Quanto costa un «piatto vuoto» per l’Africa? La malnutrizione nel Continente Nero è stata oggetto di uno studio: Cost of hunger in Africa. Si tratta di un progetto transnazionale pensato per stimare gli impatti economici e sociali della mancanza di cibo in età infantile. «L’iniziativa è stata lanciata nel 2012 nel quadro della strategia di nutrizione regionale africana (2005-2015), ed è in corso in 12 paesi sub-sahariani che, di volta in volta, sono oggetto di un report» racconta
Nigrizia. Il progetto è realizzato dalla Commissione dell’Unione africana (Ua), dall’Agenzia di pianificazione e coordinamento (Npca) e dalla Nuova partnership economica per lo sviluppo dell’Africa (Nepad), con il sostegno della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa (Uneca) e del Programma alimentare mondiale (Pam). «I costi umani ed economici della malnutrizione infantile, hanno assorbito il 6,4 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) del paese dell’Africa occidentale».In pratica la relazione dovrebbe servire per capire quali costi si stanno pagando e si dovranno pagare a causa della fame. «I risultati raccolti nei rapporti finora pubblicati (Etiopia, Swaziland, Uganda, Egitto, Malawi, Burkina Faso e Rwanda), hanno fornito prove convincenti per guidare il dialogo politico e aumentare gli sforzi nel prevenire il fenomeno». Si è dimostrato che in Ghana l’insufficiente nutrizione tra i bambini ha aumentato le spese sanitarie e comportato pesanti oneri per il sistema educativo del Paese. «Nella regione settentrionale del Ghana, il 30% dei bambini sotto i cinque anni sono rachitici o cronicamente malnutriti. Questo deficit non incide solo sulla loro crescita, ma anche sul loro sviluppo educativo e sul potenziale economico che rappresentano per il futuro del paese». Insomma nel report si dice a chiare lettere, a beneficio di tutti coloro che non capiscono o che non vogliono capire o che semplicemente non se ne curano, che di fame si muore, sul breve, medio e lungo termine: «I bambini che avranno maggiori problemi di crescita sono quelli che fin da quando erano ancora nel grembo materno hanno avuto un alimentazione carente degli elementi nutritivi essenziali, tra cui proteine, vitamine e minerali. Se la sottoalimentazione continuasse durante i primi cinque anni di vita, causerebbe un preoccupante arresto della crescita con conseguente rischio di cecità e riduzione delle capacità mentali» racconta Marco Cochi. Il 37% della popolazione adulta in Ghana ha sofferto di uno «sviluppo stentato» Almeno «il 24% dei casi di mortalità infantile sono stati associati a denutrizione». E la mortalità infantile abbinata all’insufficiente nutrizione hanno ridotto la forza lavoro del Ghana del 7,3%. Ma in un quadro a tinte fosche c’è anche qualche buona notizia: negli ultimi vent’anni «la malnutrizione cronica e l’arresto della crescita sono stati ridotti dal 23 al 19%». I relatori hanno parlato però della necessità di darsi una mossa nella lotta contro la malnutrizione. Di fame ha recentemente scritto anche
L’Espresso: «Su 115 Paesi campionati nel rapporto (di
Save the Children), solo nove hanno tassi di arresto della crescita infantile sotto il 3 per cento. E quasi tutti sono ad alto reddito: Australia, Cile, Repubblica Ceca, Germania, Repubblica di Corea, Santa Lucia, Singapore, Ucraina e Stati Uniti. La soglia minima fissata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è del 5%. In 44 Stati si va oltre il 30. In Burundi, Eritrea e Timor Est oltre la metà dei bambini soffre la fame e cresce a stento. In India 48,2 milioni di bambini sotto i cinque anni su un totale di 124,4 sopravvive in condizioni di malnutrizione grave. Numeri simili in Nigeria, Pakistan, Etiopia, Congo, Bangladesh, Sudan, Gibuti, Sri Lanka». I bambini più poveri (l’80 per cento nelle regioni dell’Africa sub sahariana e nell’Asia sud orientale) hanno un fattore 2,26 di probabilità di essere malnutriti, contro l’1,89 dei coetanei ricchi. Ginevra Nozzoli spiega che le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno sono ancora 702 milioni, «il 9,6% della popolazione del pianeta secondo gli ultimi dati della Banca Mondiale». A tutto questo si sommano i pessimi servizi igienico sanitari e l’acqua contaminata. Le infezioni intestinali sono in agguato e sono letali. «La diarrea può uccidere e può farlo 10 volte di più se un bimbo è malnutrito».