Etiopia, censurate le braccia a X

di Ilario Pedrini

In Etiopia nessuno ha visto e nessuno vedrà le immagini del maratoneta etiope Feysa Lilesa al traguardo. Dopo avere esultato per la medaglia d’argento alle Olimpiadi Rio, l’uomo ha incrociato le braccia: un gesto di protesta nei confronti del governo, colpevole di bersagliare la popolazione Oromo, un gruppo etnico che vive al confine con il Kenya. «Ci ammazzano, ci mettono in prigione. Le persone spariscono: molti membri della mia famiglia non ci sono più, compreso mio padre» ha dichiarato anche ai microfoni di sportmediaset.it. Nessuno ha visto e vedrà quelle immagini, nessuno ha sentito e potrà sentire le sue parole perché quello spezzone di audiovideo è stato censurato. «Il gesto delle braccia a X è quello usato dalla popolazione Oromo nelle proteste contro le forze dell’ordine. Scontri violenti: secondo Amnesty International 67 persone sono state uccise in quella regione nell’ultimo periodo». Arrivato ai Giochi da etiope, li lascia da rifugiato. «Vogliamo la pace. I Paesi occidentali appoggiano il governo, che ruba la terra e ammazza le persone. Siamo disperati, ripeterò il mio gesto all’infinito». Ripercussioni in arrivo per l’atleta? Il governo etipoe commenta: «Nessun provvedimento». Eh già… perché, per ora, i riflettori dei media sono puntati su di lui e «un’azione punitiva» sarebbe un boomerang in termini di comunicazione sull’esterno. «Anche se non è possibile esprimere una posizione politica ai Giochi Olimpici, l’atleta sarà accolto al ritorno a casa insieme agli altri membri della squadra olimpica etiope», ha detto il portavoce del governo Getachew Reda all tv Fana Broadcasting Corporation. «Feyisa Lilesa – spiega Buongiorno Africa – è di etnia Oromo, che costituisce la maggioranza della popolazione in Etiopia. Al potere, da quando fu rovesciato il dittatore Menghistu, nei primi anni novanta, ci sono i Tigrini, minoranza etnica molto potente che è ormai radicata in tutte le pieghe del potere. E per non perderlo non rinuncia a mettere in atto una durissima repressione». Poche settimane fa, durante le proteste in varie città, la polizia ha sparato sulla folla. Un centinaio di morti. «La protesta aperta contro il regime è cominciata con le elezioni del 2005 perse dal partito al potere, che però mise in atto brogli e non modificò nulla nella geografia del potere. Anche in quelle proteste ci furono decine, forse centinaia di morti e migliaia di arresti. Da allora si è proceduto così: Tigrini inamovibili dal potere, trasformati praticamente in una oligarchia di potentissimi e il resto del paese schiacciato». Gli Oromo – scrive il Post – ce l’hanno con il governo federale «perché ritengono di essere discriminati ed emarginati», nonostante siano la principale comunità etnica del paese: «Le proteste degli Oromo iniziarono lo scorso novembre, quando si seppe dell’esistenza di un piano che prevedeva l’estensione della capitale Addis Abeba all’interno dell’Oromia. Diversi contadini Oromo protestarono contro il piano, perché temevano che ci potesse essere il pericolo di una confisca delle loro terre. Del piano poi non se ne fece niente, ma gli Oromo non smisero di manifestare, includendo nuove questioni come le violazioni dei diritti umani». Secondo Human Rights Watch, negli ultimi otto mesi sono stati uccisi più di 400 manifestanti Oromo che hanno preso parte alle proteste contro il governo.

 

 

Un gesto coraggioso che svela la vera Etiopia

http://www.ilpost.it/2016/08/08/cosa-sta-succedendo-in-etiopia/

http://www.sportmediaset.mediaset.it/speciale/rio2016/rio-2016-lilesa-e-il-gesto-delle-manette-160-se-torno-in-160-etiopia-mi-uccidono-_1114609-201602a.shtml

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Sullorlo-della-guerra-tra-Etiopia-ed-Eritrea-.aspx http://www.buongiornoafrica.it/un-gesto-coraggioso-che-svela-la-vera-etiopia/6134

foto tratte da www.flotrack.org

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