Tigrai, dopo la guerra la fame

Oltre 5 milioni di tigrini ha bisogno di aiuti alimentari di emergenza

In alcune zone del Tigrai, la regione dell’Etiopia in conflitto col governo centrale,  quasi un quarto di tutti i bambini sottoposti a screening è risultato malnutrito. Lo ha scritto ieri in un tweet il Programma alimentare mondiale (Wfp)  che ha fornito cibo fortificato nutrizionalmente per bambini e donne incinte o che allattano. Questo sostegno, secondo l’agenzia dell’Onu avrebbe  raggiunto 125.000 persone in 24 distretti durante il mese di  aprile. Più di un milione di persone in due aree della regione del Tigrai devastata dalla guerra scoppiata tra tigirni e governo centrale  – sostiene ancora l’agenzia sul suo sito internet – hanno invece ricevuto assistenza alimentare di emergenza dall’inizio delle distribuzioni a marzo, secondo quanto dice un rapporto del Wfp reso pubblico martedi scorso. Non è abbastanza.

Un totale di 5,2 milioni di persone nella regione del Tigrai, oltre il  il 91% della sua popolazione, ha bisogno di aiuti alimentari di emergenza, dicono ancora le  Nazioni Unite. L’ultimo avvertimento del Programma alimentare mondiale dell’Onu – riferisce Al Jazeera –  arriva con la richiesta di altri 200 milioni di dollari per aumentare la sua risposta nella regione settentrionale, dove quasi sette mesi di combattimenti hanno causato un aumento dei già alti livelli di fame. “Il Wfp è allarmato per l’impatto del conflitto sui già alti livelli di fame”, ha detto ai giornalisti a Ginevra il portavoce Tomson Phiri aggiungendo che l’agenzia è “profondamente preoccupata per il numero di persone che vediamo bisognose di supporto nutrizionale e assistenza alimentare di emergenza”.

La crisi nella regione africana è iniziata nel novembre 2020 quando sono avvenuti incidenti in alcune  caserme  del Comando settentrionale etiope, imputati da Addis Abeba al Fronte Popolare di Liberazione del Tigrai. Incidenti che hanno giustificato, secondo il governo etiope a  un contrattacco da parte dell’esercito di Addis.

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(Red/Est)

In copertina, foto tratta dal sito del Wfp

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