di Anna Violante
Al limitare della giungla, al confine tra Thailandia e Myanmar, una decina di persone è seduta in cerchio in un prato. Le loro voci si uniscono in un canto che invoca la pace. Sulle guance di ognuno tre strisce bianche, che simboleggiano la forza dei legami familiari e della fratellanza.
Sono uomini, donne e bambini che condividono la stessa sorte. Sono esuli e rifugiati birmani scappati in Thailandia. Per tutti o quasi c’è stato un mandato di cattura subito dopo il colpo di Stato che nel 2021 ha riportato il Myanmar sotto il controllo di una feroce dittatura militare. La canzone finisce e la scena si sposta in una falegnameria, dove il gruppo è alle prese con la costruzione di una casa. La casa è una metafora, simbolo del desiderio di tornare in Myanmar, dove gli esuli sperano di convivere pacificamente con i diversi gruppi etnici del paese.
Mentre l’atmosfera all’interno della falegnameria è allegra, appena fuori, un cartello con la scritta ‘campo minato’ serve da avvertimento: chi cerca di tornare in Myanmar rischia la vita. All’improvviso appare una misteriosa ragazzina orfana, giunta dall’altra parte della giungla. Il gruppo all’inizio è diffidente, ma poi si affeziona e l’accoglie nella famiglia. A un certo punto, un uomo che aveva dovuto lasciare la figlia di pochi mesi in una scuola birmana in fuga dall’esercito le dà una carezza spaventandola, ma presto viene chiarito che non aveva cattive intenzioni e si ristabilisce l’armonia. Tormentato dal senso di colpa per la perdita della sua bambina, l’uomo scompare. Improvvisamente, la comunità è scossa dallo scoppio di una bomba. Troppo rischioso andare ad accertare l’accaduto, ma lo spettatore capisce che l’uomo è saltato per aria. Il gruppo si riunisce ancora sul prato, cantando un canto di dolore: “Siamo uniti, anche nella pena. Non permetteremo alla nostra famiglia di cadere”. Di fronte alle avversità, prevale la resilienza.
Girato con un iPhone 13, il film è il primo musical nella storia del Myanmar. “Ho deciso di fare un musical perché sono un cantante e volevo dimostrare che la creatività non può essere fermata dalla tirannide dei militari”, ci racconta l’autore e regista Lynn Lynn. Lynn Lynn era già un musicista e compositore di fama nel suo Paese quando decise di mettersi al servizio di Aung San Suu Kyi come guardia del corpo durante le campagne politiche dal 2010 al 2020, pur mantenendo la sua attività di cantante. Riflettendo sul suo percorso creativo, ci dice: “Compongo canzoni per me stesso e per altri cantanti dai primi anni 2000, ma non ho mai avuto la libertà di esprimere del tutto le mie idee. Anche durante la transizione democratica, certe regole dovevano essere rispettate. Le mie canzoni non sono strettamente politiche, parlano di solidarietà umana, invocano la pace e l’armonia”.
Il temperamento gentile di Lynn Lynn emerge anche quando parla, ed è difficile immaginarlo una persona pericolosa. Invece, lui e sua moglie, la nota attrice Chit Thu Wai, hanno ricevuto un mandato di cattura per essersi espressi contro il colpo di Stato, e la loro casa è stata sigillata dal consiglio militare. Sono arrivati a Mae Sot dopo mesi di clandestinità. Quando Lynn ha deciso di fare un musical che potesse raggiungere un pubblico universale e sensibilizzarlo sulle sofferenze del popolo birmano, sapeva dei pericoli che avrebbe comportato girare a Mae Sot, città di confine con il Myanmar, dove spie dei militari avrebbero potuto rapirlo o fare del male lui e al suo cast. In più, ci racconta: “In quanto rifugiato, è difficile ottenere il permesso di girare dove vuoi, quindi ho dovuto farlo di nascosto”. “The Way” ha avuto molti riconoscimenti, tra cui il premio per il ‘Miglior Film girato con un telefonino al Festival di Cannes nell’aprile 2023’ e i premi “Festigious” come Miglior Musical, Miglior Regista esordiente e miglior colonna sonora. Purtroppo, però, Lynn Lynn non è riuscito a partecipare a nessun festival a causa del suo status di rifugiato che, come ci dice, gli ha impedito di lasciare la Thailandia.
Alla domanda: “In quanti paesi è stato proiettato il film?” Risponde: “Finora è stato proiettato in 15 paesi, all’incirca 40 volte. Ma il giro del mondo continua”. Le proiezioni più recenti sono state a Milano e Roma, di fronte a un’ampia folla di esuli birmani. Lynn Lynn si è unito al suo pubblico online, alla fine del film. Tutti i partecipanti all’evento hanno fatto offerte in denaro da inviare alla resistenza in Myanmar, che sta finalmente guadagnando terreno contro l’esercito e ha bisogno di sostegno finanziario più che mai per comprare cibo, medicine e tanti altri beni di prima necessità alle decine di migliaia di sfollati che lasciano le loro case bombardate o assalite, saccheggiate e date alle fiamme dai militari.
L’ultima domanda a Lynn Lynn riguarda il suo futuro artistico. “Ora sto lavorando alla post-produzione di nuove canzoni, collaboro con altri musicisti, ma è difficile incontrarsi, dobbiamo farlo online, ognuno fa una piccola parte, poi le metteremo tutte insieme. Ho un messaggio per i produttori italiani,” conclude, “Collaborate con noi. La nostra voce deve essere ascoltata”.