di Ilario Pedrini
La questione nucleare non è mai stata così di attualità dai tempi della Guerra Fredda e dell’incidente di Chernobyl. La Corea del Nord ha accusato «gli imperialisti americani di procedere in modo sconsiderato verso una guerra nucleare nella penisola coreana» perché gli Usa «hanno fatto sorvolare dei bombardieri strategici B-1B sui principali obiettivi della Corea del Nord». Lo ha riferito nei giorni scorsi la Kcna, l’agenzia di stampa di Pyongyang, e in Italia lo ha riportato l’Ansa. Dopo un primo segnale di apertura verso Kim Jong-un («Sarei onorato di incontrarlo»), il presidente Donald Trump ha fatto una mezza retromarcia.
La Casa Bianca ha reso noto che «al momento non ci sono le condizioni giuste per l’incontro tra il presidente Donald Trump ed il leader nordcoreano». Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ha detto che l’incontro non è in programma adesso aggiungendo che Kim dovrebbe mostrare segnali di «buona fede». Quali non è dato saperlo.
Ed è sempre l’Ansa a dare conto del ping pong tra i due Paesi: «Poche ore prima un portavoce del ministero degli esteri di Pyongyang alla Kcna, l’agenzia di stampa statale, ripresa dalla sudcoreana Yonha, aveva avvertito che la Corea del Nord è pronta a fare un test nucleare “a qualsiasi momento e in qualsiasi luogo deciso dalla leadership suprema. L’esercito nordcoreano sta osservando attentamente i movimenti militari degli imperialisti americani, ed è pronto a reagire in ogni modo”».
Ce ne sarebbe abbastanza per temere il peggio. Ma al peggio non c’è mai fine perché il pericolo non viene solo da quel pulsante che potrebbe essere schiacciato mandando all’altro mondo milioni di persone e contaminando vasti territori (senza contare le correnti che porterebbero le radiazioni ovunque) ma anche dagli impianti nucleari che ogni giorno ci permettono (o ci hanno permesso, perché ci sono quelli dismessi) di utilizzare energia elettrica.
Dopo Fukushima si sperava in una maggiore attenzione delle autorità preposte al controllo delle centrali nucleari, almeno nel mondo occidentale. Nei giorni scorsi abbiamo avuto la conferma che la sicurezza non c’è.
«Un tunnel per il trasporto di materiale radioattivo in un impianto per la produzione di plutonio – scrive il Secolo XIX il 9 maggio – è crollato nella storica centrale di Hanford, nello stato di Washington degli Usa. Una centrale in corso di smantellamento, che ebbe la sua massima notorietà tra il 1944 e il 1945 perché lì si produceva il plutonio per le bombe atomiche che sconvolsero il pianeta alla fine della Seconda guerra mondiale. Agli operai della centrale è stato ordinato di trovare riparo ed è stato detto loro di «non bere né »mangiare»: il tunnel, infatti, contiene materiale radioattivo, ha affermato il canale televisivo King 5».
La centrale, che si trova 360 chilometri a sudest di Seattle e dà lavoro a 9mila persone, contiene circa 210mila metri cubi di residui radioattivi, un dato – sottolinea Il Fatto Quotidiano – che la rende «il sito nucleare più contaminato del Paese. La costruzione dello stabilimento risale alla Seconda guerra mondiale: forniva plutonio per la bomba atomica e poi durante la Guerra fredda. La maggior parte dei suoi residui radioattivi è contenuta in 177 cisterne sotterranee».
La denuncia sulla scarsa sicurezza degli impianti Usa risale al 2011. «Il nucleare statunitense – scrive Ecoblog – ha problemi di manutenzione, errori di progettazione e scadenti controlli federali. L’Nrc (Nuclear Regulatory Commission), già l’anno scorso, ha trovato 14 falle nella sicurezza, decisamente “troppe per un’industria matura” come quella dell’energia nucleare».
«Negli Usa – faceva sapere Wired nell’aprile dello scorso anno – sono attivi 99 reattori, quasi un quarto di quelli presenti al mondo (430 in totale), mentre sono 58 in Francia e 43 nell’Impero del Sol Levante. Il mondo appare spaccato in due, è il caso di dirlo, in un Sud dove il nucleare è completamente assente (se si escludono due reattori in Sudafrica e Brasile e tre in Argentina) e un emisfero boreale culla di eserciti di centrali. Oltre al podio, infatti, spicca il ruolo di Russia (34), Cina (26) e Canada (19)».
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/05/01/corea-test-nucleare-a-qualsiasi-momento_408743c2-cb28-49ca-92e8-fdf208f40d8c.html
http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2017/05/09/ASd42FLH-nagasaki_nucleare_plutonio.shtml
https://www.wired.it/attualita/ambiente/2016/04/26/chernobyl-mappa-centrali-nucleari/