Il Primo Maggio dell’Atlante

Il nostro archivio di dossiers sul legame tra lavoro e conflitti, guerre, diritti, globalizzazione. Buon 1° maggio e buona lettura!

La forza della democrazia, di qualsiasi democrazia, è nel lavoro. Nel lavoro per tutti. Nel lavoro che garantisce la dignità. Nel lavoro che permette la partecipazione alla vita sociale. Nel lavoro che consente emancipazione. Nel lavoro che riduce le differenze sociali ed elimina i privilegi del censo.
La forza della democrazia sta sempre nel popolo, unito, che lavora e decide del proprio futuro.
Buon 1° maggio!

Di seguito l’archivio dell’Atlante, cliccando sui titoli tra virgolette, potrete leggere i nostri articoli e dossier più recenti a proposito del rapporto tra lavoro e conflitti, guerre, globalizzazione, economia moderna e assenza di diritti.

  • Il lavoro della guerra“: La guerra e il conflitto sociale distruggono il lavoro. E altrettanto spesso la guerra diventa l’unico lavoro possibile. Partendo da questi assunti il dossier mette in relazione le situazioni di tre Paesi: Siria, Venezuela e Ucraina. In tutti e tre i casi gli anni di guerra, di crisi sociale, politica e, non ultima, economica hanno distrutto il tessuto sociale pre-esistente, consegnando alla povertà, alla fuga, alla morte i cittadini e i lavoratori.
  • Il lavoro della guerra (2)“: Il lavoro e il conflitto sono strettamente legati in Africa. Il controllo delle risorse da parte di aziende straniere e con il beneplacito di eserciti e governi corrotti, sono ancora oggi una costante in molti Paesi africani vittime di guerra. Ecco alcuni esempi che riguardano il legame tra il lavoro, lo sfruttamento e in qualche caso la schiavitù in Libia e Repubblica Democratica del Congo. Come parziale notizia positiva, invece il caso della Costa d’Avorio, Stato che ha subito per anni un sanguinoso conflitto ma che è oggi meta per molti lavoratori.
  • “Il lavoro in caduta libera”: Il 2018 non è stato un anno di positive novità per i diritti dei lavoratori. E dove non ci sono diritti le disuguaglianze provocano nuovi conflitti o esacerbano quelli già esistenti.
  • “Lavoro dove si violano i diritti”: Sono dieci i Paesi del mondo in cui nel 2018 si sono verificate le peggiori violazioni dei diritti dei lavoratori. Un’analisi del rapporto della Federazione Mondiale del Sindacato (Ituc) per dare una panoramica delle situazioni più critiche e delle aziende più coinvolte in violazioni (vedi chi fa cosa). Analizzeremo quindi, tramite il Global right index i casi di Algeria, Egitto, Cambogia, Bangladesh, Filippine, Colombia, Guatemala, Kazakistan, Turchia e Arabia Saudita.
  • “Lavoro: Il tessile malato”: Il lavoro, le disuguaglianze, i  conflitti e i diritti umani viaggiano spesso sulla stessa lunghezza d’onda, per riprendere il discorso ci affidiamo questa volta ai dati forniti dalla campagna Clean Clothes. Ecco un focus su Romania e business malato del tessile nell’Europa dell’Est e in Bangladesh.
  • “Non c’è Paese se non c’è lavoro”: Un mondo in pace è un mondo in cui ogni essere umano ha un lavoro dignitoso e lo ha perché è un suo è diritto. Un diritto, non merce, non un costo come da decenni sentiamo dire.

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