Con un taglio di un terzo delle risorse per combattere la deforestazione, Jair Bolsonaro ha mandato un segnale chiaro di quali siano le sue intenzioni per la parte finale del suo mandato. Il bilancio federale per il 2021prevede infatti 2,1 miliardi di reais, 380 milioni di dollari, per il Ministero dell’ambiente e per le diverse agenzie che esso supervisiona. Il 30 percento in meno rispetto ai 3 miliardi di reais del 2020.
La misura è del 23 di aprile, pochi giorni dopo il summit mondiale sull’ambiente convocato da Joe Biden, dove il presidente del Brasile aveva promesso di raddoppiare i fondi destinati a combattere la deforestazione illegale e a eliminarla entro il 2030. Sono state ignorate le proposte fatte al Congresso di Brasilia per rafforzare le politiche di contrasto all’attacco alla foresta amazzonica. E lo stesso ministro dell’Ambiente Ricardo Salles ha detto di aver chiesto al ministero dell’Economia di rivedere i numeri e rispettare l’impegno assunto dal presidente Bolsonaro col suo omologo americano Joe Biden.
Pare evidente che le promesse disattese avessero a che fare con un possibile aiuto finanziario degli Usa alla sempre più vacillante economia brasiliana. Aiuti che però l’amministrazione Biden collega proprio alla difesa dell’ambiente, e in particolare all’Amazzonia, che ritiene risorsa di tutto il Pianeta, on aperto contrasto con quanto sostenuto da Bolsonaro, che ne rivendica esclusivo controllo da parte brasiliana, e fino a poco fa sostenuto da Trump in questo orientamento. Nel 2020, la deforestazione in Brasile ha raggiunto il massimo degli ultimi 14 anni. Per questo, un gruppo di celebrità sia brasiliane che statunitensi, tra cui spiccano Leonardo Di Caprio, Kate Perry, Caetano Veloso e Gilberto Gil, ha firmato un appello perché non si firmi l’accordo degli aiuti Usa al governo Bolsonaro, finchè le promesse fatte al summit non vedranno riscontro nel budget e nelle misure legislative.Non è l’unico problema.
Nel 2020 19 milioni di brasiliani hanno sofferto la fame; quasi il doppio dei 10 milioni calcolati nell’ultima indagine del 2018. Secondo questo studio, inoltre, circa 117 milioni di brasiliani, il 55 percento della popolazione, ha avuto irregolarità nell’accesso all’alimentazione nel 2020, rispetto agli 85 milioni di due anni prima . E lo studio indica come causa decisiva di questa situazione drammatica proprio la gestione della pandemia da parte del Governo. Un’emergenza che ha portato un gruppo di economisti e imprenditori a lanciare una campagna di denuncia e di solidarietà per arginare questa catastrofe, mentre le associazioni di difesa dei diritti umani Thanno lanciato un’iniziativa analoga, Tem Gente Com Fome, C’è gente che ha fame, per raccogliere fondi destinati a sfamare la popolazione ridotta allo stremo.
Quanto al Covid, la situazione è tragica quanto nota: il Brasile è saldamente al terzo posto (dopo Usa e India) nella classifica dei Paesi più colpiti (16 milioni di casi e, a oggi, oltre 398mila morti). Effetto, come in Usa e in India delle politiche di leadership più o meno negazioniste.
Nell’immagine, una foto di Milo Miloezger per Unsplash
(Red/Ma. Sa.)