Win-Win: la Cina alla conquista della Bosnia

Gli analisti dicono che proprio dai Balcani  Pechino sta tentando di entrare in Europa, sfruttando il progetto della Via della Seta e giocando sulla assenza di una politica estera ed economica comune nell'Unione Europea

di Raffaele Crocco

Dal 9 al 22 aprile a Mostar ci sarà la 22ma edizione della Fiera Internazionale Multisettore. E’ una fiera importante per la Bosnia Erzegovina. In 30mila metri quadri di padiglioni, almeno 30 paesi metteranno in mostra prodotti e offerte legate all’agroalimentare, al turismo, all’elettronica. Non è un caso, però, che il Paese ospite quest’anno sia la Cina. Pechino sta diventando protagonista nella difficile economia della Bosnia. Il Paese, ancora diviso da un dopoguerra lontano dalla riconciliazione, fatica a trovare una dimensione.

Per le agenzie internazionali il quadro economico non è poi così disastroso. Il prodotto interno lordo è calcolato in circa 15miliardi di euro. La moneta è il marco bosniaco, ancorato all’euro da un cambio fisso. Per avere un euro servono 1,95 marchi bosniaci. Il sistema bancario è stabile: su un totale di 27 banche commerciali, 19 sono di proprietà straniera. Per la BERS – la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo – il Pil della Bosnia dovrebbe crescere anche nel 2019. Il Paese è classificato all’86esimo posto mondiale negli indici di povertà. Di fatto lo stallo politico e delle riforme impediscono lo sviluppo di industrie e attività economiche autonome. Il livello di disoccupazione è altissimo. Mancano dati ufficiali per il 2017 e il 2018, ma si stima sia attorno al 27- 30 per cento, con un picco del 54 fra i giovani.

In questa situazione, la Cina è entrata da protagonista nella vita dei bosniaci. Ha investito 600milioni di euro nell’autostrada Banja Luka – Split e circa 1miliardo e mezzo in tre centrali elettriche. I rapporti fra i due Paesi sono ottimi: ai cittadini cinesi non serve un visto per entrare in Bosnia Erzegovina.

Un rapporto privilegiato che sta avvolgendo tutti i Balcani e i Paesi dell’est Europa, entrati in un gruppo informale – il 16 + 1 – che la Cina ha convocato in conferenza a Sofia, promettendo forti investimenti. Gli analisti dicono che proprio da lì, dai Balcani, Pechino stia tentando di entrare in Europa, sfruttando il progetto della Via della Seta e giocando sulla assenza di una politica estera ed economica comune nell’Unione Europea. Ha iniziato con l’acquisto del porto del Pireo, in Grecia e ora avanza puntando sulla strategia “win -win”, che più o meno significa: vinco io che investo, ma vince anche il Paese che mi accoglie.Sul piatto, Pechino mette miliardi di euro in infrastrutture. Nell’area – intesa come Balcani – ne ha promessi dieci entro pochi anni. Una promessa che sta conquistando molti cuori.

Nell’immagine, Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina

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