Simulazioni ed esercitazioni di guerra, ancora una volta, sulle coste sarde.
Da alcuni giorni è infatti in corso Mare Aperto 2017, “il primo evento addestrativo complesso annuale della Marina Militare italiana”.
Ai giorni di esercitazione prenderanno parte anche assetti dell’Esercito e dell’Aeronautica Militare, oltre a unità navali dei due gruppi permanenti della NATO e della Forza Marittima Europea. Le coste ospiteranno quindi navi da guerra provenienti, oltre che dall’Italia, da Canada, Francia, Polonia, Portogallo, Spagna e Turchi. Prenderanno parte all’esercitazione anche velivoli dell’Aeronautica Militare.
L’addestramento, che proseguirà fino al 20 maggio, si concentra sulle “principali forme di lotta sul mare e dal mare, quali la difesa delle navi nella lotta antiaerea, antisommergibile ed antinave, il contrasto alle attività illegali sul mare, la gestione di situazioni di crisi in ambienti con presenza di minaccia convenzionale e asimmetrica e la proiezione di una forza anfibia dal mare su terra”.
Ma la Sardegna, abituata alla presenza militare, si ribella. Gli antimilitaristi sardi hanno annunciato una giornata di protesta per martedì 16 maggio con un sit-in sotto la sede del Consiglio regionale.
Nella Regione ci si allena alla guerra non tenendo conto dell’inquinamento, del turismo e dei pescatori. “Dopo le restrizioni militari imposte in tutto il mare sardo alle imprese di pesca e senza neppure poter contare sugli indennizzi – si legge in una nota congiunta inviata da Federcoopesca Confcooperative, Agci Agrital pesca e Associazione Armatori pescherecci Sardi e riportata su Sardiniapost.it – ora arriva la mazzata decisa dallo Stato”. I pescherecci dovranno infatti sostare per quindici giorni che “hanno l’effetto di uno schiaffo a tutti pescatori del sud Sardegna, ma è un sopruso che si può ripetere anche a tutto il resto delle marinerie”.
L’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo si è più volte occupata di Sardegna e delle armi prodotte sull’isola e destinate, secondo il Comitato No Bombe del deputato Mauro Pili, anche a paesi come l’Arabia Saudita.
L’ex presidente della Giunta regionale, parlamentare di Unidos, nel 2015 fotografò un carico di bombe presente sulla pista dell’aeroporto civile di Cagliari-Elmas. In un report pubblicato su www.unidos.it si parlava di “disastro ambientale” oltre al traffico di armi.
La notizia delle bombe Made in Sardinia venne ripresa anche da un lancio Ansa sulla protesta di un gruppo di ambientalisti davanti alla Rwm Italia di Domusnovas , rea di inviare le armi.
Il 28 aprile 2017 gli antimilitaristi sono scesi in piazza per protestare contro i poligoni e i relativi danni ambientali.
Proprio sui danni al poligono di Quirra si sta svolgendo un processo nel quale i manifestanti si sono costituiti parte civile sotto la sigla “Kos – Kumone Otzastra Sarrabus ”.
Secondo quanto riportato dall’Ansa in Tribunale nel gennaio 2017 a Lanusei, il giudice Nicole Serra ha sentito due militari in pensione che hanno lavorato nella base di Perdasdefogu. “Il mio compito era quello di fare buche profonde 20 metri e larghe 40 – ha spiegato l’ex maresciallo in servizio a Quirra dal 1999 al 2000 come ruspista – qui venivano fatti brillare bombe e proiettili, prevalentemente residuati della seconda guerra mondiale. I fumi e le polveri si alzavano per oltre 40 metri e a seconda dei venti venivano trasportati nei paesi adiacenti. Il bestiame stava all’interno del poligono e fuori dalla zona brillamenti di circa due e tre ettari, dove si abbeverano nelle pozzanghere vicine”.