Cile: la via aspra per la Costituente

La gente torna in piazza nonostante il governo si serva ora del Covid-19 per tentare di spegnere la protesta

di Maurizio Sacchi

 

ULTIMA ORA: A SEGUITO DELL’EMERGENZA LEGATA AL COVID19, CON L’ACCORDO DI TUTTI I PARTITI SI E’ DECISO DI SPOSTARE AL 25 DI OTTOBRE IL VOTO PER LA COSTITUENTE

A poco più di un mese dalla data prevista per votare l’Assemblea costituente, il Cile vede una nuova ondata di proteste. Dopo una massiccia partecipazione alle manifestazioni dell’8 marzo, in cui le donne cilene hanno assunto il ruolo-guida per tutto il Sudamerica, lo scorso fine settimana decine di migliaia di manifestanti sono scesi in piazza, non solo a Santiago,

Un grande occhio da cui stilla una lacrima di sangue campeggiava sui cartelli impugnati dalla folla: il simbolo della protesta contro le violenze di Carabineros e polizia, che ha avuto il suo capitolo più drammatico nei pallini di plastica anti sommossa, che le forze dell’ordine hanno sistematicamente e intenzionalmente sparato ad altezza del volto. E che hanno causato almeno 445 casi di perdita della vista nei mesi della protesta. Un altro simbolo delle proteste di questi giorni è dunque una bandiera cilena in bianco e nero, con un occhio al posto della stella.  E i pallini usati, ora si sa, contenevano solo il 25 percento di gomma, insieme a materiali più pesanti, compreso il piombo.

Ma ora il Covid 19, di cui si sono registrati ora casi anche in Cile, ha indotto il presidente Sebastian Piñera a bandire gli assembramenti di più di 500 persone. E non è affatto detto che le manifestazioni si arrestino, dato che una delle rivendicazioni è proprio la rinuncia dell’attuale Primo ministro. che si ritiene responsabile della repressione. Insieme alla richiesta di una nuova Costituzione – la attuale risale ai tempi di Pinochet, appena ritoccata dai seguenti governi – questa delegittimazione dell’esecutivo in carica fa da collante delle proteste, che vedono una partecipazione molto ampia e variegata.

Anche le violenze sessuali da parte dei Carabineros sulle manifestanti hanno caratterizzato la repressione. E per questo le manifestazioni dell’8 marzo hanno assunto un carattere fortemente politico. In altre parole, la brutalità poliziesca si mostra come una continuità di direzione e di comportamenti che viene direttamente dagli anni della dittatura. Questa è la continuità che si vuole spezzare con una nuova Costituzione, che metta tra l’altro in discussione gli articoli che blindano una libertà d’impresa che è stata estesa alla fornitura di servizi sociali essenziali, come la salute, l’educazione, le pensioni.

Ma qui entra in ballo il tema scottante dell’economia e della diseguaglianza. Un dato che può dare l’idea di quanto drastica sia la differenza di reddito fra classi sociali, dice che l’1 percento dei più ricchi cileni è in termini assoluti due volte più ricco dell’1 percento più ricco dei francesi. Il salario minimo dei due Paesi è di 1,539 euro mensili in Francia, mentre la proposta di Piñera è di portare il minimo mensile a 450 dollari: ora non arriva a 400. 

Il vanto cileno di avere l’economia più prospera del Sudamerica, risultato mostrato al mondo fin dai tempi della dittatura, si scontra con questi dati. Che significano non solo che la massa dei più poveri vive in un contrasto stridente con il benessere della classe dirigente. Ma anche che la classe media è impoverita da tempo, e le sue aspettative di migliorare il proprio livello di vita sono da tempo frustrate. La privatizzazione dei servizi essenziali, a cominciare dall’istruzione, con costi inaccessibili ai più, si è tradotta in una vera e propria crisi sociale, che alla fine attacca la stessa capacità di sviluppo. E ora su tutto questo si innesta la crisi del coronavirus.

Ma evidentemente ci sono settori della società cilena, e non solo, che vedono come una iattura la rimozione dalla Carta fondamentale degli articoli che ne hanno fatto il laboratorio del neo-liberismo. Il Financial Times ospita un’analisi di  Laing e Natalia Ramos, che sostiene di fatto che un’Assemblea costituente prima, e una nuova costituzione poi sia da evitare : “ [i promotori della Costituente] sperano in un indebolimento dei diritti di proprietà, in un’espansione del ruolo dello Stato e nella giustizializzazione del processo decisionale. Se ci riusciranno, piuttosto che migliorare la democrazia, una nuova Costituzione minerà alcune delle istituzioni chiave che hanno contribuito al successo economico del Cile”.

Il quotidiano economico di Londra (ma di proprietà giapponese) calcola già un rallentamento brusco dell’economia cilena per quest’anno; al quale si aggiungerà anche il danno causato dall’impatto del Covid19. Non si vede quindi, nel corto periodo, un attenuarsi della tensione sociale in Cile in  tempi brevi. E la violenza, che già ha segnato i primi mesi di quest’anno, pare destinata a proseguire.

#IoRestoACasa

La foto di copertina di Piazza Italia, ribattezzata Piazza della Dignità a Santiago, è di Fabio Bucciarelli, storico collaboratore dell’Atlante e fotoreporter di cui abbiamo da poco pubblicato un’intervista e diversi scatti cileni dopo l’annuncio che il suo nome figurava  tra i finalisti della 63esima edizione del World Press Photo

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