Il G20 a Washington e il G20 Afghanistan

Buone intenzioni e realtà. Il mezzo successo dell'iniziativa italiana sul Paese asiatico e le sfide sulla disuguaglianza

Si è concluso ieri in Italia il G20 Afghanistan mentre oggi i Ministri delle finanze e i Governatori delle Banche centrali del vertice a Venti  (Fmcbg) si riuniscono a Washington alla sede del Fondo monetario internazionale. per il loro quarto incontro sotto la presidenza italiana del consesso che raccoglie 20 Paesi (la Spagna è invitata permanente) e la Ue.  Questo vertice si terrà in occasione degli incontri annuali del Fondo monetario internazionale – Gruppo Banca Mondiale (WBG).

Nell’ambito della Presidenza italiana del G20 e su iniziativa del Presidente del Consiglio Mario Draghi, si è svolta ieri in modalità virtuale la riunione straordinaria dei leader del G20 sull’Afghanistan. Il G20 ha messo sul piatto aiuti per un miliardo di euro (in parte in realtà già stanziati) che  devono seguire le indicazioni contenute nel comunicato finale, una lista di disposizioni sul piano multilaterale (una vittoria che Draghi ha rivendicato) che vedono al primo posto l’Onu ma anche le organizzazioni finanziare internazionali (che al momento hanno bloccato i prestiti al Paese). Disposizioni che contengono anche indicazioni per i Talebani: accesso all’aeroporto e al Paese per il personale umanitario e diplomatico (un’indiretta apertura alla ripresa dei contatti col regime afgano), libertà di movimento per chi vuole lasciare il paese e l’inevitabile riferimento all’istruzione e ai diritti soprattutto delle donne (nessun cenno ala libertà di stampa in particolare) nonché l’impegno sul terrorismo.

Per Draghi la riunione è stata un “successo” che dà mandato all’Onu e sottolinea la forza del multilateralismo con l’indicazione  – che supera le reticenze italiane – della necessità di negoziare coi talebani anche se  trattare  non significa riconoscerli. Il G20 riconosce invece una crisi umanitaria imminente che potrebbe far implodere il Paese e chiama a  un intervento rapido. Ma osservata in modo critico, la riunione virtuale guidata da Roma se ha qualche luce ha anche molte ombre: la prima è l’assenza di due partner regionali importanti, Pakistan e Iran. Per non irritare Delhi e Riad (membri del G20) i due Paesi non sono stati invitati il che inficia il richiamo alla collaborazione coi Paesi confinanti. Infine l’assenza del Presidente cinese Xi Jinping (rappresentato dal Ministro degli Esteri) e la totale assenza di Mosca (né Putin né il ministro Lavrov) indicano i limiti di un multilateralismo che al momento non riesce a contare sui due colossi dell’area in cui si trova l’Afghanistan.

Quanto ai Ministri delle Finanze e ai Governatori, dopo la terza riunione del Fmcbg a luglio a Venezia, i membri del G20 proseguiranno le loro discussioni sulle questioni relative all’economia internazionale e alla salute globale e sugli sforzi orientati alla promozione di una crescita più sostenibile. Mentre la ripresa globale è continuata ad un ritmo solido, soprattutto grazie alle campagne di  vaccinazione e al robusto appoggio politico all’economia, il problema in primo piano è la disomogeneità della crescita  tra Paesi, e all’interno degli stessi, ed esposta a rischi di ribasso. .

Il problema per il G20 sarà come sostenere i Paesi vulnerabili colpiti dalla pandemia. In seguito all’assegnazione generale del FMI di 650 miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo (DSP), la discussione si concentrerà ora sulle opzioni per incanalare volontariamente una parte dei DSP assegnati per aiutare i Paesi in condizioni più critiche. La Francia sta spingendo affinché i Paesi ricchi autorizzino  nuovi DSP, in modo che l’Africa riceva alla fine un totale di 100 miliardi di dollari. Per raggiungere questo obiettivo, il Fmi dovrà però trovare un meccanismo efficace ( I diritti speciali di prelievo (abbreviato DSP, in inglese special drawing rights o SDRs, in francese droits de tirage speciaux, abbreviato DTS) sono un particolare tipo di valuta. Si tratta dell’unità di conto del Fondo monetario internazionale, il cui valore è ricavato da un paniere di valute nazionali, rispetto alle quali si calcola una sorta di “comune denominatore”: il risultato è il valore dei DSP. Scopo precipuo dei DSP era rimpiazzare l’oro nelle transazioni internazionali: per questo i diritti speciali di prelievo sono definiti anche “oro di carta” ndr). 

