Il 17 agosto si puo’ ascoltare il punto sulla situazione in Afghanistan con Emanuele Giordana nella trasmissione Popsera condotta dalle 18.30 da Massimo Alberti sulle frequenze di Radio Popolare
I Talebani celebrano il secondo anniversario dalla conquista di Kabul. Rivendicano la piena sovranità, invocano il riconoscimento ufficiale dell’Emirato islamico d’Afghanistan e un seggio all’Onu. Ma dentro e fuori dal Paese sono privi di quel consenso senza il quale le loro richieste rimangono illegittime. Conquistato sul campo di battaglia, rafforzato al tavolo negoziale prima della spallata militare che nell’estate 2021 ha reso palese la fragilità della Repubblica islamica, consolidato poi con la repressione di ogni dissenso, il monopolio della violenza è minacciato solo parzialmente dalla Provincia del Khorasan, la branca locale dello Stato islamico. Una minaccia anche per i Paesi della regione, scontenti della mancanza di inclusività del governo afghano ma consapevoli che ogni alternativa – collasso statuale, guerra civile – sia perfino peggiore. Canzonati dopo la firma nel febbraio 2020 dell’accordo di Doha, gli Stati Uniti e i loro alleati sono in pieno stallo diplomatico. Sconfitti sul campo di battaglia, ricorrono agli strumenti della guerra economica. Il Paese è isolato. Pesano le sanzioni, il blocco all’estero dei fondi della Banca centrale, l’interruzione di quegli aiuti allo sviluppo che hanno tenuto in piedi la Repubblica, un regime crollato su se stesso perché cercava legittimità a Washington prima che a Kabul, Herat, Jalalabad, Mazar-e-Sharif o nelle campagne del Paese.
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In copertina: Fedeli alla “moschea del venerdì” di Herat – foto di G. Battiston