La nuova alleanza militare nel Sahel

I regimi militari di Mali, Burkina Faso e Niger hanno concluso un’alleanza militare difensiva. L’accordo, denominato Carta del Liptako-Gourma (la Regione in cui si incontrano i confini dei tre Paesi teatro di costanti attacchi delle milizie jihadiste), è stato firmato il 16 settembre a Bamako e istituisce l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes). L’obiettivo, secondo il capo della giunta del Mali, Assimi Goita, è “stabilire un’architettura di difesa collettiva e di assistenza reciproca”. L’accordo in 17 punti prevede che “qualsiasi attacco alla sovranità e all’integrità territoriale di una o più parti contraenti sarà considerato un’aggressione contro le altre parti”.

I tre Stati, guidati da giunte militari golpiste, si sono infatti impegnate anche a collaborare per prevenire o sedare le ribellioni armate, a combattere il terrorismo in tutte le sue forme e a contrastare la criminalità organizzata nello spazio comune dell’Alleanza. “La nostra priorità è la lotta al terrorismo nei tre Paesi”, ha dichiarato Abdoulaye Diop, il ministro degli Esteri del Mali. Proprio la Regione di nascita dell’accordo, infatti, è stata una di quelle più colpite dal terrorismo jihadista negli ultimi anni.

Tutti e tre gli stati erano membri della forza congiunta dell’alleanza G5 Sahel, sostenuta dalla Francia, con Ciad e Mauritania, lanciata nel 2017 per contrastare i gruppi armati legati ad al-Qaeda e al sedicente Stato Islamico. Osservatori sottolineano che la nuova alleanza militare voglia esercitare una sorta di deterrenza contro la minaccia di un attacco al Niger da parte della Francia e di Ecowas, ma la prima vera prova sarà la repressione della rivolta nella regione dell’Azawad, in Mali. Dopo le minacce nel post golpe, l’Ecowas ha infatti molto attenuato la retorica bellica.

L’alleanza dovrà invece subito fare i conti con la ripresa delle ostilità da parte di gruppi armati prevalentemente tuareg in Mali. Dalla fine di agosto, i miliziani del Coordinamento dei Movimenti Azawad (Cma) che avevano già isolato la città di Timbuktù, hanno rivendicato la conquista di due basi militari a Lere, nel Mali centrale. Il 12 settembre i tuareg avevano conquistato per breve tempo la città di Bourem, tra Gao e Timbuktù, nodo stradale strategico. I ribelli hanno affermato di aver preso il controllo di un campo militare e di postazioni nella città di Bourem dopo settimane di combattimenti contro l’esercito nazionale e i mercenari Wagner, minacciando di far fallire l’accordo di pace raggiunto nel 2015.

La Cma è formata da una popolazione seminomade Tuareg del nord del Mali, che da tempo si lamentava della negligenza del governo e cercava l’autonomia per la Regione desertica denominata Azawad. L’alleanza tuareg ha affermato di considerarsi in “guerra” con l’esercito statale, che ha collaborato con le forze della Wagner Group, dopo aver espulso le truppe francesi l’anno scorso.

Gli scontri nella zona sono infatti ripresi in seguito alla ritirata della Missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite in Mali (Minusma). La missione ha tempo fino al 31 dicembre per lasciare il Mali, dopo un decennio di lotta per stabilizzare il Paese. Alle 13mila unità è stato ordinato di ritirarsi all’inizio di quest’anno su richiesta dei governanti militari del Mali, in seguito al ritiro delle truppe francesi.

*In copertina foto di hyotographics su Shutterstock

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