Il direttore generale del FMI, Kristalina Georgieva, ha detto che il mondo sta affrontando “un peggioramento della ripresa a due velocitàin parte causato dalle differenze nella disponibilità di vaccini. “È un momento critico che richiede un’azione urgente da parte del G20 e dei responsabili politici di tutto il mondo“. Un altro problema che i Ministri e Governatori avranno sul tavolo è il Quadro comune per il trattamento del debito, che è uno dei fardelli che contribuiscono a allargare la forbice fra Paesi poveri e ricchi.  Una risposta che vada al di là della Debt Service Suspension Initiative (DSSI), la sospensione del pagamento degli interessi sul debito,  e che prevede  la ricostituzione dei fondi dell’dell’Associazione internazionale per lo sviluppo – IDA- le cui risorse vanno rifinanziate ogni tre anni. I negoziati per la ricostituzione rappresentano un’opportunità per discutere l’orientamento strategico e operativo del fondo.

Data la crescente rilevanza che le questioni verdi stanno avendo nell’agenda del G20, i partecipanti  discuteranno le opzioni per rafforzare il coordinamento nell’affrontare il cambiamento climatico. A luglio, a Venezia,  il G20 ha deciso di promuovere le transizioni verso economie e società più verdi, più prospere e inclusive: ora il G20 è chiamato a dare concretezza alle dichiarazioni di principio di tre mesi fa. In linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ci si aspetta che i membri approvino la Roadmap del G20 sulla finanza sostenibile, che è stata preparata dal gruppo di lavoro sulla finanza sostenibile.

Oltre alle questioni strettamente economiche  il G20 affronterà le preoccupazioni che l’aumento della variante Delta, che si diffonde rapidamente, combinato con l’accesso ineguale ai vaccini, pone  sulla ripresa economica globale. Un calcolo dell’agenzia di stampa Reuters sulle nuove infezioni da Covid-19 mostra che sono in aumento in 69 Paesi, con il tasso giornaliero che punta verso l’alto dalla fine di giugno e che ora tocca i 478.000. “Dobbiamo tutti migliorare le nostre prestazioni di vaccinazione ovunque nel mondo“, ha detto il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ai giornalisti “Abbiamo previsioni economiche molto buone per le economie del G20 e l’unico ostacolo sulla strada di un rapido e solido rimbalzo economico è il rischio di avere una nuova ondata“.

Il comunicato, pur sottolineando il sostegno per una “equa condivisione globale” dei vaccini, non aveva proposto nuove misure concrete, limitandosi a riconoscere una “raccomandazione” per 50 miliardi di dollari in nuovi finanziamenti per i vaccini da parte del Fmi, della Banca Mondiale, dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Organizzazione mondiale del commercio. Ma il vero problema, che investe economia, salute, e la stessa pace mondiale, è la diseguaglianza. Anche all’interno dell’Europa, la ripresa è “altamente disomogenea“, secondo la Commissione europea, che questa settimana ha previsto che la Germania e i Paesi bassi raggiungeranno i livelli di produzione pre-crisi un anno prima di Italia e Spagna. Questo fenomeno si sta verificando in tutto il mondo, facendo presagire un aumento delle disparità tra Paesi e regioni. Ma naturalmente il divario è proprio frai Paesi del G20 e i Paesi più poveri .Il Fmi sta spingendo i Paesi del G20 a decidere un percorso chiaro per portare i Paesi ricchi a contribuire con circa 100 miliardi di dollari di riserve del Fmi ai Paesi più poveri.

