di Ilario Pedrini
Quasi 18.000 persone sono morte mentre si trovavano sotto la custodia del governo in Siria tra il 2011 e il 2015. Lo riferisce Amnesty International, che ha redatto un rapporto su abusi e stupri in carcere. Nella relazione compaiono le testimonianze di 65 sopravvissuti alla tortura, che – scrive
The Post Internazionale – «hanno raccontato i tremendi abusi nelle prigioni e nei centri di detenzione del regime di Damasco». Si chiedono pressioni internazionali su Damasco «affinché venga abbandonata la pratica della tortura nei confronti dei detenuti». Un rapporto delle Nazioni Unite sui diritti umani aveva accusato il governo siriano di svolgere una «politica statale di sterminio» e aveva detto che «entrambe le parti in guerra, erano sospettate di aver commesso crimini di guerra». Insomma violenza e quindi torto marcio su entrambi i fronti. Si parla di 10 persone uccise ogni giorno a seguito di tortura: più di 300 al mese, secondo Amnesty. «I detenuti sono spesso sottoposti a duri pestaggi da parte delle guardie carcerarie subito dopo il loro arrivo in una delle prigioni del regime. Questa pratica è conosciuta come la «festa di benvenuto». La tortura parrebbe una «questione di tradizione» in Siria.
Il Fatto Quotidiano fa sapere che un’inchiesta del
The New Yorker ha svelato il lavoro della Commission for International Justice and Accountability: sono stati raccolti 600.000 documenti originali, «trafugati dagli uffici di Damasco, tra cui per la prima volta anche ordini di torture ed esecuzioni di massa firmati dalle più alte cariche del governo siriano, compreso il residente Assad». Ma a fare discutere sono sicuramente i dati del rapporto di Amnesty in un «quinquennio maledetto». Le donne che hanno vissuto l’esperienza del carcere hanno riferito di essere state violentate e aggredite sessualmente dalle guardie. «Ho visto il sangue, era come un fiume. Non avrei mai immaginato che l’umanità avrebbe raggiunto un livello così basso. Non avrebbero avuto alcun problema a ucciderci proprio lì e in quel momento», ha riferito un sopravvissuto. Philip Luther, direttore di Amnesty Medio Oriente e Nord Africa – riporta Tpi, ha dichiarato: «Per decenni, le forze governative siriane hanno usato la tortura come mezzo per schiacciare gli avversari». E infine: «Oggi la usano come parte degli attacchi sistematici e diffusi diretti contro chiunque sia sospettato di opporsi al governo tra la popolazione civile. Si può considerare crimine contro l’umanità».