Ancora sangue in Mali e Burkina Faso

Due sanguinosi attacchi terroristici hanno colpito il Paese: vittime soldati e i dipendenti di una società mineraria canadese

Si fa sempre più complicata la situazione in Mali e Burkina Faso, Paesi che nell’ultima settimana hanno subito attacchi che hanno provocato decine di morti e feriti. Ad essere presa di mira in Burkina è stata la Semafo, l’azienda mineraria canadese che opera nel Paese nelle miniere di Mana e Boungou e che possiede tre progetti in fase di esplorazione: Bantou, Nabanga e Korhogo. Sono stati almeno 37 i morti e 60 i feriti nell’attacco al convoglio composto da cinque pullman che trasportavano dipendenti, appaltatori e fornitori nazionali sulla strada che collega Fada-Ngourma e Boungou, nell’Est del Paese.

Gli attentatori hanno prima colpito un mezzo di scorta militare con esplosivo, e poi hanno iniziato a sparare. Questo è il terzo attacco ai danni dell’azienda negli ultimi 15 mesi ed è stato il più sanguinoso. Secondo quanto riferito dalla stessa azienda l’incidente è avvenuto a circa 40 chilometri dalla miniera di Boungou. Benoit Desormeaux, Presidente della società ha commentato: “La nostra priorità è la loro incolumità, sicurezza e benessere. Data la portata dell’attacco ci vorrà del tempo per affrontare la cosa correttamente e faremo del nostro meglio per supportare tutte le persone colpite”. Dopo l’attacco l’azienda canadese ha infatti dichiarato di aver “sospeso le operazioni per rispetto delle vittime  e per garantire i massimi livelli di sicurezza operativa”.

Al momento nessuno ha rivendicato la responsabilità dell’attacco, ma secondo gli osservatori la tipologia richiama le modalità di Isil. Pare quindi probabile che il gruppo terroristico abbia attaccato la società perché non vuole che i proventi della miniera vadano in mano straniera e Occidentale. La situazione sicurezza in Burkina si fa sempre più difficile e la Francia ha annunciato lo schieramento di truppe nel Paese. Dopo anni di relativa calma, infatti, in Bukina Faso la violenza ha subito una brusca impennata e sempre più gruppi armati sono riusciti dal Mali e dagli altri Stati confinanti a raggiungere il Paese e provocare vittime, rifugiati e sfollati.

Vittime dell’attentato in Mali sono stati invece 53 soldati e un civile. Le autorità hanno definito l’attacco del 1° novembre di “matrice terroristica”. L’esercito di Bamako ha riferito in un comunicato che l’azione è avvenuta a Indelimane, nel Nord-Est del Paese, situata tra Ménaka e Ansogo. La postazione è stata presa di mira con proiettili di mortaio e assaltate da gruppi armati. Nel mese di ottobre si sono verificati altri due attacchi vicino al confine con il Burkina Faso in cui sono morti almeno 40 soldati.

Dopo l’attacco il Presidente del Mali, Ibrahim Boubakar Keita, ha dichiarato che il Paese è “in guerra” e che necessita del sostegno internazionale per difendersi. Keita ha accusato “i signori della guerra e del terrorismo internazionale nel Sahel che hanno come obiettivo evidente quello di destabilizzare il nostro Paese e i nostri Paesi” e ha aggiunto che “in queste circostanze particolarmente gravi nelle quali la stabilità e l’esistenza del nostro Paese sono in gioco, la nostra unica risposta deve essere l’unione nazionale”.

Da anni il Sahel è vittima di gruppi terroristici, alcuni legati al network di al Qaeda, altri allo Stato islamico. Queste formazioni armate mescolano ragioni ideologiche a traffici illeciti.

di Red/Al.Pi.

 

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