Fu un genocidio

Dopo la Camera anche il Senato americano riconosce il dramma del popolo armeno. Uno schiaffo ad Ankara

di Teresa Di Mauro 

Si tratta di un risultato storico per gli armeni di tutto il mondo quello  raggiunto giovedi scorso negli Stati Uniti. Circa un mese e mezzo dopo l’approvazione della Camera, il Senato americano ha infatti adottato all’unanimità la risoluzione che riconosce come “genocidio”, l’uccisione sistematica e programmata per mano dell’allora Impero Ottomano, di circa 1.5 milioni di armeni nel 1915. “Oggi il Senato si è unito alla Camera […] scavalcando il più grande e più lungo veto straniero sul Congresso degli Stati Uniti nella storia americana” ha dichiarato il direttore esecutivo del Comitato Nazionale Armeno d’America (ANCA), Aram Hamparian. “E’ giunto il momento anche per il ramo esecutivo di allinearsi alle posizioni del Congresso americano”, ha concluso.

Prima di arrivare ad un tale risultato, come sottolinea il New York Times, per tre settimane consecutive i senatori Robert Menendez e Ted Cruz, hanno spinto verso l’approvazione della risoluzione, ma ogni volta, un senatore, per volere della Casa Bianca, ne bloccava la ratifica ricordando i danni ai rapporti tra Stati Uniti e Turchia che una tale legislazione avrebbe causato.
Ma a seguito del ritiro delle truppe statunitensi nel Nord della Siria, la successiva incursione turca e l’acquisto di quest’ultimi di un sistema di difesa missilistico russo, i rapporti tra Stati Uniti e Turchia si sono fatti sempre più tesi, tanto da spingere il comitato per le relazioni estere del Senato americano ad avanzare sanzioni contro Ankara.

Dalla Turchia, Fahrettin Altun, il direttore delle comunicazioni del presidente Erdogan in un tweet ha sottolineato come il comportamento di alcuni membri del Congresso stesse danneggiando il legame turco-americano. “La storia darà prova di quanto queste risoluzioni siano azioni irresponsabili e irrazionali di alcuni membri del congresso USA contro la Turchia. Essi saranno responsabili di aver causato un danno duraturo tra due nazioni” ha proseguito F. Altun.

Da Yerevan invece, il primo ministro Nikol Pashinyan si è congratulato con il Senato americano definendo la risoluzione una vittoria di “giustizia e verità”. Così, ad offrire conforto, almeno in termini formali, ai milioni di discendenti dei sopravvissuti, sono adesso in 32 Stati. Tra questi, c’è anche l’Italia.

Testo e foto dell’autrice: in copertina e nel testo Tsitsernakaberd, il memoriale del genocidio armeno a Yerevan

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