Manca l’acqua: è scontro tra pescatori e pastori in Camerun

Villaggi rasi al suolo, morti, feriti e migliaia di persone costrette a fuggire in Ciad. La crisi climatica peggiora la tensione

Un forte conflitto tra pastori e pescatori sta provocando un esodo dal Camerun. Dal 5 dicembre 2021 sono in corso scontri nell’area di Kousseri, nel Nord del Paese. A scatenarli il disaccordo sulla gestione e l’uso dell’acqua, che è sempre più carente a causa della crisi climatica. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati la violenza ha finora provocato 22 morti e circa 30 feriti e ha portato oltre 30mila persone a lasciare le proprie case per dirigersi verso il Ciad. L’80% dei rifugiati arrivati in Ciad ​​sono donne, tra cui molte incinte, e bambini che hanno trovato rifugio a N’Djamena e nei villaggi lungo la riva del fiume Logone in Ciad. Molti feriti sono stati ricoverati in due ospedali a N’Djamena. A causa della violenza la stessa Agenzia della Nazioni Unite è stata costretta a sospendere le sue operazioni nelle aree colpite.

Gli scontri sono scoppiati nel villaggio di confine di Ouloums ma la violenza si è poi estesa ai villaggi vicini: dieci i villaggi che sono stati rasi al suolo. Dal 9 dicembre sono stati schierati soldati nelle strade della città di Kousseri per evitare ulteriori scontri ma la tensione resta alta. Durante gli scontri tra la comunità di Mousgoum, composta da pescatori, e gli arabi Choua, pastori da migliaia di anni, è stato incendiato il mercato alimentare e del bestiame. Il governatore della regione dell’estremo Nord è arrivato sul campo per cercare di calmare le tensioni prima di visitare i feriti negli ospedali di Kousseri. Secondo fonti mediche citate da Africa News i feriti sono stati colpiti da armi da fuoco tradizionali, frecce e da coltelli.

Scontri di questo tipo non sono nuovi nell’area: lo scorso agosto, 45 persone erano state uccise e diverse decine di uomini feriti in scontri simili tra pescatori e pastori nell’estremo Nord. Secondo l’Unhcr, anche in quell’occasione più di 20mila camerunensi si erano rifugiati in Ciad e 8.500 non erano ancora tornati quando sono scoppiati nuovi scontri. Il Ciad ospita quasi un milione di rifugiati e sfollati interni, mentre il Camerun ne ospita più di 1,5 milioni di rifugiati e sfollati interni.

Alla base della carenza idrica e degli scontri c’è, ancora una volta, la crisi climatica, che sta esacerbando le tensioni nell’estremo Nord del Camerun. Negli ultimi decenni, la superficie del lago Ciad, di cui il fiume Logone è il principale affluente, è diminuita fino al 95%. Pescatori e agricoltori hanno scavato vaste trincee per trattenere l’acqua residua del fiume in modo da poter pescare e coltivare. Ma le trincee fangose ​​catturano e talvolta uccidono il bestiame appartenente ai pastori, scatenando tensioni e conflitti.

*In copertina Migliaia di persone sono fuggite dai combattimenti tra pastori, pescatori e agricoltori nella regione dell’estremo nord del Camerun attraversando i fiumi Chari e Logone che segnano il confine con il Ciad. © UNHCR/Aristofane Ngargoune

di Red.

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