World Press Photo 2023, vince la guerra in Ucraina

Al primo posto l’attacco all’ospedale di Mariupol, poi l’Afghanistan sotto i talebani, la crisi idrica in Asia centrale e la scomparsa di un villaggio di pescatori in Egitto. Dal 22 aprile al via la mostra in oltre 60 città del mondo

Quattro vincitori e 6 menzioni d’onore nell’edizione 2023 del World Press Photo, il più grande e prestigioso concorso mondiale di fotogiornalismo e fotografia documentaria giunto alla 66esima edizione. La “Foto dell’anno della stampa mondiale”, scelta della giuria internazionale indipendente di questa competizione, è uno scatto sull’attacco aereo al reparto Maternità dell’ospedale di Mariupol dell’ucraina Evgeniy Maloletka per l’agenzia Associated Press. Nel motivare la scelta del primo premio, il presidente della giuria globale, il photoeditor del New York Times e co-fondatore di Diversify Photo, Brent Lewis, ha dichiarato: “L’immagine inquietante dell’assedio di Mariupol è stata scelta all’unanimità come vincitrice. La morte sia della donna che di suo figlio riassumono gran parte della guerra, così come il possibile intento della Russia. Come ha affermato un giurato: è come se stessero cercando di uccidere il futuro dell’Ucraina”.

La “Storia dell’anno se l’è invece aggiudicata il danese Mads Nissen della Politiken/Panos Pictures, già due volte vincitore del World Press Photo, con “Il prezzo della pace in Afghanistan”. Per la giuria è “un lavoro davvero straordinario”, perché “copre tanti diversi strati della vita sotto il dominio talebano”, in diversi scatti che “si rifiutano di farci dimenticare questo popolo afghano, che ora vive sotto i talebani e con una mancanza di aiuti internazionali”. Nelle sue foto, dal commercio di organi ai venditori ambulanti che vendono bandiere talebane e altre merci, fino alle donne e i bambini che chiedono l’elemosina per il pane fuori da una panetteria nel centro di Kabul.

C’è poi il “Premio per progetti a lungo termine” andato all’armena Anush Babajanyan, che per VII Foto/National Geographic Society ha realizzato “Acque Battute”, un “lavoro durato anni volto a mettere in luce la storia non trattata spesso al di fuori dell’Asia centrale sugli impatti della gestione idrica dopo la fine dell’Unione Sovietica aggravata dalla crisi climatica”. In uno dei suoi scatti, un gruppo di donne visitano una sorgente calda emersa dal letto prosciugato del Mare d’Aral (in Kazakistan), un tempo quarto il lago più grande del mondo che ha perso il 90% di acqua da quando è stato usato negli anni Sessanta per l’agricoltura e l’industria.

Il “Premio Open Format” è stato infine vinto dall’egiziano Mohamed Mahdy, che per “Ecco, i Doors non mi conoscono” sta collaborando con i residenti del quartiere di Al Max, ad Alessandria d’Egitto, “per preservare la memoria del loro villaggio di pescatori in rapida scomparsa”. Con immagini trovate e scattate da lui stesso, “il progetto di Mahdy presenta un’elegia a uno stile di vita comune che sta per scomparire. Per questo progetto il fotografo egiziano “ha incoraggiato i residenti a scrivere le proprie lettere, creando un archivio di ricordi privati per le generazioni future”.

Anche quest’anno sono stati così premiati dalla giuria del World Press Photo gli scatti ritenuti migliori prodotti negli ultimi 12 mesi da oltre 60.000 partecipanti, dei quali 3.752 selezionati per il concorso, provenienti da 127 Paesi. Queste storie, assieme a quelle degli altri vincitori, verranno mostrate a milioni di persone nell’ambito di questa nota mostra annuale che si terrà nel mondo intero in oltre 60 città. Si parte il 15 aprile da Kyoto (Giappone), a seguire Belgrado, Amsterdam (quella del World Press Photo è un’organizzazione no-profit con sede nella capitale olandese fondata nel 1955), Zurigo, Siviglia, Roma, Berlino, Bucarest. A questo link, il calendario completo di tutte le mostre.

Nella foto in copertina, la foto sulla guerra in Ucraina vincitrice del World Press Photo 2023 (© World Press Photo 2023)

(Red/Est/ADP)

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