Elezioni, fattore Kappa

di Andrea Tomasi

Kappa, come Kenya, come Kenyatta: il nome di una famiglia che nel Paese significa governo. In agosto nel Paese si andrà al voto, ma gli osservatori interni ed esterni parlano già di «pericolo brogli elettorali» e di caos. Il nuovo sistema è stato introdotto con la Costituzione del 2013, che però – si dice – non è ancora «collaudata». È previsto anche l’utilizzo del voto elettronico, ma nulla pare pronto e in pochi si considerano il sistema «affidabile». Il presidente Uhuru Kenyatt – scrive Bianca Saini su Nigrizia–  ha firmato un emendamento alla nuova legge elettorale che permette alla Commissione elettorale indipendente (Ibec – Indipendent and boundary electoral commission) di adottare il voto (e lo spoglio) manuale in alternativa a quello elettronico previsto dalla legge, in caso di necessità. Nel 2013 Kenyatta fu proclamato vincitore al primo turno per una manciata di voti. Raila Odinga, il maggior candidato di opposizione, si appellò, senza successo, alla Corte Suprema. Nel 2013 le violenze che una simile situazione avrebbe potuto provocare furono molto limitate. Parecchi analisti osservarono che il caso aperto alla Corte penale internazionale contro il presidente, il vice-presidente e diversi altri eminenti politici per le violenze post elettorali del 2007- 2008 era stato un potente deterrente». Tutti impuniti e in questo clima ci si avvia verso nuove elezioni. Kenyatta, oggi dato per favorito, assicura che non ci saranno disordini, che tutto filerà liscio, che non ci saranno violenze. In realtà pochi mesi fa anche i vescovi del Paese hanno lanciato l’allarme. Si parla di accuse reciproche, di brogli. Insomma si starebbe lavorando per truccare le elezioni. E, come a volte accade, a queste operazioni, parteciperebbero anche altri Paesi. «Pochi giorni fa – si legge sempre nell’articolo di Saini – la polizia ugandese ha dichiarato di aver trovato una parlamentare della coalizione Jubelee – che sostiene il presidente Kenyatta nella corsa per un secondo mandato – mentre reclutava illegalmente votanti in un villaggio appena oltre il confine tra i due paesi. La registrazione dei keniani all’estero è prevista, infatti, solo nel prossimo mese di marzo». «Uhuru Kenyatta – scrive The Post Internazionale – è figlio di Jomo, primo presidente del Paese. «Uhuru, sposato e con tre figli, ha studiato scienze economiche e politiche all’Amherst College, nel Massachusetts (…).  È membro di una delle famiglie più potenti e ricche della nazione. Il suo nome era sino allo scorso anno nella classifica di Forbes degli uomini più ricchi dell’Africa. E i Kenyatta vantano un patrimonio immenso, nel settore assicurativo, edile, delle banche e dei media. Controlla il network televisivo K24, oltre a radio e giornali. Ha inoltre proprietà terriere infinite, acquisite dal padre nell’Era post coloniale, secondo alcuni in modo controverso. Più di 200mila ettari, concentrati nella Rift Valley e sulla costa». Nel 2014 il Fatto Quotidiano scriveva di come Kenyatta era stato messo alla sbarra per i crimini da li perpetrati nel corso degli anni. «I fatti contestati – scriveva Massmiliano Sfregola -, un fardello di reati da far venire la pelle d’oca (omicidio, spostamento forzoso di popolazioni, stupro, persecuzioni su base etnica, tortura) sarebbero stati orchestrati all’indomani delle elezioni del 2007 dal politico, figlio del primo presidente del Kenya post-coloniale, e dal suo vice Joseph Ruto, all’epoca dei fatti su schieramenti avversi: secondo la ricostruzione dei fatti avvalendosi di un’alleanza con Mungiki, una pseudo-setta criminale, Kenyatta sarebbe stato il mandante degli scontri che hanno causato la morti di quasi 1300 civili (…)  Il procedimento si è perso nei mille trabocchetti tesi dall’amministrazione africana (…) Il governo Kenyatta ha fatto un lavoro certosino presso l’Unione Africana e ne ha fatto uno altrettanto efficace presso i partner occidentali, ricordando loro che guida uno dei motori economici del continente africano, un prezioso argine al terrorismo nel disastrato quadrante orientale del continente».

 

 
http://www.tpi.it/mondo/kenya/chi-uhuru-kenyatta

http://www.nigrizia.it/notizia/cattive-premesse/notizie

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/10/uhuru-kenyatta-accusato-di-crimini-contro-lumanita-le-ragioni-della-possibile-archiviazione/1150288/

foto tratta da http://www.hapakenya.com/2014/08/14/why-uhuru-is-the-coolest-kenyan-president-so-far/

Tags:

Ads

You May Also Like

Liberate quei giornalisti

Sette anni di prigione ai reporter birmani Wa Lone e Kyaw Soe Oo della Reuters.  La loro colpa? Aver cercato la verità nel  caos di un conflitto. Un coro internazionale ne chiede la scarcerazione

E’ una sentenza choc quella pronunciata ieri in Myanmar contro Wa Lone e Kyaw ...

Il dramma del Nagorno Karabakh

Intervista a Max Floriani, poeta, compositore e politico italiano che vive in Armenia che propone il riconoscimento come Stato dell'enclave

di Teresa di Mauro  E’ passato già quasi un mese da quando, il 27 ...