Sono quasi 3mila le richieste di soccorso che, da metà ottobre, gli attivisti che lavorano vicino al confine tra Polonia e Bielorussia hanno ricevuto: richieste di aiuto segno di una crisi umanitaria che è aggravata dalla mancanza di organizzazioni autorizzate a lavorare sul campo. E’ la denuncia presentata oggi in una conferenza stampa (di cui dà conto Al Jazeera), tenutasi nei boschi al di fuori di un’area protetta, da attivisti che hanno chiesto alla Polonia di concedere alle Ong maggior spazio umanitario e accesso alla gente da proteggere. Le Ong hanno mostrato foto e fatto racconti agghiaccianti di quanto avviene da settimane al confine.
I migranti bloccati al confine tra Bielorussia e Polonia verrebbero usati come “pedine politiche” dal regime Bielorusso che vuole far leva sulla Ue contro possibili nuove sanzioni: il leader bielorusso Alexander Lukashenko ha infatti minacciato di interrompere le forniture di gas all’Europa se verranno imposte nuove sanzioni e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha accusato la Bielorussia di utilizzare i migranti per destabilizzare il confine orientale dell’Europa. Una situazione che uccide, come è accaduto a un quattordicenne che sarebbe morto congelato sul lato bielorusso del confine. Le vittime sarebbero finora una decina anche se è difficile verificare le fonti.
Quanto alla Ue sta facendo pressioni sui Paesi del Medio Oriente affinché adottino misure simili a quelle adottate dalla Turchia che ha impedito a tutti i cittadini di Iraq, Siria e Yemen di volare dalla Turchia alla Bielorussia, fino a nuovo avviso. Ma la situazione è tesissima anche sul fronte militare: nel frattempo infatti paracadutisti bielorussi e russi hanno organizzato esercitazioni congiunte vicino ai confini polacchi e lituani. Ma Mosca, principale alleato del regime, respinge ogni addebito.
(Red/Est)