di Alice Pistolesi
“È difficile da accettare, ma non è discutibile. C’è stato un genocidio contro gli indigeni in Canada”. Da questa convinzione è partita l’idea di insegnare alle nuove generazioni come si è compiuta la strage delle donne e degli uomini indigeni perché “solo ammettendo gli errori del passato possiamo avere la riconciliazione”. Per farlo l’Associazione delle Donne Native del Canada (Nwac), ha realizzato ‘Teach the Genocide!’ un portale che mette a disposizione materiali da presentare nelle classi delle scuole canadesi e non solo.
L’Associazione delle Donne Native del Canada (Nwac) è un’organizzazione indigena che dà voce alle ragazze, le donne e le persone gender-diverse di origine indigena. Oltre che verso gli insegnanti l’attenzione della Nwac, nata nel 1974 dall’unione di 12 associazioni provinciali e territoriali, si rivolge oggi al governo, chiedendo di “includere la vera storia del Canada nei programmi delle scuole superiori”. “Teach the Genocidio!” racconta, attraverso un percorso didattico per immagini, come, “gli indigeni venivano sistematicamente assassinati, feriti, sterilizzati e derubati con l’intento di distruggere le comunità”.
Il processo che ha portato al riconoscimento del genocidio degli indigeni in Canada è stato lungo e molto controverso. Tra il 2005 e il 2010 la Nwac ha creato un database dedicato alla scomparsa e all’uccisione delle donne indigene: in cinque anni sono stati registrati 582 casi. Per mantenere viva la memoria e l’attenzione su questi casi, spesso ignorati dalle forze dell’ordine, nel 2012 la Nwac aveva lanciato il Faceless Doll Project. Insieme all’artista Gloria Larocque sono state ritagliate 600 sagome di donne, 600 di capelli e 600 di vestiti, per creare altrettante bambole in feltro.
Nel 2015 si è istituita un’inchiesta nazionale, la Canadian National Inquiry into Missing and Murdered Indigenous Women and Girls, che dal 2015-2019 ha fatto una ricerca mirata e sistematica sulle cause della violenza contro le donne e le ragazze indigene. L’indagine si è avvalsa di udienze pubbliche (con comunità, istituzioni, esperti e “custodi del sapere”), consultazione di ricerche passate e presenti, analisi forense dei verbali della polizia. L’indagine si è conclusa con 231 richieste di giustizia e con l’introduzione del termine “genocidio” riferito agli atti di violenza contro donne, ragazze e persone gender-diverse di origine indigena. Il Rapporto finale comprende le verità di oltre 2.380 familiari, sopravvissuti alla violenza, esperti e custodi della conoscenza.