Niger, ECOWAS: soluzione militare pronta

I Capi di Stato maggiore degli eserciti dell’Africa occidentale si sono riuniti ad Accra per discutere i dettagli dell’operazione per restaurare il Presidente Bazoum, deposto dai golpisti

di Ambra Visentin

I Capi di Stato maggiore degli eserciti dell’Africa occidentale hanno iniziato giovedì il loro incontro in Ghana per discutere di un possibile intervento armato in Niger a seguito del Colpo di Stato guidato dai militari, che il 26 luglio hanno rovesciato il presidente Mohamed Bazoum e ha posto alla guida del Paese il generale Abdourahamane Tiani.

Questo incontro cruciale arriva due giorni dopo un attacco mortale nel sud-ovest del Niger, da parte di sospetti jihadisti, che ha ucciso almeno 17 soldati nigerini e ferito altre 20 persone. La vasta regione di Tillabéri, situata nella cosiddetta zona dei “tre confini” tra Niger, Burkina Faso e Mali è infatti rifugio dei jihadisti saheliani, compresi quelli dello Stato Islamico nel Grande Sahara (EIGS).

Sebbene l’opzione di un’operazione armata rimanga sul tavolo, l’ECOWAS sembra ancora privilegiare la via del dialogo con il regime. “La democrazia è ciò che difendiamo e sosteniamo”, ha dichiarato il Capo di Stato maggiore nigeriano, il generale Christopher Gwabin Musa, all’apertura dell’incontro ad Accra tra i leader militari dei Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS). “L’obiettivo del nostro incontro non è semplicemente quello di reagire agli eventi, ma di tracciare in modo proattivo un percorso che porti alla pace e sostenga la stabilità”, ha continuato il generale Gwabin Musa.

Sul fronte diplomatico, giovedì la Germania ha alzato la voce chiedendo all’Unione Europea di adottare “sanzioni” contro gli autori del Colpo di Stato in Niger, un Paese cruciale per la fornitura di uranio al continente europeo. “In seguito alla sospensione della cooperazione allo sviluppo e alla sicurezza, vogliamo introdurre sanzioni dell’UE contro i cospiratori del Colpo di Stato”, ha scritto il Ministero degli Esteri tedesco su X (ex Twitter). Attualmente in visita in Nigeria, il Ministro tedesco per la Cooperazione allo Sviluppo, Svenja Schulze, ha tenuto “discussioni ad Abuja per capire come sostenere al meglio gli sforzi dell’ECOWAS”, ha aggiunto il ministero.

L’organizzazione dell’Africa occidentale ha già adottato misure di ritorsione contro gli autori del Colpo di Stato, che stanno “compromettendo notevolmente l’approvvigionamento del Niger di generi alimentari e forniture mediche vitali”, ha avvertito mercoledì il Programma Alimentare Mondiale (PAM).

Allo stesso tempo, il nuovo regime nigerino sta cercando alleati nella regione. Martedì, il Primo Ministro nominato dai militari di Niamey, Ali Mahaman Lamine Zeine, si è recato a N’Djamena, in Ciad, che confina con il Niger per quasi 1.200 km. L’economista di formazione e Ministro delle Finanze negli anni 2000, è stato ricevuto dal presidente di transizione, Mahamat Idriss Deby Itno: “Siamo arrivati con un messaggio del capo di Stato nigeriano, il generale Tiani, che mi ha espresso la sua solidarietà e fratellanza e mi ha chiesto di rinnovare questo sentimento di buon vicinato e di fratellanza tra il Ciad e il Niger”, ha assicurato Zeine, dichiarando che il suo Paese si trova “in un processo di transizione”. Il Ciad, una delle principali potenze militari della regione del Sahel, ha annunciato la scorsa settimana che non prenderà parte a nessun intervento militare a fianco dell’ECOWAS, di cui non fa parte.

I vicini Mali e Burkina Faso, anch’essi guidati da leader militari saliti al potere con Colpi di Stato nel 2020 e nel 2022, hanno subito mostrato la loro solidarietà ai generali di Niamey. Prima della presa del potere, la Francia, ex potenza coloniale con 1.500 soldati in Niger, partecipava attivamente con l’esercito nigerino alla lotta contro questi gruppi jihadisti. Da allora è diventata uno dei bersagli preferiti del nuovo regime di Niamey, che la accusa di influenzare le decisioni prese dall’ECOWAS.

Per il momento, i generali rimangono inflessibili e dal 26 luglio tengono prigioniero il presidente deposto Mohamed Bazoum, che intendono perseguire per “alto tradimento”. Ritengono che un’operazione militare contro il loro Paese sarebbe una “aggressione illegale e insensata” e hanno promesso una “risposta immediata” a qualsiasi intervento.

Foto in copertina © Velolosik/Shutterstock.com

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