La privatizzazione della guerra rappresenta una delle più eclatanti e aberranti forme di applicazione delle regole di mercato, che si è affermata negli ultimi anni.Un sistema per rendere ancora più cinica la guerra, e far saltare anche le poche regole che dovrebbero attenuarne gli effetti. E’ questo il secondo contributo dell’Atlante alla Campagna di Unimondo #PrivatoNOGRAZIE che offre alcune suggestioni su come il privato è entrato sempre di più in diversi settori della vita umana, persino in quelli tradizionalmente gestiti dagli Stati
di Maurizio Sacchi
I soldati in vendita non sono certo un fenomeno recente. L’’’Anabasi” di Senofonte racconta l’avventura dei “Diecimila”, un’armata di mercenari greci assoldata da Ciro il Giovane, il cui scopo era usurpare il trono di Persia al fratello Artaserse II. Anche se l’armata dei mercenari fu vittoriosa nella battaglia di Cunassa contro l’esercito dell’imperatore, Ciro non sopravvisse allo scontro, e la sua morte privò la spedizione di ogni senso: i Greci, penetrati troppo a fondo nel territorio nemico, nell’attuasle Turchia, dovettero ritirarsi in un ripiegamento lunghissimo e pieno di insidie. E da Annibale ai capitani di ventura della storia europea le truppe mercenarie sono state spesso protagoniste della storia militare. Ma nella guerra contemporanea, ribattezzati contractors, i mercenari hanno cambiato funzioni, giocando ruoli decisivi in molti scenari in tutto il mondo.
Le origini
Forse la storia contemporanea delle PMC –Private militari companies- può essere ricondotta a un gruppo di ex veterani delle forze speciali britanniche che nel 1965, per iniziativa del comandante Sir David Stirling fondarono la WatchGuard International, una società privata che offriva i propri servizi sul mercato delle guerre su scala internazionale. La compagnia operò in Zambia e in Sierra Leone, fornendo squadre di addestramento e consulenza, e poi negli Stati del Golfo con fornitura di armi e l’addestramento. La WatchGuard è stata anche collegata a un fallito tentativo di rovesciare il colonnello Muammar Gheddafi dal potere in Libia nel 1971.
Iraq
Ma é nel millennio in corso che i contractor diventano protagonisti sui principali teatri di guerra. Nel dicembre 2006, si stimava che in Iraq fossero almeno 100mila i membri delle PMC che lavoravano direttamente per il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, un aumento di dieci volte nell’uso di appaltatori privati per le operazioni militari dalla prima guerra del Golfo, poco più di un decennio prima. Una presenza tanto rilevante da portare alla fondazione del gruppo commerciale Private Security Company Association of Iraq.
L’allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Donald Rumsfeld ha giustificato l’uso delle PMC in Iraq, sulla base del fatto che erano convenienti e utili sul campo. Ma soprattutto perché, come egli stesso sottolineava, non soggetti al Codice di giustizia militare. Infatti, dipendenti della società militare privata CACI e Titan Corp. sono stati coinvolti nello scandalo della prigione di Abu Ghraib in Iraq nel 2003 e nel 2004. L’esercito degli Stati Uniti “ha scoperto che gli appaltatori sono stati coinvolti nel 36 percento degli abusi e torture” nel carcere di Abu Ghraib, e ha identificato 6 dipendenti come “individualmente colpevoli”, ma a differenza del personale militare statunitense, non sono stati nemmeno sottoposti a processo.
Molti Paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, non sono firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sui mercenari del 1989 che ne vieta esplicitamente l’uso. Nell’ ottobre 2007, le Nazioni Unite hanno pubblicato uno studio di due anni che ha riportato che, anche se assunti come “guardie di sicurezza”, i contraenti privati hanno svolto compiti militari.. Il portavoce della missione americana presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra ha così risposto: “L’ accusa che le guardie di sicurezza contrattate dal governo degli Stati Uniti, di qualsiasi nazionalità, siano mercenari, è inesatta.”
