di Maurizio Sacchi
In un evento tenutosi nella piazza principale di Bogotà, il Ministro della Difesa della Colombia, Iván Velásquez, si è scusato con i familiari delle vittime della cosiddetta pratica dei “falsi positivi”. Un’inchiesta ha rilevato che 6.402 civili sono stati uccisi dall’esercito tra il 2002 e il 2008 e spacciati per ribelli. Le vittime erano giovani provenienti principalmente dai quartieri poveri della capitale, attirati con promesse di lavoro nelle zone rurali della Colombia, dove poi soldati li giustiziavano; venivano poi vestiti con divise della guerriglia o gli mettevano in mano delle armi. L’obiettivo era quello di dare l’impressione di stare avendo il sopravvento sul gruppo guerrigliero delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC). I soldati hanno testimoniato di aver ricevuto pressioni dai loro superiori per aumentare il loro ‘tasso di uccisioni’ e di come sarebbero stati ricompensati con promozioni o giorni di licenza.
“Siamo qui davanti alle vittime, alla società colombiana, alla comunità internazionale, per chiedere scusa”, ha detto Velásquez. Il Presidente Gustavo Petro ha anche chiesto perdono per quello che ha paragonato a un “genocidio”. Nell’evento in Plaza de Bolivar, a cui hanno partecipato le madri di alcune delle vittime, il Ministro della Difesa ha definito le uccisioni “vergognose”. Il comandante dell’esercito colombiano, Luis Ospina, ha detto che “sono stati commessi atti dolorosi da parte di membri dell’esercito nazionale che non sarebbero mai dovuti accadere”.
Intanto anche con l’ultima fazione in armi, l’Estado Mayor Central dei dissidenti delle FARC, si è avviato il processo di pace. Il primo round di negoziati con l’ECM si terrà nella città nord-orientale di Tibú, vicino al confine con il Venezuela. Il cessate il fuoco è entrato in vigore formalmente il 16 di ottobre. L’EMC-FARC era diventato sempre più potente dopo l’accordo di pace del 2016 tra il Governo colombiano e il gruppo guerrigliero. Consegnarono le armi 7.000 membri. In seguito, l’EMC ha aumentato la sua presenza nei territori precedentemente occupati dalle FARC. Il Governo ha dichiarato di ritenere che fosse coinvolto nel traffico di cocaina, nell’estrazione mineraria illegale e negli attacchi alle truppe colombiane. Un precedente cessate il fuoco con l’EMC-FARC, attuato il 31 dicembre 2022, è stato sospeso a maggio dopo che i combattenti hanno ucciso quattro ragazzi indigeni – di età compresa tra i 14 e i 16 anni – che erano stati reclutati con la forza come combattenti del gruppo, ma che poi erano fuggiti.
Anche dall’ONU arriva un riconoscimento alla politica di pace di Gustavo Petro. Carlos Ruiz Massieu, Rappresentante Speciale e capo della Missione di Verifica delle Nazioni Unite in Colombia, presentando l’ultimo rapporto del Segretario Generale, ha affermato che l’impegno per una riforma rurale completa, come stabilito nell’Accordo finale per la fine del conflitto, oltre alle nuove iniziative di dialogo per la pace, sono state le caratteristiche salienti del primo anno di amministrazione del Presidente Gustavo Petro.
Massieu ha sottolineato le importanti azioni politiche intraprese, in un anno caratterizzato da sostanziali stanziamenti di bilancio per la riforma rurale e la sua priorizzazione nel Piano di Sviluppo nazionale, nonché un maggiore dialogo con le organizzazioni contadine e di proprietari terrieri. Il Rappresentante Speciale e capo della Missione di Verifica delle Nazioni Unite in Colombia ha tuttavia aggiunto che tali iniziative sono tuttora messe a rischio dalle minacce dei gruppi armati illegali.
Il Rappresentante Speciale dell’ONU ha poi invitato le autorità a continuare a prendere misure urgenti e concrete per proteggere gli ex combattenti, quasi 400 dei quali sono stati uccisi dalla firma dell’Accordo finale. Sono arrivati di recente 31 dei 68 osservatori internazionali autorizzati dal Consiglio, dispiegati specificamente per il monitoraggio e la verifica del cessate il fuoco bilaterale, entrato in vigore bilaterale a partire dal 16 ottobre. Il rapporto conclude: “In tempi di tensioni in tutto il mondo, il caso della Colombia è un chiaro promemoria del fatto che anche i conflitti più radicati possono essere risolti attraverso il dialogo, e un invito a non desistere mai nella ricerca della pace”.
Per saperne di più, leggi la nostra scheda conflitto sulla Colombia
Nell’immagine, una protesta dei familiari dei “falsi Positivi”