A tre anni dal golpe in Myanmar

La Giunta militare birmana celebra il terzo anniversario dal putsch del 2020. E rinnova lo stato di emergenza

di Theo Guzman

Dopo mesi di stallo militare, oltre trentamila morti, milioni di profughi, 36 mesi di stato di emergenza (appena rinnovato ieri dai golpisti) e migliaia di arresti, al suo terzo anniversario del golpe la Giunta militare birmana ha fatto i conti con una serie di disfatte sul campo senza precedenti. Ancor più dall’inizio dell’Operazione 1027 (O1027), lanciata nell’ottobre scorso dalla Brotherhood Alliance (la Fratellanza), formata da tre gruppi rivoluzionari, appoggiati da altre forze tra cui le People’s Defense Force del Governo clandestino di unità nazionale (NUG).

Le loro operazioni militari hanno inflitto a Tatmadaw (l’esercito birmano) pesanti perdite, defezioni e diserzioni, oltre alla resa di interi battaglioni. Tra i maggiori successi della Fratellanza vanno sicuramente ricordati la presa di Chinshwehaw (sul confine cinese) e la conquista di centinaia di avamposti militari grandi e piccoli nello Shan (sempre nella zona di confine) e nell’Arakan.

Ma è soprattutto la conquista delle città di Laukkai (Kokang) e Paletwa (Chin) che ha colpito i soldati di Tatmadaw anche sul piano psicologico, portando alla condanna a morte e all’ergastolo per sei generali – colpevoli di essersi arresi – ma anche alla critica pubblica e formale di Min Aung Hlaing, il capo della giunta. Il noto monaco ultranazionalista Pauk Ko Taw lo ha additato come esempio di lassismo, proponendo Soe Win, il suo vice, come nuovo leader.

Il capo della giunta Min Aung Hlaing sarebbe dunque in una posizione sempre più difficile, tanto da alimentare voci di una sua destituzione da capo militare per farne un premier “civile” di un possibile governo di coalizione con partitelli loro vicini alla giunta. A detta di molti sarebbe un’operazione di pura cosmesi guidata in realtà dai falchi, con in testa proprio il suo vice Soe Win.

Altro indizio che qualcosa si prepara è la partecipazione di un’alta burocrate civile del Ministero degli Esteri al summit dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) in Laos, che attualmente ha la presidenza dell’organizzazione. Un modo per presentarsi puliti in abiti civili, dopo che la giunta ha sempre rifiutato di partecipare a quei vertici internazionali con esponenti che non fossero militari. Quanto all’ex premier e Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, della Lady arrestata e processata non si parla e i militari le han messo all’asta pure la casa.

Per saperne di più, leggi la nostra scheda conflitto Myanmar

Nella foto in copertina, giovani combattenti del Chin National Army (CNA) © Alessandro De Pascale

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