Afghanistan
Nel dicembre 2009, il Congressional Research Service, che fornisce informazioni ai membri del Congresso degli Stati Uniti, annunciava che il dispiegamento di altri30mila soldati statunitensi in Afghanistan “potrebbe essere accompagnato da un’ contingente di 26.-56mila appaltatori”. Questo espandeva la presenza di personale del settore privato americano in Afghanistan “da 130 a 160mila unità”. Lo studio del CRS mise in luce che gli appaltatori costituivano il 69% del personale del Pentagono in Afghanistan nel dicembre 2008, una proporzione che “apparentemente rappresenta la più alta percentuale registrata di appaltatori utilizzati dal Dipartimento della Difesa in qualsiasi conflitto nella storia degli Stati Uniti”.
La logica del profitto, che non solo accompagna, ma è spesso causa stessa delle guerre, trova in questa privatizzazione dei conflitti la sua espressione più spudorata e cinica. Il volto più feroce della deregolamentazione che mina alla base l’idea stessa di un diritto internazionale. Un disprezzo di regole e principi che gli Stati e le Organizzazioni internazionali farebbero bene a ripensare anche se gli Usa hanno detto in sede Nazioni Unite a Ginevra che: “L’ accusa che le guardie di sicurezza contrattate dal governo degli Stati Uniti, di qualsiasi nazionalità, siano mercenari, è inesatta.”
La russa WagnerGroup
Per terminare con uno scenario caldissimo in questi giorni, i mercenari della WagnerGroup hanno fatto la loro apparizione sui media nel febbraio 2014 in Crimea, durante l’annessione della penisola da parte della Russia, dove hanno operato a fianco delle unità regolari dell’esercito russo, disarmato l’esercito ucraino e preso il controllo delle strutture. Dopo la presa della Crimea, circa 300 membri di Wagner si sono spostati nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, dove hanno partecipato al conflitto tra governo ucraino e le forze filorusse. Grazie al loro aiuto, le forze filorusse sono state in grado di avere il sopravvento sulle forze governative, sequestrare i depositi di munizioni e prendere il controllo delle città. Poi sono riapparsi in Libia e infine nel Mali. In Africa hanno una tradizione.
Il Gruppo Wagner nasce nel 2014 per mano di Dmitriy Valeryevich Utkin, nato nel 1970 in Ucraina, ed ex colonnello degli Spetsnaz, le forze speciali russe e stretto collaboratore di Vladimir Putin. Utkin era presente al ricevimento dedicato ai reduci della guerra in Siria, dove Wagner ha partecipato attivamente a fianco delle truppe russe. Fondamentale è stata in quello scenario la protezione dei giacimenti e degli oleodotti in Siria. I contractor russi sarebbero centinaia in Repubblica centrafricana e in Sudan. Sergey Sukhankin, analista dell’International Centre for Policy Studies di Kiev e della Jamestown Foundation, afferma che questi uomini sono stati inviati per proteggere le miniere di diamanti e di metalli preziosi, così come in Siria per proteggere oleodotti e impianti petroliferi.
Mali
Dalla fine di maggio 2021, il Mali è governato da una giunta militare salita al potere a seguito di un colpo di Stato.Nel settembre 2021, il Gruppo Wagner sarebbe stato pagato circa 6 miliardi di franchi CFA al mese per l’addestramento dei militari maliani e per fornire protezione ai funzionari del governo. La Francia mise in atto un’iniziativa diplomatica per evitare che l’accordo fosse messo in atto. In risposta, il primo ministro del Mali Choguel Kokalla Maïga nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato “La nuova situazione derivante dalla fine dell’operazione Barkhane mette il Mali davanti al fatto compiuto – abbandonandoci, in un certo senso, a metà strada – e ci porta a esplorare percorsi e mezzi per garantire meglio la nostra sicurezza in modo autonomo, o con altri partner”.
Il Regno Unito, l’Unione europea e la Costa d’Avorio hanno anche ammonito il Mali, chiedendo di non impegnarsi in un accordo con il gruppo Wagner. Ma il 30 settembre, il Mali ha ricevuto una spedizione di quattro elicotteri Mil Mi-17, come armi e munizioni, come parte di un contratto del dicembre 2020. Armamenti ricevuti dal ministro della Difesa del Mali, che ha elogiato la Russia come “un paese amico con cui il Mali ha sempre mantenuto una partnership molto fruttuosa”
In copertina Paul Bremer, governatore Usa in Iraq scortato da contractor privati. Nel testo la Ritirata