Ma nel mondo ogni minuto 11 persone rischiano di morire di fame, quasi il doppio delle vittime provocate dal Covid 19 che uccide 7 persone al minuto.  L’ impennata dei prezzi alimentari causata dalla pandemia alimenta il 40% di aumento del rischio di morte per fame secondo un rapporto di Oxfam del 7 di luglio. Secondo Oxfam, è  cresciuto di 6 volte il numero di persone sull’orlo della carestia nell’ultimo anno. 155 milioni di persone vivono in una condizione di insicurezza alimentare, 20 milioni in più rispetto al 2020. Tutto ciò innescato da un aumento del 40% dei prezzi globali, il più alto degli ultimi 10 anni.

La prima causa è la guerra che, sommata a crisi economica e climatica, sta lasciando senza cibo 100 milioni di persone in 23 Paesi. Quasi 100 milioni di persone in 23 paesi vivono infatti in aree di conflitto. Oltre mezzo milione di persone in più nell’ultimo anno si trovano sull’orlo della carestia. “Siamo di fronte alla tempesta perfetta in cui guerre, pandemia e caos climatico stringono popolazioni inermi in una morsa che non lascia via di scampo. – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor per la sicurezza alimentare di Oxfam Italia – In molte aree attraversate da sanguinosi conflitti si continua ad usare la mancanza di cibo come un’arma, lasciando le persone senza acqua o beni di prima necessità e impedendo l’arrivo degli aiuti umanitari alle comunità più colpite. Di fronte a tutto questo, dobbiamo quindi chiederci, come milioni di persone in paesi già poverissimi possano far fronte anche alle più basilari necessità quotidiane, con la pandemia ancora in corso; se il mercato accanto a casa viene bombardato e i raccolti e gli allevamenti da cui dipendono per sopravvivere vengono distrutti.”

Nonostante la pandemia, la spesa militare globale è aumentata di 51 miliardi di dollari, una cifra sei volte e

A shooter sighting in the target.

mezzo superiore al totale dei finanziamenti richiesti dalle Nazioni unite per fronteggiare la crescita della fame a livello mondiale. I conflitti in corso hanno inoltre portato alla cifra record di 48 milioni gli sfollati interni a fine 2020.  L’emergenza alimentare si fa sentire anche in Paesi a medio reddito, come Brasile e India, dove il virus è ancora in ampia diffusione. In Brasile è triplicato il numero di persone colpite da povertà estrema, dal 4,5% al 12,8%, con circa 20 milioni di brasiliani ridotti alla fame. Il Governo federale ha assicurato sostegno solo a 38 milioni di famiglie vulnerabili, lasciando milioni di persone senza un reddito minimo.

Una voce ottimista: “Le economie globali stanno lavorando di nuovo insieme“, ha detto Rosamaria Bitetti, economista dell’Università Luiss di Roma. “Questa è un’enorme opportunità per il G-20 di pensare a come questa pandemia ha dimostrato che nel nostro mondo interconnesso, i problemi sono globali e devono essere affrontati insieme, lasciandosi alle spalle i nazionalismi”. Intanto, Janet Yellen, Segretario del tesoro degli Stati uniti,  stando alle dichiarazioni che hanno preceduto l’incontro, esorterà gli altri Paesi a non ritirare prematuramente le misure fiscali legate alla pandemia. E dovrebbero spingere per piani a lungo termine sulla promozione della crescita economica, indicando le proposte del presidente Joe Biden per la spesa sulle infrastrutture, il sostegno alla forza lavoro e gli investimenti verdi.

Tale enfasi segnala anche che, almeno per i funzionari statunitensi, mantenere la ripresa economica in corso è ancora più urgente dei timori di inflazione. Lo stesso vale per l’Europa, con i paesi cauti nel rimuovere troppo presto i generosi stimoli e la Banca centrale europea che minimizza i timori sui prezzi.  La riunione sarà seguita da una conferenza stampa co-presieduta da Daniele Franco, Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, e Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia e dai loro rispettivi vice, Alessandro Rivera e Luigi Federico Signorini.

(a cura di E. Giordana e M. Sacchi)

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