di Maurizio Sacchi
Il 9 dicembre l’economista messicano Luis Felipe Lopez-Calva ha presentato a Bogotà uno studio del Programma delle Nazioni unite per lo sviluppo (Pnud) sul problema della diseguaglianza in America Latina. L’informativa secondo Lopez-Calvo, che è direttore del Pnud per questa area del mondo , nasce dall’ampliarsi delle proteste che hanno riempito le piazze, dal Cile all Ecuador, e ora alla Colombia, e di cui si cercano le radici, e, possibilmente, le soluzioni.
La diseguaglianza economica è appunto un tema comune, malgrado le differenze sostanziali che caratterizzano le crisi colombiana, ecuatoriana, cilena e boliviana. “Ma essa, riflette l’economista dalla capitale colombiana, era lì da tempo, cosa allora ha scatenato quest’onda che scuote società e governi?”
Pur nelle differenze, lo studio evidenzia tre elementi comuni a tutta l’area:
- la decelerazione della crescita: anche se la povertà monetaria si è ridotta dal 44% al 24%, quella multidimensionale -che calcola altri fattori, come l’accesso ai servizi, le condizioni sanitarie e di istruzione, la sicurezza – con un 30 % della popolazione è ancora molto grande. Ora il rallentamento della crescita ha bloccato il processo che portava all’accesso alla classe media, che pareva meta a portata di mano fino a pochi anni fa. E con esso anche le aspettative di milioni di persone che sognavano di riscattarsi dalla povertà.
- le migrazioni interne, causate non solo dall’economia, ma anche dalla violenza. Da fenomeno marginale, esse sono divenute un problema di portata sociale, di cui il caso dei profughi dal Venezuela di Nicolàs Maduro è l’aspetto più visibile. E la Colombia vive questo in prima persona, con un milione e mezzo di migranti, destinati in breve a raggiungere i due milioni.
- un terzo elemento è il tema ambientale, che qui ha una rilevanza immediata, come si può vedere dagli uragani di forza inusitata e di frequenza allarmante che investono l’area caraibica, e nella drammaticità degli eventi che accompagnano l’aggressione alla Selva amazzonica, oltre che a siccità accompagnata da piogge devastanti che mettono in crisi soprattutto le comunità rurali.
Ma il problema di fondo individuato dallo studio è la governance, parola inglese mutuata dal mondo dell’impresa, che la Treccani traduce “stile o sistema di conduzione e di direzione di un’azienda”, o di un Paese. Al proposito, Lopez Calva, intervistato da El Pais di Madrid, commenta: “In Cile è interessante vedere come, dopo che il governo ha risposto alle proteste con un pacchetto di misure economiche, la cittadinanza abbia risposto no, non basta, vogliamo che cambino le regole del gioco”: il tema economico si intreccia quindi con quello della governance. Ovvero della politica e delle basi costituzionali dei governi.
Sopra a tutto, e strettamente collegato a tutto, il problema della violenza: L’America latina, con l 8% della popolazione globale, ha il 36% delle morti violente. 14 dei primi 20 Paesi per violenza si trovano qui, e sono morti che derivano dall’ingiustizia sociale: secondo un’inchiesta dell’Onu, piu del 75% degli intervistati ha dichiarato che il sistema politico sta al servizio dei potenti.
Quale sia il clima di prepotenza e impunità in cui si vive in quest’area è stato evidenziato in Cile da due video divenuti virali. Nel primo, girato su una spiaggia del lago Ranco, il proprietario di una villa lì situata ha affrontato così due donne che avevano osato prendere il sole davanti alla sua dimora: “E’ il mio giardino, fuori dai piedi, o torno e vi caccio in modo non così pacifico”. La scena è stata pubblicata sui social, raggiungendo 40.000 visualizzioni. Jose Maza, il Piero Angela cileno, ma anche un oserervatore del costume sociale, indica nell’episodio la scintilla delle rivolte di novembre : “In Cile c‘è chi considera che chi non ha soldi non abbia nemmeno dignità, è questo che incuba nella società da anni , e che ha causato l’esplosione delle violenze”.
Nel secondo video, un residente di un quartiere agiato di Santiago è stato immortalato mentre si dirigeva così a un cittadino dagli abiti dimessi che aveva “sconfinato” : “Torna al tuo quartiere di merda, pezzente”. Anche questo video ha raccolto subito decine di migliaia di visioni, e ha messo sotto gli occhi di tutti quale sia il clima che regna nella società cilena.
C’è poco da stupirsi se, sempre secondo questo studio, il 40 % dei cileni si senta discriminato.
Nell’immagine di copertina, un manifestante a Santiago; foto da Unsplash