Conflitti e pochi diritti in Africa Subsahariana

Dove i diritti umani non sono rispettati il conflitto è in corso o più vicino. In questa ottica, quindi, la situazione altamente conflittuale dell’Africa Subsahariana merita un’attenzione particolare.

La condizione dei diritti umani è stata analizzata dalle ong Amnesty International e Human Right Watch nei loro ultimi report. Il 2017 è stato caratterizzato da una violenta repressione nei confronti di manifestanti pacifici e da attacchi a oppositori politici, difensori dei diritti umani, organizzazioni della società civile, blogger o giornalisti.

In oltre 20 paesi, le autorità hanno negato alle persone il diritto di protestare pacificamente, fatto un uso eccessivo della forza, vessazioni e arresti arbitrari.
Per fare alcuni esempi: la polizia in Kenya è intervenuta contro i manifestanti dell’opposizione, anche sparando proiettili veri e gas lacrimogeni e provocando decine di morti.

In Togo, almeno 10 persone sono state uccise durante la repressione delle forze di sicurezza, che hanno picchiato i manifestanti e sparato gas lacrimogeni e proiettili veri.
Un caso anche in Sierra Leone, dove, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sugli studenti.

La ong rileva che “l’implacabile violenza contro i civili nel contesto degli annosi conflitti è stata aggravata dall’immobilità politica nel risolvere queste crisi. Le violazioni dei diritti umani e gli abusi compiuti nel corso dei conflitti, compresi crimini di diritto internazionale, sono rimasti costantemente impuniti”.

Anche Human right Watch ha rilevato le difficoltà dell’area: l’organizzazione in particolare sottolinea che alcuni presidenti hanno esteso o rimosso, il limite dei mandati governativi e che le proteste sono state represse con il sangue.

Un’attenzione particolare, poi, è quindi da dedicare ai conflitti dell’area. I conflitti e le guerre in corso in molti paesi dell’area sono stati caratterizzati da gravi violazioni dei diritti umani e violazioni del diritto internazionale umanitario.

Anche qui facciamo qualche esempio. Nel Sudan del Sud decine di migliaia di civili sono stati sfollati con la violenza, mentre le forze governative bruciavano, bombardavano e saccheggiavano sistematicamente le loro abitazioni e proseguivano i continui episodi di violenza sessuale.

Dalle rilevazioni di HRW tutte le parti in conflitto hanno commesso abusi che si qualificano come crimini di guerra, compreso il saccheggio, attacchi indiscriminati contro i civili e la distruzione di proprietà civili, arbitrarie arresti e detenzioni, pestaggi e torture, sparizioni forzate, stupri compresi lo stupro di gruppo e le esecuzioni extragiudiziali. Alcuni abusi possono anche costituire crimini contro l’umanità.

L’ONU ha descritto il Sudan del Sud come uno dei luoghi più pericolosi al mondo anche per gli
operatori umanitari. HRW segnala almeno 83 morti dall’inizio del conflitto nel dicembre 2013, con 16 nel 2017 da solo.

In Sudan, la situazione umanitaria e della sicurezza negli stati del Darfur, del Nilo Blu e del Kordofan del Sud è rimasta disastrosa, con diffuse violazioni del diritto internazionale uma¬nitario e delle norme sui diritti umani.

Situazione drammatica anche nella Repubblica Centrafricana (Central African Republic – Car) dove sono da tempo riprese le ostilità.

Human Rights Watch ha documentato le uccisioni di almeno 249 civili (anche se il numero effettivo di morti è probabilmente significativo più alto) tra maggio e settembre 2017 da parte di vari gruppi armati, poiché la violenza è aumentata in molte parti del paese.

E ancora nella Repubblica Democratica del Congo, dove la violenza senza precedenti nella regione del Kasaï ha causato migliaia di morti, in Nigeria con gli attacchi di Boko Haram e le violenze delle forze di sicurezza. Forze di sicurezza sotto controllo, poi, anche in Camerun.
Gruppi armati, tra cui al-Shabaab e Boko haram, hanno perpetrato abusi e attacchi contro i civili in paesi come Camerun, Car, Drc, Mali, Niger, Nigeria e Somalia.

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