Gli Usa: una coalizione per difendere le petroliere

Richiamo agli alleati:una flotta congiunta nello stretto di Hormuz

“Ci stiamo impegnando con un certo numero di Paesi, per vedere se possiamo mettere insieme una coalizione che assicuri la libertà di navigazione, sia nello stretto di Hormuz che in quello di Bab el-Mandeb”, ha detto il generale Joseph Dunford, presidente del Joint Chiefs of Staff, la più alta carica delle forze armate degli Stati uniti. Dunford ha detto che il Pentagono ha sviluppato un piano specifico, e che pensa che entro un paio di settimane si chiarirà quali nazioni siano disposte a unirsi allo sforzo. Secondo la proposta, una coalizione di nazioni pattuglierebbe le acque strategiche nella zona del Golfo, e il mare tra la penisola arabica e il Corno d’Africa. John Hendren di Al Jazeera riferisce da Washington che Trump ha dichiarato al riguardo che “gli Stati Uniti non dovrebbero pagare per questo, dovrebbe essere una forza militare internazionale”.

Mark Esper, segretario alla Difesa Usa, aveva sollevato il problema il mese scorso con funzionari alleati al quartier generale della NATO, ma nessuna nazione era pronta a impegnarsi a partecipare. Esper ha detto che i piani avrebbero dovuto essere ulteriormente perfezionati. Dunford ha detto che ha discusso la questione martedì con Esper e il Segretario di Stato Mike Pompeo, e che si sta raggiungendo un accordo.”Ci stiamo preparando ora per trasferirci”, ha detto Dunford a un piccolo gruppo di giornalisti a Fort Myer, in Virginia. “Abbiamo un concetto abbastanza chiaro di ciò che vogliamo fare.” Ha suggerito che il progetto potrebbe iniziare con una piccola coalizione.”Questo sarà graduale, quindi con un piccolo numero di aderenti possiamo far partire una prima missione, e la espanderemo man mano che aumenterà il numero di nazioni che vorranno partecipare”, ha affermato.

E’ l’ultima mossa della partita delle sanzioni a Tehran, iniziata con l’uscita degli Stati uniti dal trattato internazionale sul nucleare iraniano, che l’amministrazione Trump ritiene debole e pericoloso. Nelle acque a sud dell’Iran la tensione ha già visto due episodi di attacchi a petroliere, di cui Tehran nega la paternità, e l’abbattimento di un drone militare Usa, riconosciuto invece dall’Iran. E che ora vede il ritorno in forze della flotta a stelle e strisce, non solo per difendere le petroliere che trasportano il 20% del petrolio mondiale, ma anche per assicurarsi che l’Iran non possa esportare il proprio greggio.

E l’Europa che fa? Emmanuel Bonne, consigliere del presidente francese, si incontrerà oggi con il segretario del Consiglio supremo della sicurezza nazionale Ali Shamkhani a Teheran.
Durante l’incontro, si esaminerà l’adesione dei paesi europei al JCPOA – il nome ufficiale dell’accordo nucleare del 2015 – e saranno discussi i meccanismi per contrastare le sanzioni unilaterali di Washington.
In una intervista all’Iran Times, Ali Vaez, direttore del programma Iran International Crisis Group, afferma che “gli stati europei non hanno quasi alcuna influenza sul calcolo del rischio del loro settore privato, e il loro settore finanziario è profondamente intrecciato con l’economia statunitense”.
D. Secondo alcuni rapporti, la Francia ha deciso di provare a concepire gli Stati Uniti per tornare a JCPOA. Può essere vero?
R: Né la Francia né nessun altro paese è in grado di ripristinare lo status quo ante. Ma potrebbero essere in grado di facilitare le discussioni tra l’Iran e gli Stati Uniti. Il problema è che il Presidente Trump sembra non essere interessato né a schemi multilaterali né a condividere il merito con gli altri. Nella migliore delle ipotesi, i mediatori possono cercare di ridurre le tensioni e guadagnare tempo, nella speranza che prevalgano teste più lucide.

Intanto , al largo della costa di Gibilterra, i britannici Royal Marines sono saliti a bordo della superpetroliera iraniana Grace 1, e l’hanno sequestrata, con l’accusa di aver violato le sanzioni, portando petrolio in Siria. Secondo la dichiarazione dello Stato maggiore iraniano, la marina britannica ha catturato l’imbarcazione, in rappresaglia per la mossa “diretta, trasparente e coraggiosa” da parte dell’esercito iraniano di abbattere un intruso drone spia U.S. il mese scorso. E ha negato che la petroliera possa attraccare in Siria, che non avrebbe porti attrezzati a riceverla. L’Iran ha condannato la mossa del governo britannico come “pirateria marittima” e ha convocato l’ambasciatore britannico per tre volte in segno di protesta. Teheran ha promesso di impiegare tutte le sue capacità politiche e legali per garantire il rilascio della nave e difendere i suoi diritti.

(Red/ma.sa)

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