Xi-Biden: dialogo difficile ma si rompe il gelo

Taiwan, i diritti umani, la concorrenza. Una telefonata di oltre tre ore importante ma che non ha risolto i nodi dello scontro tra Usa e Rpc

di Maurizio Sacchi

L’incontro virtuale dei Presidenti Joe Biden e Xi Jinping  è durato più di tre ore e mezza, e si è concluso lunedì poco prima delle 12.30 ora di Pechino.  Crescenti tensioni – in parte su Taiwan, ma anche su commercio, diritti umani e altre questioni- hanno caratterizzato il colloquio. Ma la durata del vertice indica quanto meno che le due superpotenze, da cui dipende in gran parte il futuro del Pianeta, indica almeno che i due giganti hanno riaperto il dialogo, dopo mesi di gelo.

Biden ha detto : “(…)  penso che sia molto importante, come ho detto ad altri leader mondiali quando chiedono del nostro rapporto, è che abbiamo sempre comunicato l’uno con l’altro molto onestamente e candidamente. “Non ci siamo mai allontanati chiedendoci cosa stia pensando l’altro (…).Mi sembra che abbiamo bisogno di stabilire alcuni guardrail di buon senso, per essere chiari e onesti dove non siamo d’accordo, e lavorare insieme dove i nostri interessi si intersecano, soprattutto su questioni globali vitali come il cambiamento climatico”. Il Presidente cinese Xi Jinping ha chiesto a Washington di “trovare il modo giusto per andare d’accordo”, esortando la sua controparte a riportare la politica statunitense sulla Cina “su un binario razionale”,  ricordando che le loro azioni saranno giudicate dalla Storia. 

Xi ha detto che è inevitabile che le due nazioni abbiano delle differenze, ma che entrambe dovrebbero fare dei passi per gestirle senza esacerbarle.  Xi si dichiara disposto ad impegnarsi in colloqui e cooperazione con gli Stati uniti su una vasta gamma di questioni che coprono lo sviluppo economico, l’energia, le forze armate, l’istruzione, la tecnologia, il cyberspazio e la protezione ambientale. Si è riferito a Biden come “mio vecchio amico” – i due si sono incontrati varie volte nella precedente veste di Vicepresidenti – , e ha detto che “…la Cina e gli Stati Uniti devono aumentare la comunicazione e la cooperazione”

Il New York Times ha scritto di “molti sorrisi e poca sostanza”, e in effetti i punti di attrito sono gravi. Primo fra tutti, il problema di Taiwan. Durante la telefonata con Xi, Biden ha detto che gli Stati Uniti si oppongono “agli sforzi unilaterali per cambiare lo status quo o minare la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan”. Da parte sua, il Ministro degli esteri cinese Wang Yi ha avvertito del pericolo  costituito dalle azioni degli Stati uniti che possano essere interpretate come  sostegno all’indipendenza di Taiwan”. E ha aggiunto che una mossa simile potrebbe rivelarsi un boomerang per la repubblica stellata. Nel 1979 Washington, nel desiderio di normalizzare i rapporti con la Cina,  tolse il riconoscimento diplomatico a Taiwan per attribuirlo a Pechino. Ma un atto del Congresso approvato quell’anno richiede agli Stati Uniti di fornire armi a Taiwan per la propria autodifesa. 

In una telefonata venerdì con il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi per discutere i preparativi per il vertice, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha espresso preoccupazione per la “pressione militare, diplomatica ed economica” di Pechino su Taiwan.. Il governo degli Stati Uniti è attento a non riconoscere formalmente Taiwan, ma la linea di sostegno a essa gode di un ampio sostegno bipartisan nel Congresso, che ha anche mandato un  gruppo di parlamentari in visita sull’isola  questo mese, suscitando l’ira di Pechino. “Qualsiasi connivenza e sostegno alle forze ‘indipendentiste di Taiwan’ mina la pace nello stretto di Taiwan e alla fine sarebbe solo un boomerang”, ha detto Wang al suo omologo americano  Blinken sabato, in una telefonata preparatoria del vertice virtuale. 

I media statali cinesi hanno coperto l’evento mettendo l’accento specialmente sui punti critici. Il governativo Global Times ha detto che i funzionari statunitensi la scorsa settimana hanno attraversato una “linea rossa” , appoggiando la presidente taiwanese Tsai-Ing Wen. Un appoggio coerente con la linea dell’amministrazione Biden fin dal suo insediamento. Solo un settimana fa Blinken aveva dichiarato che gli Stati uniti e i suoi alleati  avrebbero “preso provvedimenti” per difendere Taiwan. Le tensioni sullo stretto di Taiwan sono aumentate all’inizio di ottobre, quando  la Cina ha inviato quasi 140 aerei militari – tra cui 56 in un solo giorno – verso la zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan (ADIZ).

Secondo un rapporto del Pentagono pubblicato la scorsa settimana, la Cina potrebbe avere la capacità di lanciare un attacco a Taiwan entro il 2027. Su un piano strategico, l’aumento della pressione della Cina continentale sull’isola è da mettere in rapporto alla recente mossa degli Usa di stringere un’alleanza militare con l’Australia per collocare sottomarini nucleari nell’area. La reazione di Pechino alle affermazioni di sostegno a Taiwan da parte americana ha indotto Joe Biden a raffreddare il clima, subito dopo il vertice, rilasciando dichiarazioni che vogliono confermare lo status quo per quanto riguarda Taiwan. Una politica ambigua, forse volta a mostrare decisione sul fronte interno, e ai propri aleati dell’area, ma evitando di sfidare apertamente Pechino su un punto che la Repubblica popolare ritiene fondamentale. 

Taiwan, tuttavia, è solo uno dei punti critici. Non va dimenticata la disputa commerciale – iniziata sotto l’ex presidente Donald Trump – e questioni come i diritti umani e la repressione politica nello Xinjiang, Tibet e a Hong Kong. II Dipartimento di Stato degli Stati Uniti in aprile aveva già annunciato,  per poi fare marcia indietro, un boicottaggio delle Olimpiadi invernali di Pechino del 2022. Commenti che possono ora mettere in imbarazzo Biden, dato che Xi dovrebbe invitarlo alle Olimpiadi dell’anno prossimo. Per quanto riguarda la questione dei diritti umani, in particolare in Tibet e nei confronti degli Uyguri, Biden ha ammorbidito i toni  rispetto ai primi giorni della sua presidenza, A marzo un incontro a alto livello tra alti funzionari statunitensi e cinesi quando il tema é stato sollevato, Yang Jiechi, il più alto diplomatico cinese e membro del Politburo, ha detto al Segretario di Stato Antony Blinken di non intromettersi negli affari interni della Cina.

Gestire responsabilmente la concorrenza: Biden ha in gran parte mantenuto la linea dura con Pechino del suo predecessore Donald Trump, con cui in fondo condivide la visione di  una Cina in ascesa come la sfida principale per gli Usa  nel 21° secolo. I funzionari statunitensi hanno inquadrato il vertice di lunedì come un’opportunità per “gestire responsabilmente la concorrenza”, mentre cercano di cooperare nelle aree in cui gli interessi convergono.

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