Doomsday Clock: a 90 secondi dalla mezzanotte nucleare 

Riflessioni a margine dell'orologio atomico inventato dai membri del Bulletin of the Atomic Scientists

di Laura Tussi 

Si lanciano al Mondo intero proclami di minaccia sulla catastrofe globale, con prese di posizione fisse, paranoiche, psicotiche sul first use nucleare. Così si chiude il pianeta dei figli delle stelle, dell’epoca planetaria terrestre secondo il gruppo di scienziati contro il nucleare che presiedono un’importante istituzione planetaria il Doomsday clock ossia l’orologio dell’apocalisse atomica.

Questo orologio scientifico ormai segna 90 secondi che ci separano dalla mezzanotte nucleare. Un tempo mai registrato dopo Hiroshima e Nagasaki. Un tempo mai registrato in piena Guerra Fredda durante la congiuntura salvifica di Kennedy, Krusciov e Papa Giovanni XXIII, in cui si registravano sei minuti dalla mezzanotte atomica. Nel complesso possiamo dire che l’umanità intera ormai ha perso il diritto alla felicità; perché il genere umano ha il diritto e il dovere di vivere senza il terrore della scissione nucleare, di vivere felice, senza l’incubo nucleare, senza il rischio dell’ecatombe atomica e dell’escalation dell’atomo. L’Onu dovrebbe applicare il diritto alla pace che è già suggellato nel diritto internazionale e incardinato in esso con i documenti e i trattati internazionali come l’accordo TPAN/TPNW, per l’abolizione delle armi nucleari, le carte della terra, le cop per il clima, la dichiarazione universale dei diritti umani.

Insomma è il caso di dire proprio il bene contro il male. Un male che l’uomo ha costruito con le sue stesse mani, con la scienza maldestramente utilizzata, con le regole della fisica distorte. Il male della catastrofe. Nella catastrofe che implica la distruzione dell’umanità e il suo annientamento. Vale a dire la scomparsa della cultura, della storia e della presenza dell’essere umano nell’universo, come figlio delle galassie e delle stelle per menzionare la grande e saggia astrofisica Margherita Hack.

Forse siamo l’unica specie pensante e raziocinante in questa infinità di universi, di galassie, di costellazioni partorite dal maestoso e incommensurabile e infinitesimale Big Bang: il principio del tutto. Il nucleare dovrebbe distruggere tutta questa meraviglia, l’essere umano e il suo sogno, un microcosmo nel cosmo, che appunto in termini laici chiamiamo cosmo, dal greco, un ordine predefinito dalla casualità ancestrale e cadenzato dai movimenti dei pianeti, dalla ciclicità degli astri, dall’astrofisica delle galassie di costellazioni? Noi esseri umani così insignificanti, come pulviscoli infinitesimali, in questo infinito spazio e che non riusciamo nemmeno a conoscere e riconoscere e forse accogliere la presenza di altre entità extraterrestri pensanti e raziocinanti come noi stessi, come l’essere umano, nella immensità universale.
La grande colpa, il grande peccato, l’immenso sacrificio, il brutale sacrilegio è la distruzione di un pulviscolo, come l’umanità intera, di saggezza, di sapere, di storia negli archivi del passato.

L’umanità sia nel bene e sia purtroppo nel male che la caratterizza con le sue guerre, i suoi massacri, le stragi, i conflitti armati e tutta la distruzione che ha apportato nella storia è però già di per sé stessa un valore grande di saggezza e di esistenza intelligente e intellettiva presente a livello planetario nell’universo. Noi ragioniamo e pensiamo e sogniamo. L’umanità è un valore troppo grande per essere cancellato dalle storie di tutti i tempi e di tutte le stratosfere stellari.

I 90 secondi che ci separano dalla mezzanotte nucleare farebbero rabbrividire scienziati come Einstein e Russell e anche intellettuali come Carlo Cassola che, con il suo saggio veramente rivoluzionario dal titolo La rivoluzione disarmista, prevedeva un tempo minimo di esistenza e sopravvivenza dell’umanità dopo gli anni duemila. Cassola per il suo saggio che prendeva una posizione netta contro il nucleare e contro l’arma atomica è stato sempre messo alla berlina, al bando dall’establishment dell’epoca durante gli anni settanta del novecento proprio per queste sue convinzioni e questo suo giusto pensiero. Si dice che per questo pensare insopportabile di morte che lo arrovellava e attanagliava, ossia l’estinzione dell’umanità per mano dell’uomo con l’arma nucleare, Cassola sia morto di decadimento cognitivo cerebrale, come se il suo cervello non fosse riuscito a concepire un dolore così immane. I nostri figli e i nostri nipoti, i nostri pronipoti e i nostri avi e trisavoli, proprio non rimarrà più niente di noi e del loro ricordo e delle rimembranze delle esistenze e della storia umana e nemmeno una traccia della nostra vita e esistenza in tutto l’universo?

Dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze e la nostra costante acribia di attivisti ecopacifisti per la pace planetaria nel non smettere mai di denunciare questa nostra condizione di guerra e di barbarie, fugace, effimera, fallace e non dobbiamo mai smettere di usare tutte le riviste per cui scriviamo per urlare con il tramite della scrittura che noi abbiamo il diritto e il dovere di continuare a vivere nella felicità di una madre terra liberi dall’incubo nucleare.

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