La Nature Restorarion Law approvata dall’UE è una promessa mancata

A causa delle destre, che hanno fatto muro all’Europarlamento, il nuovo atteso provvedimento è ben più modesto rispetto al testo iniziale

di Antonio Nicoletti*

Lo scorso 12 luglio l’Europarlamento ha approvato, a maggioranza, la legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law – NRL), che stabilisce un quadro in cui gli Stati membri attueranno misure di ripristino che insieme copriranno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030. E, a lungo termine, tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Sebbene il testo approvato risulti poco ambizioso rispetto alla proposta originaria, è comunque un’opportunità per incidere sulle cause, a partire dai cambiamenti climatici, che determinano la perdita della biodiversità, che a livello europeo vede l’81% degli habitat in cattive condizioni e una specie su tre di api e farfalle con popolazioni in declino.

La Nature Restoration Law è la prima norma di questo genere approvata a livello comunitario. Riconosce che il ripristino della natura contribuirà in modo significativo alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici dell’Unione Europea, anche per prevenire l’impatto delle calamità naturali. I Paesi dell’UE dovranno impegnarsi, dunque, non solo a proteggere la natura esistente, ma a ripristinare e recuperare quella perduta e rigenerare gli ecosistemi e gli habitat marini e terrestri (a partire da quelli con il maggiore potenziale di cattura e immagazzinamento del carbonio), aiutare le specie in difficoltà, aumentare il verde nelle nostre città e contribuire ad affrontare la crisi climatica attraverso interventi basati sulla natura.

La NRL è in sostanza un provvedimento che puntualizza e precisa quello che è già previsto fin dal 2020 dalla Strategia per la Biodiversità europea, secondo cui entro il 2050 tutti gli ecosistemi saranno ripristinati, diventeranno resilienti, verranno adeguatamente protetti e la biodiversità comunitaria sarà sulla via del recupero entro il 2030. Allora, tutto era chiaro fin dal 2020. Eppure, la portata di questa nuova norma approvata è ben più modesta di quanto previsto, perché la destra ha trasformato l’approvazione della Nature Restoration Law, un argomento importante ma non tra i principali per le politiche dell’UE, in una prova di forza per scardinare gli equilibri dentro il Parlamento Europeo?

Da tempo il presidente del Partito Popolare Europeo, il tedesco Manfred Weber, sta provando a scardinare la maggioranza della numero uno della Commissione Europea, la anche questa teutonica Urusla von der Leyen: la formula politica che vede coinvolti partiti conservatori e progressisti che dal 2019 gli garantisce una maggioranza, sebbene risicata. Tale formula ha visto svanita proprio per il presidente del Partito Popolare Europeo Weber la possibilità di diventare il capo della Commissione Europea al posto della von der Leyen. Anche con riflessi per le prossime elezioni europee del 2024, questi sta ora cercando una nuova alleanza politica che escluda i progressisti e imbarchi in maggioranza populisti e destre estreme.

Non è un caso che i Governi che più convintamente hanno spalleggiato Weber in questa prova di forza, al momento fallita, siano stati quelli di destra, con in testa Italia, Austria, Belgio, Finlandia, Olanda, Polonia e Svezia, che più di altri malsopportano il vicepresidente della Commissione, l’olandese Franz Timmemans, e il Green Deal Europeo di cui la Nature Restoration Law è parte integrante. Ma contro la NRL si è mobilitato anche il blocco sociale delle organizzazioni sindacali degli agricoltori europei (l’unione ombrello European Farmers-COPA e l’European Agri-Cooperatives-COGECA), che hanno fatto da sponda ai partiti di centro-destra in questa prova generale di quello che sarà il confronto politico in vista delle prossime elezioni europee.

Gli agricoltori hanno messo in campo un lungo elenco di fake news contro il provvedimento. A partire da quella più bizzarra, che accusa la norma approvata di minacciare la produzione europea e la sicurezza alimentare quando, in realtà, questo provvedimento si occupa di recuperare dal degrado il 20% degli ecosistemi. Come ben sanno gli agricoltori, l’Europa, con la Direttiva Habitat del 1992 si occupa e finanzia la tutela degli ecosistemi naturali e seminaturali, terrestri e marini, dove l’attività agricola, zootecnica, forestale e di pesca (e persino la caccia) sono pienamente integrate, realizzate e abbondantemente sostenute dalla Politica Agricola Comune (PAC) varata nel 1962.

La Nature Restoration Law potrebbe ora orientare le scelte per un’agricoltura e un allevamento più sostenibili, il biologico per ridurre l’apporto di fitofarmaci e pesticidi con i carichi inquinanti nel suolo e in atmosfera, preferire la gestione forestale sostenibile per l’utilizzo dei boschi, promuovere la piccola pesca artigianale e sovvenzionare i pescatori che abbandonano tecniche di dannose per gli stock ittici. Ma di certo non impedirà che queste attività si possano continuare a svolgere anche nel quadro attuale che vede, a livello globale, per la produzione e il consumo di cibo un impatto ambientale pari a circa il 30% delle emissioni in atmosfera.

La norma approvata, essendo come detto un testo poco ambizioso, non cambia del resto gli interventi previsti fin dal 2020 dalla Strategia dell’UE sulla Biodiversità per il 2030. Da più parti si considera in realtà la NRL insufficiente, perché, nella ricerca di stabilire un equilibrio politico e contrastare la disinformazione diffusa dei partiti di destra e dalla lobby dell’agricoltura e della pesca, garantisce persino troppa flessibilità agli Stati membri nell’attuazione di tale regolamento. È quindi necessario, al contrario, un rafforzamento di questo provvedimento, per stabilire un quadro giuridico completo e vincolante, al posto dell’approccio volontario e frammentario previsto che, finora, non ha avuto successo. Il tutto per dare seguito alle numerose richieste di cittadini, scienziati, associazioni e imprese che si sono espresse a favore della Nature Restoration Law.

* Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, la più diffusa associazione ambientalista italiana, “erede dei primi nuclei ecologisti e del movimento antinucleare che si sviluppò in Italia e in tutto il mondo occidentale nella seconda metà degli anni Settanta”.


 

Foto in copertina © sarayut_sy/Shutterstock.com

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