La guerra del fuoco

Gli incendi in Australia hanno provocato una catastrofe ambientale: reazioni e ipotesi della stampa internazionale

di Maurizio Sacchi

Gli incendi che stanno devastando l’Australia, oltre agli almeno 27 morti, e al miliardo di animali sterminati, stanno causando polemiche di ogni tipo, che sconvolgono le coscienze e la vita politica del grande Stato-continente. I temi che agitano il dibattito interno, e internazionale sono il permanere di un ostinato negazionismo, che nega la causa umana del riscaldamento globale, e in seconda battuta che gli incendi non siano comunque da collegare all’emergenza climatica e la messa in discussione della posizione dell’Australia al recente Vertice delle Nazioni Unite sul clima.

A Madrid la delegazione australiana si è schierata col piccolo e poco onorevole drappello che si è opposto all’impegno richiesto per la riduzione dei gas-serra, insieme a Usa, Brasile, Arabia Saudita. Le responsabilità dirette dell’Australia nel campo delle emissioni sono state fino ad oggi dichiarate minime, ma le ragioni non reggono a un esame più attento. Vediamo in maggiore dettaglio.

Per quanto riguarda la correlazione fra incendi e cambiamento climatico, i media e il governo australiani hanno cercato di negare il nesso, scaricando la responsabilità su singoli individui, molti di loro minorenni. Lo stesso primo Ministro Scott Morrison ha dichiarato che non vi sono prove che i due fenomeni siano correlati. Un ruolo importante, per lo spazio e l’enfasi che ha trovato nei mezzi di comunicazione locali, ha giocato la Vvfa (Volunteer Fire Fighters Association), spesso intervistata da Sky News e da the Australian, importante quotidiano a diffusione nazionale di proprietà di Rupert Murdoch, e notoriamente ultra-liberista. Questa piccola organizzazione, che si rifiuta di dare il numero degli iscritti e che ha collegamenti con circoli di proprietari di armi da fuoco e di cacciatori, ha attaccato duramente i vari esperti, anche dei Vigili del fuoco, che indicavano nelle temperature record  fra i 40 e i i 42 gradi dell’estate australe, nella siccità anch’essa record, e nei venti che anche ora soffiano intorno ai 90 km orari nel bush in fiamme, le cause del divampare, estendersi, e rendere incontrollabile il disastro. Per quanto riguarda la disinformazione, sul ruolo svolto dal the Australian di Murdoch scrive il New York Times: “La News Corp di Murdoch, la più grande azienda di media in Australia, è stata protagonista di un’ondata di disinformazione. Uno studio indipendente ha scoperto che troll online esagerano il ruolo degli incendi dolosi, mentre un articolo su The Australian che fa affermazioni simili è diventato l’offerta più popolare sul sito web del giornale”.

L’Australia si è rifiutata di aderire alle richieste di riduzione dei gas-serra alla conferenza di Madrid con la motivazione che essa sarebbe responsabile in maniera minima del fenomeno. E mentre addita la Cina e l’Europa come veri responsabili, si scherma con l’argomentazione di essere responsabile di solo il 2% delle emissioni globali. Ma nell’edizione australiana del Guardian Simon Holmes à Court commenta: “L’Australia è il 14° Paese su 208 per emissioni. Se tutti i paesi con emissioni al di sotto del “misero” 2% fossero raggruppati insieme saremmo responsabili di quasi tutte le emissioni annuali di quelle messe insieme dalla Cina e dall’India.” Al riguardo Jared Diamond, autore del famoso “Armi, acciaio e malattie” ha anche dedicato un capitolo del suo altro best-seller “Collasso”, che prevedeva in qualche modo una crisi globale da tempo. In una intervista alla ABC, già nel 2005 affermava: “L’Australia nel suo insieme non ha fatto abbastanza e gli australiani sarebbero i primi a dirlo, perché l’Australia è il primo paese del mondo nella distruzione della vegetazione nativa. In effetti, gli unici altri paesi al mondo, superato solo da  Brasile, Indonesia, Congo e Bolivia, che sono in gran parte coperti da foreste, mentre l’Australia ha solo una piccola quantità di foresta residua.” “L’Australia ha le più alte emissioni pro capite di tutte le principali nazioni. L’australiano medio ha quattro volte l’impronta di carbonio del cittadino globale medio, principalmente a causa della nostra insolitamente alta dipendenza dal carbone per l’elettricità, dalla scarsa efficienza energetica dei nostri veicoli e edifici e dalle elevate emissioni interne derivanti dall’estrazione e dalla lavorazione del carbone e del gas”. Questa la conclusione di Holmes à Court, che è consulente senior del Climate and Energy College dell’Università di Melbourne: “La Cina e l’India non hanno ancora raggiunto il picco delle loro emissioni – il che non sorprende dato il loro stadio di sviluppo – ma entrambi stanno mettendo in atto politiche per uno sviluppo sostenibile, quindi il cittadino medio di questo Paesi non avrà mai l’impronta di carbonio che l’australiano medio ha ora. L’argomento “troppo poco per essere considerato” è logicamente assurdo, ma è anche moralmente fallimentare ed economicamente sconsiderato.”

Intanto il premier Morrison ha dovuto stanziare 4miliardi di euro, considerati comunque largamente insufficienti, per affrontare l’emergenza. E si calcola che la catastrofe porterà a una riduzione del Pil dell’Australia per l’anno appena iniziato di almeno lo 0,2%. Ma il cinismo e la miopia dei negazionisti dei negazionisti non pare arrestarsi davanti a nulla. Scrive l’Economist di Londra: “Le città danneggiate dall’incendio hanno ricevuto Scott Morrison, il primo ministro (nella foto), con ostilità. Durante una recente passeggiata intorno a Cobargo nel Nuovo Galles del Sud, i locali arrabbiati lo hanno definito un “idiota”. Quando due persone si rifiutarono di stringere la mano, prese con forza la loro. In una conferenza stampa del 5 gennaio, Morrison ha affermato che “la colpa non aiuta nessuno” e che “un’analisi eccessiva” non è “un esercizio produttivo”. Ma gli australiani vogliono sapere come questa straordinaria stagione degli incendi avrebbe potuto essere gestita meglio. Il resto del mondo osa chiedersi se ciò causerà un’accelerazione delle politiche sfavorevoli sul clima del paese”. Come il fuoco che sta divorando l’Australia.

*In copertina la foto tratta da Unsplash

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