Mozambico, fuga dal Nord

La violenza ha costretto centinaia di persone a lasciare le proprie case. Un video che documenta gli assalti di terra e alcune delle cause della guerriglia

Il Nord del Mozambico è ancora vittima di violenza. La guerriglia interessa soprattutto la provincia di Cabo Delgado, al confine con la Tanzania. In moltissimi sono stati costretti alla fuga dai villaggi. Tra di loro ci sono anche otto bambini riamasti orfani e due accompagnatori, aiutati nell’acquisto di un volo che li ha condotti al sicuro da un gruppo di cooperanti italiani e da Suor Julieta Joao, impegnata in progetti di assistenza nell’area.

La richiesta di aiuto è arrivata in Italia tramite un video girato la scorsa settimana da una delle persone in fuga a Makumia, un villaggio della provincia di Cabo Delgado e rimbalzato presto nelle chat dei telefoni di chi ha vissuto in Mozambico da cooperante. Migliaia di persone stanno infatti fuggendo dalla provincia di Cabo Delgado verso quella di Nampula. L’agenzia Fides riporta che gli sfollati arrivano nella provincia di Nampula in condizioni drammatiche. Molti sono scampati alle violenze e sono fuggiti di casa con quel poco che potevano portare con sé e necessitano di cure a causa dei gravi traumi fisici e psicologici subiti.

Questa escalation di violenza non è inusuale per la provincia. La violenza nell’area è infatti ripartita dal 2017 ed alterna momenti di picco ad altri di relativa tranquillità. In quell’anno nella provincia di Cabo Delgado sono infatti stati scoperti vasti giacimenti di petrolio e gas che hanno portato all’insediamento di compagnie petrolifere per l’esplorazione a terra e offshore. Nella provincia, inoltre ci sono poi i più grandi giacimenti al mondo di zaffiri rosa e rubini. Inoltre al largo di Palma, vicino al confine con la Tanzania, si trova uno dei più vasti giacimenti di gas naturale, che dovrebbe diventare operativo nel 2022.

Il Nord del Mozambico si distingue dal resto del Paese per l’elevato tasso di analfabetismo, disuguaglianza e malnutrizione infantile. La provincia di Cabo Delgado, al confine con la Tanzania è abitata da 2,3 milioni di persone, per il 57% di fede musulmana, mentre il Mozambico è a maggioranza cristiano.

Gli artefici della violenza sono alcune milizie che si proclamano jihadiste e acui sono stati attribuiti molti nomi: Al-Sunna wa Jama’ah, Swahili Sunna, Shabaab o Ansar al-Sunna. Lo stesso Daesh ha raccolto e rilanciato in più occasioni loro proclami e le loro rivendicazioni ma molti osservatori dubitano che i miliziani siano fondamentalisti islamici e che siano in realtà parte del progetto di creare instabilità in una zona molto ricca di risorse. Un’altra tesi lega invece i miliziani al traffico di droga, visto che la Regione potrebbe diventare un’area strategica per il traffico degli stupefacenti provenienti dall’Asia Centrale. Nel 2019 nell’area sono stati contati oltre 120 assalti jihadisti che hanno causato più di 320 morti, molti dei quali decapitati a colpi di machete.

di Red/Al.Pi.

*In copertina un fermo immagine tratto dal video

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