Tunisia, i giovani contro il governo

di Andrea Tomasi

L’onda rivoluzionaria ha un nome evocativo: «Che cosa aspettiamo?». Giovani contro il sistema, contro la corruzione che uccide qualsiasi speranza di futuro, perché se la macchina è corrotta, anche il lavoro o la prospettiva di un lavoro non c’è.

«Che cosa aspettiamo? (Fesh Nestanaou?)» chiedono i ragazzi nelle piazze. E così, in Tunisia, partono i lacrimogeni e così si prendono d’assalto i supermercati.

«Vogliono farci passare per terroristi – dice Henda, la leader, che ha 34 ed è una blogger -, ma noi siamo solo contro la marginalizzazione, la cattiva gestione delle risorse. Chiediamo di rivedere l’Iva, le tasse, le spese sociali, di combattere la corruzione. Ci sono stati episodi di saccheggio, ma il messaggio è un altro: di questa classe politica, non ci fidiamo più. Non vediamo la luce in fondo al tunnel» racconta al Corriere della Sera.

La gente protesta a Tebourba, a Thala, Feriana, Sbeitla Djerba (dove è stata attaccata una sinagoga), Nabeul e Sidi Bouzid, «la cittadina – spiega il Fatto Quotidiano – dove nel dicembre del 2010 l’ambulante Mohammed Bouazizi si diede fuoco in protesta contro l’abuso di potere della autorità locali, dando così il via all’ondata di proteste che destituì Ben Ali dopo 24 anni di dittatura».

La situazione del Paese è preoccupante. Il debito si mangia tre quarti del Pil, «un tunisino su tre senza lavoro». L’economia è basata sull’olio (e non basta l’export verso l’italia dove l’olio tunisino viene spacciato per olio del Belpaese per risollevare le sorti dello stato africano).

La ricchezza, quella concentrata nelle mani di pochi e dove il popolo può avere solo le briciole, è quella data dalla produzione di datteri e quella data dall’emigrazione.

«Il turismo è colato a picco per il terrorismo arrivato dalla Libia». L’import alimentare solo quest’anno è cresciuto del 22% e costringe a comprare all’estero tutto, dallo zucchero al latte.

Il premier Yousef Chahed pare non essere in grado di affrontare il malcontento e di risolvere i problemi che vengono posti con forza da chi è sceso in strada per manifestare contro il governo. Il consenso del presidente è in caduta rapida.

Parla di strumentalizzazioni politiche della sinistra del Fronte Popolare e di vandalismi fomentati dalle organizzazioni criminali.

L’opposizione parla di «fallimento della coalizione di governo». È sempre il Corriere a spiegare che Chahed «sembra ormai scaricato dal suo partito – “I laici di Nidaa Tounes” – e dal suo mentore, il vecchio presidente Beji Caid Essebsi. Anche i suoi alleati, gli islamisti di Ennahda e il potente sindacato Ugtt, sono in imbarazzo e litigano fra loro: questo ad accusare quelli d’essere dietro le rivolte, i Fratelli musulmani a rinfacciare alla sinistra di volere il tanto peggio tanto meglio (…) Il distacco, è la piaga tunisina: il Palazzo di qua, le periferie di là. In mezzo, un popolo che può sperare solo d’imbarcarsi sul Mediterraneo o di combattere per la jihad».

Intanto, mentre scriviamo, l’agenzia Ansa fa sapere che le forze dell’ordine tunisine hanno riportato ristabilito la calma su tutto il territorio nazionale a partire dalla serata di giovedì. Lo ha affermato il portavoce del ministero dell’Interno Khalifa Chibani parlando di 778 persone arrestate negli scontri delle ultime notti tra gruppi di giovani manifestanti e forze di polizia. Tra gli arrestati anche sedici estremisti islamici. Numerosi i feriti tra gli agenti e i danni ad autoveicoli, mezzi e beni delle forze di sicurezza.

«Chibani ha ribadito che le proteste violente degli ultimi giorni non hanno nulla a che vedere con le manifestazioni legittime contro l’aumento dei prezzi ed il carovita definendole piuttosto come atti vandalici, tentativi di saccheggio, devastazioni di beni pubblici e privati ad opera di gruppi di violenti».

Le proteste sono state “sedate” dalle forze di polizia a Siliana, Kasserine, Cite Bourji, Douz, e nei quartieri Cité Ettadhamen, Ibn Sina, El Mourouj, nei dintorni di Tunisi.

 

 

 

 

http://www.corriere.it/esteri/18_gennaio_11/tunisia-rivolta-periferia-che-chiede-piu-lavoro-meno-corruzione-d0a33ad4-f705-11e7-b0f9-ae3913959e9e.shtml

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/11/tunisia-proteste-e-scontri-giovani-chiedono-pane-e-giustizia-sociale-tasse-aumentano-e-occupazione-cala/4086259/

 

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2018/01/12/tunisia-ministero-ristabilita-la-calma-in-tutto-paese_d0abd8f6-dfae-45a9-bec7-5f559cd632e7.html

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