Per la prima volta armi “ufficiali” degli Usa a Taiwan

Una svolta importante sul piano politico e diplomatico

di Maurizio Sacchi

Biden intende chiedere formalmente al Congresso di approvare una vendita di armi a Taiwan. Il Dipartimento di stato ha presentato al Congresso il pacchetto,  per complessivi 80 milioni di dollari. E’ un  importo modesto, rispetto alle recenti vendite militari a Taiwan, ma con una svolta importante sul piano politico e diplomatico. E’ la prima volta che Washington fornisce assistenza a Taipei nell’ambito del programma di Finanziamento Militare Estero (FMF), che prevede sovvenzioni o prestiti a Paesi sovrani. Questo contraddice gli accordi con la Cina, in cui si ammette che, come esige Pechino, l’isola sia considerata parte integrante della Repubblica popolare. Il pacchetto comprende 60 missili antinave Agm-84L Harpoon Block II e 100 missili aria-aria Aim-9X Block II Sidewinder., oltre a 655,4 milioni per l’estensione di un contratto per la sorveglianza radar.

La legislazione a stelle e strisce prevede già la fornitura all’isola delle armi necessarie per la sua difesa, ma  finora su base commerciale piuttosto che come aiuto diretto. Il Dipartimento di Stato ha insistito sul fatto che il primo aiuto in assoluto nell’ambito del FMF non implica alcun riconoscimento della sovranità di Taiwan. “Coerentemente con il Taiwan Relations Act e con la nostra politica di lunga data “Una sola Cina”, che non è cambiata, gli Stati Uniti mettono a disposizione di Taiwan articoli e servizi di difesa necessari per consentirle di mantenere una sufficiente capacità di autodifesa”, ha dichiarato un portavoce del Dipartimento.

La reazione cinese è venuta dal portavoce della ambasciata cinese a Washington, Liu Pengyu: “Gli Stati Uniti devono interrompere immediatamente la vendita di armi a Taiwan e i contatti militari con essa. Devono smettere di creare fattori che potrebbero portare a tensioni nello Stretto di Taiwan, e dovrebbero dar seguito alla dichiarazione del governo Usa di non sostenere l’’indipendenza dell’isola”. Qualsiasi contatto militare con il territorio taiwanese – sostengono i cinesi, viola infatti  il principio di ‘una sola Cina’.

Ma questa mossa del Pentagono si inquadra in una più vasta strategia. Il Vice segretario alla Difesa degli Stati uniti, Kathleen Hicks, ha dichiarato, a una conferenza sulla tecnologia militare a Washington, che “l’imperativo di innovare” è cruciale in un momento di competizione strategica con la Cina, un rivale che la Hick ha descritto come molto diverso dai concorrenti “relativamente lenti e pigri” che gli Stati Uniti hanno affrontato durante la Guerra fredda. Mentre le forze statunitensi sono state impegnate in combattimenti per 20 anni in Iraq e Afghanistan, “la Repubblica Popolare Cinese ha lavorato con concentrazione e determinazione per costruire un esercito moderno, elaborandolo con cura per smussare i vantaggi operativi di cui abbiamo goduto per decenni”, ha aggiunto Hicks.

Il principale vantaggio militare di Pechino è “la massa: più navi, più missili, più persone” , [mentre] gli Stati Uniti mantengono un vantaggio grazie alla loro capacità di “immaginare, creare e padroneggiare il carattere futuro della guerra”. L’obiettivo degli Stati Uniti è quello di “mettere in campo sistemi autonomi e in grado di resistere su scala di migliaia di persone, in più domini, entro i prossimi 18-24 mesi”, ha detto Hicks, aggiungendo che ciò  ” sarà meno costoso” e “metterà meno persone sulla linea del fuoco”. “Dobbiamo fare in modo che la leadership della Repubblica Popolare Cinese si svegli ogni giorno, consideri i rischi di aggressione e concluda: ‘oggi non è il giorno’ – e non solo oggi, ma ogni giorno, da qui al 2027, da qui al 2035, da qui al 2049 e oltre”, ha aggiunto.

Taiwan, dal canto suo, ha fatto sapere – tramite la presidente dell’isola Tsai Ing-wen – che Taipei continuerà a mantenere “moderazione e calma” di fronte alle provocazioni della Cina: “più il nemico è provocatorio e più dobbiamo essere calmi, senza permettere che l’altra parte abbia scuse improprie per provocare conflitti“. Tsai ha portato come esempio le recenti incursioni di droni cinesi alle isole Kinmen, amministrate da Taiwan e a soli pochi chilometri dalle coste del Fujian. 

Pechino ha dichiarato che “adotterà risolutamente contromisure legittime e necessarie” se gli Stati Uniti non rinunceranno alla vendita di armi a Taipei. Ma a fine settembre Joe Biden accoglierà i leader delle isole del Pacifico, per rispondere alla vicenda delle isole Salomone. Il 30 agosto, infatti, dopo un accordo con Pechino, la nazione insulare ha vietato alle navi americane di attraccare nei loro porti.

Nell’immagine esercitazioni annuali delle Forze armate di Taiwan, dall’archivio dell’Ufficio presidenziale di Taiwan

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