tuttora nota per una sua caratteristica espressione artistica, le molas,di cui qui sopra un esemplare: lavori in stoffa che, grazie a tecniche raffinate di intarsio e ricamo, rappresentano figure di grande espressività, sia aastratte che figurative). La resistenza contro questo potere sfociò nella Rivoluzione del 1925, che causò 27 morti e diede il via all’accordo di pace con gli Stati Uniti che seguì.

Questa rivoluzione è stata una conseguenza diretta della repressione da parte del governo panamense. I Kuna temevano per la loro sopravvivenza etnica, poiché le leggi del governo panamense impattavano direttamente sull’educazione, l’abbigliamento e le usanze tradizionali dei Kuna. I Kuna ricevettero il sostegno degli Stati Uniti per una regione autonoma durante il processo di mediazione, e si assicurarono l’ ampio grado di autonomia di cui godono tuttora. 

Nell’immagine del Ministero dei trasporti Usa, le nuove chiuse di Agua Clara. Nel testo riproduzione fotografica di ……….(foto di G. Camilleri)

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