Se i soldi non fanno la felicità

La crescita economica è l’unico modo sicuro per aumentare il benessere soprattutto nei Paesi a basso reddito? Una ricerca suggerisce che “Ci possono essere buone ragioni per mettere in discussione questa ipotesi”

di Alessandro Graziadei*

Il detto “i soldi non fanno la felicità” ha sempre fatto un po’ sorridere. Sembra nato per consolare chi con i soldi deve farci i conti, non tanto per capire come spenderli, ma piuttosto per capire se bastano. Anni di studi e decine di economisti hanno evidenziano che è “la crescita economica” l’unico modo sicuro per aumentare il benessere delle persone anche e soprattutto nei Paesi a basso reddito. Ora lo studio  “Happy without money: Minimally monetized societies can exhibit high subjective well-being”, pubblicato in gennaio su PLOS One da un team internazionale di ricercatori guidato dall’Universitat Autònoma de Barcelona e dalla  McGill University di Montreal suggerisce che “Ci possono essere buone ragioni per mettere in discussione questa ipotesi”. Quali ragioni?

La prima è non limitare l’analisi della felicità alle società figlie di un progresso sociale ed economico che spesso si è rivelato evidentemente salvifico, perché capace di emanciparci da preoccupazioni che i soldi hanno risolto, regalandoci stili di vita più agiati, ma in molte occasioni è stato ed è ancora “scorsoio”, come lo ha ben definito il poeta Andrea Zanzotto. Per questo i ricercatori si sono proposti di scoprire come le persone valutano il loro benessere soggettivo nelle società in cui il denaro svolge un ruolo minimo e che di solito non vengono incluse nei sondaggi sulla felicità globale, scoprendo che “La maggior parte delle persone che vivono e lavorano in questi contesti ha livelli di felicità notevolmente elevati”.

 

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Per capire come la monetizzazione dell’economia influisca sul senso di benessere delle persone, i ricercatori spagnoli e canadesi hanno passato molto tempo in diverse piccole comunità di pescatori nelle Isole Salomone e in Bangladesh, due Paesi a bassissimo reddito. Per alcuni mesi, con l’aiuto di traduttori locali, hanno intervistato più volte i residenti delle aree rurali e urbane alla ricerca di informazioni su ciò che costituiva la felicità per i soggetti di studio, nonché per farsi un quadro il più possibile attendibile dei loro stati d’animo passeggeri, dei loro stili di vita, delle loro attività e anche dei livelli di reddito della famiglia…. (continua su Unimondo)

  • Caporedattore per il portale Unimondo.org                                                                                                                   In copertina uno scatto di Nick Hillier

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