di Tommaso Andreatta
«Costringere i Paesi ad accogliere i rifugiati non aiuterà l’Europa». Parole di Sebastian Kurz, neocancelliere austriaco, alla guida di una coalizione di destra e ultradestra.
In una intervista al quotidiano tedesco Bild am Sonntag, “il corto” (di nome ma nella strategia politica ci vede lunghissimo) ha ribadito il proprio no alle quote Ue per l’accoglienza dei migranti.
«Se continuiamo così divideremo l’Unione europea e gli Stati membri decideranno ognuno per conto proprio quante persone accogliere», ha dichiarato.
Secondi lui le discussioni sulle quote sono prive di senso poiché «i migranti che intendono venire in Europa non vogliono andare in Bulgaria o Ungheria, bensì in Germania, Austria o Svezia».
Il cancelliere parla di fallimento della politica europea. Ha quindi chiesto una inversione di marcia chiedendo all’Ue di sostenere “anche militarmente” ulteriori sforzi per aiutare i migranti nel loro paese d’origine o negli Stati vicini. Insomma si tratta dell'”Aiutiamoli a casa loro” che in Italia è promosso da sempre dalla Lega Nord e, in tempi recenti, dal Pd di Matteo Renzi.
«Il confine che separa asilo e migrazione economica è attualmente del tutto labile» dice Kurz.
A dare ampio spazio al pensiero del cancelliere è la Repubblica. Il cancelliere vuole un non meglio precisato aiuto militare: «Gli immigrati dovrebbero essere aiutati in aree sicure del proprio continente (…) L’Ue dovrebbe sostenere questo, forse anche organizzarlo, e appoggiarlo militarmente».
Ma non sono solo gli austriaci a criticare il sistema di ripartizione territoriale dei disperati che arrivano in Europa. Oppositori al sistema deciso a Bruxelles sono Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia (il Gruppo Visegard).
Tutto si può dire di Sebastian Kurz tranne che non sia coerente. Anche da ministro degli esteri aveva criticato la “politica di accoglienza” voluta dalla cancelliera germanica Angela Merkel, che nel 2015 aprì le porte ad un milione di profughi.
«In un’intervista di fine 2013 al settimanale svizzero Bunte ricorda il sito formiche.net – Kurz si definiva “un liberale cristianosociale”. Di modelli non ne aveva, però “ci sono un paio di politici che stimo moltissimo, Angela Merkel e Hans Dietrich Genscher (ministro degli Esteri tedesco sotto Helmut Kohl, ndr)”, affermava. Anche su migranti e profughi aveva un tempo una posizione diversa dall’attuale».
Il capo dell’Fpö Heinz-Christian Strache ricorda che nel gennaio del 2015 Kurz andava in giro dicendo: «Gli immigrati sono spesso più intelligenti degli austriaci». E sempre allora lamentava la mancanza di una vera cultura di accoglienza in Austria, denunciando la cecità della politica, incapace di vedere nei migranti una risorsa indispensabile per il futuro di un paese con un alto tasso di invecchiamento, quale è l’Austria.
Andrea Affaticati ci ricorda che abbiamo a che fare con un politico dotato di fiuto: «Con l’arrivo in massa dei profughi nell’estate del 2015, ha captato i primi segnali di tensione, apprensione, avversione nella popolazione ha cambiato bandiera. Da quel momento in poi è diventato il paladino delle frontiere chiuse» e il principale critico di Frau Merkel.
http://www.repubblica.it/esteri/2017/12/24/news/austria_il_cancelliere_kurz_contro_la_ue_su_accoglienza_migranti_pronti_a_dividere_unione_-185082823/
foto d’apertura google immagini
http://formiche.net/2017/10/14/sebastien-kurz-austria/