Mali, addio all’Onu

Con voto unanime  Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso ufficialmente ieri la conclusione della missione di mantenimento della pace Minusma. Gli effetti del Referendum "militare"

Con il voto unanime dei suoi 15 membri Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso ufficialmente la conclusione della missione di mantenimento della pace in Mali nota come Minusma. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito ieri pomeriggio nel contesto della scadenza della risoluzione 2640 (2022) che dava mandato alla missione (vedi qui la nostra sintesi nel dossier sulle Missioni Onu nel Mondo). Prendendo in considerazione la richiesta di immediato ritiro della Minusma da parte del Governo di transizione del Mali al Presidente del Consiglio di sicurezza, il CdS ha deciso di porre fine al mandato della missione  a partire dal 30 giugno 2023. Decisione difficile per  i timori delle  di una nuova instabilità nella nazione africana che ha già visto in poco tempo due colpi di Stato. L’evacuazione si concluderà entro la fine dell’anno.

La fine dell’operazione Minusmo  segue anni di tensioni e restrizioni governative che hanno ostacolato le operazioni aeree e terrestri di mantenimento della pace da quando al Mali si è unito il gruppo mercenario russo Wagner nel 2021. Quando ha chiesto che la missione terminasse, il ministro degli Esteri maliano Abdoulaye Diop aveva detto al Consiglio di sicurezza  che c’era una “crisi di fiducia” tra l’operazione delle Nazioni Unite e le autorità maliane. Sono soprattutto i governi occidentali – il primo è la Francia – a temere il rafforzamento della Wagner e di Mosca anche se ora il gruppo di mercenari attraversa un periodo difficile. 

Il Mali attraversa un periodo travagliato ed esce adesso dal processo di voto della nuova Costituzione voluta dai militari al potere. La nuova Costituzione del Paese, frutto dei desiderata della giunta militare al potere dall’agosto del 2020 (che ha  destituito il Presidente Boubacar Keita) è stata sottoposta a referendum domenica 18 giugno e ha ricevuto un’approvazione del 97%. Il tasso di partecipazione è però  stato del 39,4% ma viene ritenuto sufficiente per la vittoria del “si”. La nuova Carta dovrebbe ora dovrebbe consentire libere elezioni l’anno prossimo e vedere il ritorno di un governo civile. Ma non è escluso che lo stesso capo della giunta, il colonnello Assimi Goita (nella foto sopra), si candidi anche perché la nuova  Carta suprema – molto favorevole alle Forze armate – prevede l’amnistia per gli autori di golpe e  rafforza i poteri del Capo dello Stato. Le associazioni della società civile impegnate nel monitoraggio del voto – ricorda Nigrizia – avevano valutato il tasso di partecipazione a non oltre il 28%. 

(Red/Est)

In copertina un soldato della missione Onu. Scatto tratto dal sito di Minusma

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